Ci sono persone così povere che l'unica cosa che hanno sono i soldi.

Santa Madre Teresa di Calcutta

sabato 11 maggio 2019

Quale futuro per l'editoria italiana?


Consueto appuntamento al Salone del Libro di Torino con l’AIE, l’Associazione Italiana Editori che ha fornito i dati sull’editoria italiana del 2018.

Convegno AIE al Salone del Libro di Torino 2019



Come vanno le cose nel mondo dei libri? 


Potremmo riassumere che vanno come va l’Italia, stabile con outlook negativo.

In un arco di tempo di dieci anni, il mercato italiano dell’editoria ha perso circa 300 milioni di euro di fatturato chiudendo il 2018 con 3,1 mld di ricavi complessivi. 

Questo dato dimostra comunque come l’editoria italiana rimanga il principale fornitore di contenuti culturali del Paese, davanti a Canali TV privati a pagamento (che seguono a breve distanza) e pubblici (RAI), Stampa quotidiana e altro.

A livello europeo, rimaniamo la terza/quarta industria editoriale anche se i lettori italiani continuano a mantenere bassi due indici: quello di lettura pro capite di libri e quello di comprensione dei pochi testi letti. In Italia pochi lettori (circa 5 milioni di persone pari al 18% dei lettori) leggono più di 12 libri all’anno, contribuendo al 45% del fatturato complessivo del settore, mentre 11,1 milioni di italiani leggono da 1 a 3 libri l’anno. Nell’insieme, gli italiani che hanno acquistato almeno un libro nel 2018 sono stati circa 28,3 milioni, gli altri italiani non ne hanno acquistato nemmeno uno.

Nel convegno si sono analizzati nel dettaglio i mutamenti intervenuti nei comportamenti del lettore. Per curiosità sono andato a rileggermi il rapporto del 2010 (quindi con i dati riferiti al 2009). Si parlava del nuovo mercato degli ebook e nel Natale 2009 quel mercato aveva fatto segnare 1,1 milione di euro di ricavi (lo 0,03% del fatturato). 
Nel 2018 il canale degli store on line ha coperto il 24% delle vendite complessive di libri e il segmento ebook da solo vale il 16% del mercato italiano; tengono il passo le catene di librerie, mentre perdono quote di mercato le librerie singole/familiari e perde quote (da 8% a 6,6%) la GDO. 

Ripartizione canali vendite libri 


Risulta evidente che cambiando le modalità di acquisto dei libri da parte del lettore, sono mutati anche i riferimenti motivazionali che spingono all’acquisto di un libro. 

Perdono importanza il consiglio del libraio di fiducia e la prossimità fisica del punto vendita con l’esposizione della copertina, mentre acquista importanza il mondo dei social con le community di lettori e i book blogger, mentre il primo impulso all’acquisto di un libro rimane sempre il passaparola di un amico.   

Il vero problema per il mercato dell’editoria italiana rimane quello di aumentare il numero dei lettori, anche perché se si guarda con un’ottica di medio periodo, la popolazione tende all’invecchiamento e i giovani lettori da “coltivare” saranno sempre meno.

Inoltre, e gli studi medici recenti lo confermano, le nuove generazioni che si stanno formando la mente su piattaforme digitali sin dall’infanzia, acquisiscono capacità cognitive di lettura differenti da quelle delle generazioni precedenti. A questo proposito segnalo l’interessante libro di Maryanne Wolf, Lettore vieni a casa.

Anche il libro del futuro dunque dovrà essere differente per attrarre i giovani nativi digitali?   


Nella seconda parte del convegno si è analizzata l’influenza delle serie televisive sulle vendite dei libri che le hanno originate (es. tra tutti l’attuale serie televisiva di successo Trono di Spade).

Grafico vendite libri Trono di Spade

Il mondo delle fiction tv viene considerato da più parti come il nuovo “nemico”, la nuova frontiera contro cui l’editoria deve fare i conti per mantenere il proprio “spazio vitale”.

In realtà il risultato dell’analisi compiuta è stato che la messa in onda delle serie televisive ha generato un riscontro positivo sulle vendite di tutti i libri da cui la serie ha preso spunto. Pertanto, se il fenomeno delle serie tv può essere considerato un “concorrente” alla lettura di un libro, tuttavia è indubbio che agisca da detonatore per l’acquisto dei libri da cui la fiction è stata generata.

Quale futuro per l’editoria italiana?


Noi crediamo che il compito principale di un editore sarà sempre quello di cercare una buona storia e pubblicarla attraverso ogni canale che la tecnologia strada facendo gli offrirà. Una storia capace di affascinare un bambino, di colpire un giovane e di commuovere un adulto. 

