Ci sono persone così povere che l'unica cosa che hanno sono i soldi.

Santa Madre Teresa di Calcutta

sabato 24 novembre 2012

What balance?

A young tightrope walker, in a suit and tie, precariously balanced on the earth revolves, is held upright with a barbell whose ends are attached two weights, one in the form of euro and one in the shape of a dollar. This is the image, successful, appearing on the cover of the XVII Report on the global economy and Italy presented yesterday in Milan at the headquarters of Assolombarda by Prof. Mario Deaglio.

The report, taken by the major Italian newspapers, the Corriere della Sera Il Sole 24 Ore, describes a situation in the world economy is constantly changing, but not dramatic. The scenery changes dramatically when the focus is on Europe and then narrows it down to Italy. Here it is evident that there are problems, they come from far away and are far from being, do not say solved, but still addressed.

Prof. Deaglio in the report, consisting of over 200 pages, analyzes thoroughly the causes of stagnation reigns supreme in our beautiful country and the rest of all the papers have spoken extensively today. I press here to highlight an aspect of the relationship that has not been taken by any press report, the demographic aspect. The relationship between population growth and GDP growth is now widely known and accepted by many economists. Although the study by Prof. Deaglio confirms it.

If we compare the population growth between Europe and the United States from 1980 to today, we realize that, while in 1980 the U.S. and Europe had more or less the same percentage of young people (ages 0-14): 21.2% Europe and 22 6% of the United States in 2011 for the same age group (0 - 14) Europe sees a 14.5% while the U.S. a 20.1%. For the age group over 65, the comparison is still in favor of the United States than in Europe: there are 17.6% of Europeans over 65 compared to 13.3% of U.S. citizens. Result: while Europe must divert large share of its resources to treat the elderly, the United States can invest in training and education for young people. These investments will eventually lead to innovations in products and processes. Now if we look at the graph of GDP growth from 1980 to today, we realize that in the United States, growth was higher, while Europe seems to lag.

From this point of view, all the major European countries are almost zero population growth. If you want to aim for growth, you need to set national and European policies that go in the direction of help and practical support large families. So far we have used as a surrogate for growth failure immigrants, but it is not the same thing. The risk we take in fifty or a hundred years, because the demographic policies can not be improvised, is to have a Europe populated mostly by Arabs, Turks, South American where Italian, French and German will be ethnic and linguistic minority. Mind you, it is not science fiction, unless we change the policy in favor of families, the future will be very different, but especially economic growth and Europe will hardly have an increasingly marginal role in the balance of world power.

Possible that European politicians are not aware of this huge problem? Negative outcome for now ongoing negotiations to approve the new European budget does not seem that there is to be happy. Of course, countries like Italy, France and Germany should be united on the guidelines to be proposed to the European or the image that Europe offers to the whole world comes out further damaged. The theme of European political unity, not only economic, then, is certainly the key issue that will determine the future of Europe, for better or for worse. I do not want the next few months they spent in a state of "coma" European political pending elections this autumn in Germany. It would be a waste of time that Europe, all of us, we can not afford.

Prof. Deaglio last night pointed out as in German, the word schuld translates the word debt and guilt. For the Germans have a debt (and fail to honor) in a sense equivalent to feel a sense of guilt (National). The etymological meaning of words is always connected to the root, the deep feeling of the people who use that language. Europe needs to help Germany to understand how the policy of rigor that has "imposed" until now with other countries, alone is not sufficient to overcome the crisis and revive the economy. We need to focus on investment, especially in support of families and young people who will form families of tomorrow.

Otherwise, the future is already written in the graphs.

venerdì 23 novembre 2012

Quale equilibrio?


Un giovane funambolo, in giacca e cravatta, in equilibrio precario sulla terra che gira, si tiene in piedi con un bilanciere alle cui estremità sono attaccati due pesi, uno a forma di euro e uno a forma di dollaro. Questa è l’immagine, ben riuscita, che compare sulla copertina del XVII Rapporto sull’economia globale e l’Italia presentato ieri a Milano presso la sede di Assolombarda dal Prof. Mario Deaglio.

