Il romanzo racconta le vicende del conte Aleksandr Il'ič Rostov che, rientrato da Parigi alla vigilia della Rivoluzione d'Ottobre, resta invischiato negli eventi catastrofici che portarono alla fucilazione dello Zar e alla presa del potere del partito comunista.
Il conte finisce per essere condannato agli arresti domiciliari a vita dal Comitato d’Emergenza del Commissariato del Popolo in quanto nemico della Rivoluzione, pena da scontare presso il Grand Hotel Metropol, il più lussuoso albergo di Mosca, con vista sul teatro Bol'šoj, a due passi dalla Piazza Rossa.
Inutile dire che la vita del protagonista cambia radicalmente e assume risvolti drammatici. Giorno dopo giorno il conte prende coscienza del futuro che l'attende e, nonostante possa ritenersi fortunato per aver evitato la condanna a morte o il gulag, ben presto si rende conto comunque della disumanità della pena comminatagli.
Inizia così la seconda vita di Aleksandr Il’ič Rostov che si svolge su due dimensioni: verticale, all’interno dei sei piani dell'edificio, e orizzontale, tra la hall, le sale da pranzo e i negozi che si trovano all'interno dell’hotel. Passano i lustri e il lettore si trova coinvolto a fianco del conte che, attraverso l’ironia, riesce poco per volta a trovare la sua quotidiana motivazione al dover vivere in quella gabbia dorata.
L'ironia è una caratteristica dell’animo dell’uomo, e perciò non avendo origine umana, ma divina, permette a colui che la padroneggia di superare anche le prove più dure. Aggrappandosi ad essa, il protagonista affronta le giornate all’interno del Metropol quasi con letizia e assiste, mese dopo mese, anno dopo anno, all’involuzione dell’ideologia comunista che lo ha condannato al “carcere” a vita, e ha la conferma del vicolo cieco che ha imboccato quel regime del quale non ha mai condiviso nulla.
Ma fino a quando un uomo può sopportare una vita del genere, senza tentare la fuga?
Il finale del romanzo lo svelerà e ne resterete meravigliati. Raramente in questi ultimi tempi mi è capitato di leggere un'opera così gradevole, appassionante, coinvolgentemente ironica, e quindi illuminante.
Un pensiero va anche a Serena Prina, perché quando si leggono libri che riescono a trasmettere emozioni e sentimenti così forti, tradotti dalla lingua dell’autore, il merito è anche della traduttrice.
Un romanzo da non perdere.
Amor Towles, Un gentiluomo a Mosca, Beat Edizioni 2018
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