Il resto siamo sicuri che verrà da sé.



sabato 4 maggio 2019

Le ragioni che mi spingono al voto




Domenica 26 maggio siamo chiamati a rinnovare i nostri rappresentanti al Parlamento Europeo

Mai come in questo momento storico, l’Europa non gode di una buona reputazione, bistrattata da destra e da sinistra, accusata di essere l’origine di tutti i mali che ci affliggono.

Quindi la domanda nasce spontanea: perché dovremmo andare a votare il 26 maggio e, soprattutto, per chi?


Domanda non banale e molto diffusa tra coloro che frequento abitualmente, colleghi, conoscenti, amici.

Personalmente, le ragioni che mi spingono a votare il 26 maggio per l’elezione del Parlamento europeo sono le medesime che mi spingono ad alzarmi la mattina e andare al lavoro, tornare a casa e chiedere ai miei figli come hanno passato la loro giornata, programmare un week-end al mare o in montagna, immaginare le vacanze estive con la mia famiglia. Sono le medesime ragioni che mi fanno interessare ai mutamenti climatici, alle difficoltà che molti amici hanno nel trovare lavoro, al terrorismo che in diverse parti del mondo fa strage di uomini innocenti: insomma sono le medesime ragioni che mi spingono a vivere da essere umano e non come un animale.

Come è possibile restare indifferenti alla facoltà di contribuire, con il proprio voto, all’elezione di un Parlamento unico nella sua specie: un luogo dove 750 persone, uomini e donne, in rappresentanza di 28 nazioni possono incontrarsi ogni giorno e discutere in pace sul futuro che attende oltre cinquecento milioni di concittadini?

Pensate che cosa sono stati capaci di immaginare uomini che avevano appena terminato di spararsi addosso alla fine della Seconda Guerra mondiale, partendo dall’idea di non voler mai più rivedere nella loro vita e in quella dei loro figli e nipoti ciò che avevano visto con i propri occhi: i muri dei palazzi delle loro città alti non più di trenta centimetri. Da quel desiderio di cambiare vita nacque l’Europa che noi oggi abbiamo il compito di gestire e portare avanti.  


Se l’Europa di oggi non ci piace, è solo colpa nostra e tocca a noi impegnarci per migliorarla, e non credo che l’idea di distruggerla sia quella giusta. Pertanto ad ognuno di noi è chiesto un piccolo impegno, in queste settimane: quello di informarsi, per capire quale è il modo migliore per aiutare questo sogno a camminare, sempre meglio, sempre più vicino al nostro modo di pensare, di vivere, di credere.

Oggi le fonti d’informazione primarie non ci mancano e ognuno di noi può facilmente accedervi. Definisco primarie le fonti non social perché quelle social a mio parere sono inadatte a formarsi un giudizio se si parte da zero: qui di seguito potete trovarne alcune che personalmente consulto e che trovo molto utili: il sito istituzionale del  Parlamento europeo per incominciare. Molto ricco d’informazioni è anche il sito dell’ ISPI (Istituto per gli Studi di Politica internazionale) che ha dedicato uno spazio alle votazioni europee. Inoltre, vi posso suggerire il sito della Fondazione Openpolis che, con il suo spazio Europa, analizza in profondità alcune tematiche europee. Insomma, le fonti di informazioni non mancano, occorre metterci solo la buona volontà.

Se poi non volete abbandonare il blog, potete rileggervi gli articoli che avevo pubblicato nel 2014 in occasione delle precedenti elezioni europee che illustravano il ruolo e il funzionamento del Parlamento europeo e degli altri Organismi comunitari. Rimangono validi ancora oggi.

L’invito che rivolgo a tutti è quello di non sottovalutare l’importanza di questo voto e di pensare a coloro che verranno dopo di noi, perché dipenderà da noi l’Europa che vivranno i nostri figli e i nostri nipoti. Sono sicuro che informandoci e documentandoci, una forza politica e una persona da votare la troveremo, tenendo presente sempre una cosa: non riponiamo certamente la nostra speranza in un voto, ma andiamo a votare proprio perché speriamo in un domani migliore.

Mi sembra doveroso chiudere con questo ricordo. Per circa trent’anni ho svolto la funzione di presidente di seggio elettorale nel comune dove risiedo e devo dire che a ogni votazione a cui ho partecipato sono rimasto sempre stupito dalle persone anziane, di ottanta e anche di novant’anni che, a fatica, venivano a votare, spesso anche da sole. A una di queste, una donna, malconcia sulle gambe, quando le riconsegnai la tessera elettorale dopo che aveva votato, feci i complimenti per essere venuta al seggio e lei mi guardò negli occhi e mi disse: “Giovanotto, io mi ricordo di quando non potevo votare. Finché vivrò, ogni volta che c’è da votare, mi troverà qui!” 

Me lo disse in dialetto, ma il concetto era questo.