Il Rapporto, ripreso oggi dai principali quotidiani italiani, dal Corriere della Sera a Il Sole 24 Ore, descrive una situazione dell’economia mondiale in piena evoluzione, ma non drammatica. Lo scenario cambia radicalmente quando si punta l’attenzione sull’Europa e poi si restringe il campo all’Italia. Qui è evidente che i problemi ci sono, vengono da lontano e sono lungi dall’essere, non dico risolti, ma ancora affrontati.  

Il Prof. Deaglio nel rapporto, composto di oltre 200 pagine, analizza a fondo le diverse cause della stagnazione che regna sovrana nel nostro Bel Paese e del resto tutti i giornali ne hanno parlato ampiamente quest’oggi.  A me preme qui mettere in evidenza un aspetto del rapporto che non è stato ripreso da nessun articolo apparso sulla stampa, l’aspetto demografico.  Il rapporto tra incremento demografico e incremento del PIL è ormai un fatto noto e accettato da molti economisti. Anche lo studio del Prof. Deaglio lo conferma.

Se confrontiamo lo sviluppo della popolazione tra Europa e Stati Uniti dal 1980 ad oggi ci accorgiamo che, mentre nel 1980 Europa e Stati Uniti avevano più o meno la medesima percentuale di giovani (età 0 – 14) : 21,2% Europa e 22,6% Stati Uniti, nel 2011 per la medesima classe di età (0 – 14) l’Europa vede un 14,5% mentre gli Stati Uniti un 20,1%.  Per la classe di età over 65, il raffronto è ancora a favore degli Stati Uniti rispetto all’Europa: vi sono 17,6% di europei over 65 rispetto ad un 13,3% di cittadini statunitensi. Risultato: mentre l’Europa deve dirottare parti ingenti delle sue risorse finanziarie per curare gli anziani, gli Stati Uniti possono investire in formazione e istruzione per i giovani. Questi investimenti portano poi a innovazioni di prodotti e processi. Ora se andiamo a vedere il grafico della crescita del PIL, dal 1980 ad oggi, ci accorgiamo che negli Stati Uniti la crescita è stata superiore, mentre l’Europa sembra arrancare.

Da questo punto di vista, tutti i principali Paesi europei sono a crescita demografica zero o quasi. Se si vuole puntare alla crescita, occorre impostare politiche nazionali ed europee che vadano nella direzione di aiutare e sostenere concretamente le famiglie numerose. Sinora abbiamo utilizzato come surrogato della mancata crescita gli immigrati, ma non è la stessa cosa.  Il rischio che corriamo tra cinquanta o cento anni, perché le politiche demografiche non si improvvisano, è quello di avere un’Europa popolata per la maggior parte da arabi, turchi, sud americani dove italiani, francesi e tedeschi saranno minoranza etnica e linguistica. Badate, non è fantascienza, se non cambiamo la politica a favore delle famiglie, il futuro non sarà molto diverso, ma soprattutto la crescita economica stenterà e l’Europa avrà sempre più un ruolo marginale negli equilibri mondiali.

Possibile che i politici europei non si rendano conto di questo enorme problema? Dall’esito per ora negativo del negoziato in corso per l’approvazione del nuovo bilancio europeo non sembra che ci sia da stare allegri. Certo, Paesi come l’Italia, la Francia e la Germania dovrebbero essere uniti sulle linee guide da proporre alla politica europea, altrimenti l’immagine che l’Europa offre al mondo intero ne esce ulteriormente danneggiata. Il tema dell’unità politica dell’Europa, non solo economica quindi, è sicuramente il tema centrale che determinerà il futuro dell’Europa, nel bene e nel male.  Non vorrei che i prossimi mesi trascorressero in uno stato di “coma” politico europeo in attesa delle elezioni del prossimo autunno in Germania. Sarebbe una perdita di tempo che l’Europa, tutti noi, non possiamo permetterci.

Il Prof. Deaglio ieri sera faceva notare come in tedesco, con la parola schuld si traduce la parola debito e senso di colpa. Per i tedeschi avere un debito (e non riuscire ad onorarlo) in un certo senso equivale a provare un senso di colpa (nazionale).  Il significato etimologico delle parole è sempre collegato, alla radice, al sentimento profondo del popolo che usa quella lingua.  Occorre che l’Europa aiuti la Germania a comprendere come la politica del rigore che ha “imposto” sino ad ora agli altri Paesi, da sola non è sufficiente a vincere la crisi e a far ripartire l’economia.  Occorre puntare sugli investimenti, soprattutto a sostegno delle famiglie e dei giovani che formeranno le famiglie di domani. 

Altrimenti il futuro è già scritto nei grafici.



domenica 18 novembre 2012

Ho perso le mie figlie a Gaza nel 2009. Sicuramente lo spargimento di sangue deve finire. Articolo di Izzeldin Abuelaish

Il nostro amico Izzeldin Abuelaish ci ha chiesto di dare la massima risonanza al suo articolo pubblicato il 17 novembre sul TheGuardian on Facebook che commenta i tragici fatti che stanno accadendo in questi giorni nella Striscia di Gaza. Volentieri accogliamo il suo invito e pubblichiamo l'articolo, tradotto in italiano.

"Enorme il coraggio che serve ora per guarire le ferite storiche e cessare i massacri, abbandonando tutte le giustificazioni per la guerra.

Sono rimasto scioccato a leggere dell'ennesimo massacro. Quanti massacri i palestinesi potranno ancora sopportare? Quanti spettatori potranno ancora tollerare tutto ciò? Certo, ora è il momento di affrontare la realtà: i mezzi militari e la violenza non potranno mai porre fine a questo conflitto. La definizione di occupato e occupante non ha più senso.

I palestinesi e gli israeliani potranno avere successo quando compiranno passi coraggiosi per andare avanti verso un futuro sostenibile, in cui noi tutti confidiamo. E la comunità internazionale non potrà più voltare le spalle.

Gli israeliani non possono parlare di auto-difesa. Si tratta di invasione, con tutti i mezzi da tutte le direzioni - da aria, da terra e  da mare. Il  Governo israeliano ha autorizzato la mobilitazione fino a 75.000 riservisti alla fine dello scorso venerdì, preparando il terreno per una possibile invasione di Gaza. Invece di auto-difesa, si tratta di fuga dalle responsabilità. Per contro, non è diritto degli occupati combattere e liberarsi dall'occupazione e dalle continue umiliazioni?

Ciò che permette al male di prosperare è il fatto che le persone di buona volontà  non fanno niente per cambiare le cose. E' il momento per i leader politici di essere coraggiosi. Che cosa hanno intenzione di dire ai loro figli quando guardano gli altri bambini uccisi?  Dov'è un sistema internazionale costruito sulla giustizia e sui valori umani?

La storia si ripete, si dice. Ma questa volta alla storia non è stato permesso di ripetersi, dal momento che non vi è stata alcuna tregua nella sofferenza e nell'uccisione dei palestinesi, che prosegue quotidianamente. E si tende a mantenere gli appuntamenti - al momento delle elezioni - ci sono invasioni, il sangue palestinese viene usato per vincere le campagne politiche.

Ma questa azione mette in pericolo la vita e il futuro non solo dei palestinesi ma anche degli israeliani. Per questo ciò che sta accadendo è un suicidio distruttivo. I nemici finali sono l'ignoranza, l'arroganza, la paura e l'avidità. E il vero coraggio sarebbe quello di implementare i trattati di pace e progetti simili. Mentre scrivo, 39 palestinesi e 3 israeliani sono stati uccisi e più di 300 persone gravemente ferite. Le morti includono otto ragazzi, tre donne, di cui una in stato di gravidanza e quattro anziani. Dei feriti gravi ci sono 102 bambini. Si tratta, ancora una volta, una tragedia umana.

La leadership politica e militare - compresi tutti i generali israeliani - sa che i mezzi militari non potranno mai porre fine a questa violenza. Sappiamo anche che le occupazioni finiscono e anche questa alla fine terminerà. Quindi, cerchiamo di porre fine a questa follia adesso. Invece di usare la forza contro i civili, perché non investire le proprie energie nel portare avanti i trattati di pace? La ferita non può guarire, mentre ora c'è un grande impegno nell' approfondirla ed esacerbarla. La mia famiglia a Gaza non è sicura e lo stesso si può dire per tutte quelle persone innocenti in Israele.

"Nessun governo dovrebbe tollerare una situazione in cui quasi un quinto della sua popolazione vive sotto un continuo fuoco di fila di razzi e missili", afferma il primo ministro, Benjamin Netanyahu, che affronta le elezioni a gennaio. E il popolo palestinese che ha sofferto per decenni?

All'esercito è stato ordinato di condurre "attacchi chirurgici" a Gaza, ha detto Netanyahu, ma Israele avrebbe preso "tutte le iniziative necessarie per difendere il nostro popolo." Ci sono state anche segnalazioni di lancio di missili su Gaza durante la notte.

E' una novità per me apprendere che Netanyahu sia un chirurgo. Non sappiamo chi gli abbia insegnato la chirurgia e quale tipo di chirurgia. Noi, come medici, pratichiamo la chirurgia curativa e costruttiva e non quella distruttiva e traumatizzante. Questo è il tipo di chirurgia che avrebbe bisogno di imparare e praticare, un intervento chirurgico che dovrebbe guarire e chiudere le ferite dei palestinesi e degli israeliani.

Per di più, chi sta mostrando più coraggio in questa situazione?

Nel mezzo dell'escalation della violenza, essere coraggiosi significherebbe operare per salvare vite umane. Non c'è coraggio nell'uso della forza contro civili innocenti e disarmati - o civili armati solo della loro fede e della loro volontà di vivere in modo indipendente. Né vi è il coraggio - su entrambi i lati - nel manipolare la situazione per il limitato interesse politico e individuale.

Per quanto riguarda la pace - per usare un linguaggio medico - se una cellula soffre, tutto il corpo ne soffre e si lamenta. E' la pace individuale della mente che porta alla pace di una comunità. Deve diventare uno stile di vita, un modo naturale di pensare - un compito enorme per un luogo dove la violenza endemica è routine. Di qui la necessità di modificare radicalmente il contesto, e, su entrambi i lati, si deve trovare l'accordo.

Il popolo palestinese è nel dolore e nell'angoscia. Ne abbiamo abbastanza di sentire il grido di angoscia delle  madri, testimoni della morte. La donna che urla per il dolore del travaglio aspettando il momento felice di avere il suo bambino appena nato, questo è il grido della madre per la vita e la libertà.

Il ruolo del medico è quello di aiutare, per ridurre al minimo le sofferenze e per far nascere in modo sicuro i bambini del futuro. E' tempo per la comunità internazionale di aiutare e sostenere i palestinesi in questo bel progetto. Il mondo è afflitto da violenze e conflitti. Dobbiamo andare avanti e sottolineare il rispetto e la dignità che ogni essere umano merita indipendentemente dal sesso o razza. La libertà non deve fermarsi alle frontiere della Palestina, siamo in grado di resistere attraverso la verità e la giustizia.

La pace sarà una conseguenza della verità. Maria Montessori ha detto: "Stabilire una pace duratura è compito dell'educazione, tutti i politici possono farlo tenendoci fuori dalle guerre."

Speriamo che questo sia un punto di svolta e una strada verso la libertà palestinese."


foto di Claudio Caprara











mercoledì 14 novembre 2012

Il sasso dentro


Il sasso dentro è il primo romanzo di Ivan della Mea, pubblicato per la prima volta nel 1990. Della Mea, nato a Lucca nel 1940 ma milanese d’adozione e di vita vissuta, è personaggio poco noto al grande pubblico.

Chi lo ha conosciuto, probabilmente lo ha apprezzato per la sua attività di cantautore e cantastorie e per essere stato tra i fondatori del Nuovo Canzoniere italiano. E’ stato sicuramente un personaggio impegnato politicamente nel partito comunista italiano, ma credo di poter affermare senza timore di essere smentito che abbia sempre visto e vissuto l’impegno politico non come mezzo per arrivare al potere fine a se stesso, ma come strumento per realizzare il bene comune.  E questo modo di concepire la politica lo ha nel tempo relegato ai margini del partito, dei partiti,  intesi come “organizzazione”, ma non ai margini delle persone che lo hanno conosciuto e gli hanno voluto bene, lo hanno sostenuto e seguito nella sua attività culturale e di spettacolo come cantautore.

Certamente Ivan Della Mea era un grande narratore di storie. 

Ne Il sasso dentro, il mistero della morte di una giovane donna benestante trovata massacrata in una discarica alla periferia di Milano si intreccia subito con la storia personale di due fratelli, uno poliziotto e l’altro tossico dipendente e spacciatore.  Le pagine scorrono veloci con un ritmo narrativo sempre vivace e carico di tensione. Sullo sfondo la Milano di fine anni ’80 con le sue luci (poche) e le sue ombre (tante).

Il filo rosso che percorre tutto il romanzo ad un certo punto si spezza e improvvisamente la storia ha l’epilogo che il lettore inconsciamente si aspetta, ma che forse non avrebbe voluto leggere.

Nonostante alcune pagine a tinte forti, del resto parliamo di un romanzo noir, traspare l’anima poetica dell’autore nelle descrizioni dei luoghi e dei personaggi che vivono il presente, a volte povero e disperato, ma con lo sguardo rivolto al futuro, luogo dell’avvenire, che deve, per forza, essere migliore.

Il sasso dentro l’abbiamo tutti, piccolo o grande che sia, nascosto o sul comodino. Questo forse era il messaggio di Ivan Della Mea, personaggio poco noto al grande pubblico. Siamo sempre in tempo a rimediare.

Ivan Della Mea muore inaspettatamente a Milano il 14 giugno 2009. Su YouTube è possibile trovare ampia offerta di filmati e di canzoni cantate dall’autore e merita di essere visto il filmato girato il giorno della sua commemorazione funebre al circolo ARCI del Corvetto (http://youtu.be/LzAYtysf0Cw) . Ivan non mancherà di accompagnarci con la sua chitarra…

Buona lettura.


Per chi volesse approfondire:
Ivan Della Mea, Il sasso dentro, Marco Tropea Editore srl, Milano



sabato 10 novembre 2012

A tu per tu con: Gaetano Rossi


Con questa intervista a Gaetano Rossi, Aldebaran promuove una nuova sezione del blog con l'intento di far conoscere persone e realtà sociali (gruppi, associazioni ecc.) che dedicano tutto, o una parte, del proprio tempo alla crescita morale, civile, spirituale della comunità concorrendo in questo modo alla realizzazione di una società più vivibile, più umana.

Oggi incontriamo Gaetano Rossi, dirigente d’azienda, padre di 4 figli. Gaetano si occupa delle relazioni esterne di ARCA e, come dice lui, cerca di fare l’allenatore ad una squadra under 12 insieme a due studenti che giocano negli Juniores dell’ARCA. 

D.: Che cos'è ARCA?
R.: E' un'associazione sportiva di Milano. Nasce nel 1991 per opera di alcuni genitori, in particolare Gianni Tedone professore di Filosofia, Mimmo Fossali medico primario, Ercole Martina e altri, per la passione per il calcio e una preoccupazione educativa. Per molti anni fino al 2006 è stato un continuo pellegrinaggio per campi di calcio per allenarsi e giocare i campionati. Nel 2006 abbiamo partecipato, con molti sacrifici, alla gara di assegnazione di una parte del Centro Sportivo Colombo. Stiamo in questi mesi mettendo a punto la seconda parte del progetto di adattamento della struttura. Un impegno consistente per una associazione che si autofinanzia. Abbiamo 17 squadre, 15 allenatori, 12 aiuto allenatori 20 - 25 dirigenti accompagnatori, un consiglio direttivo e tanti amici.

D.: Ci racconti brevemente come è nata l’idea di costituire l’ARCA?
R.: L’ARCA nasce in modo semplice a seguito dell’esigenza di alcuni genitori, che volevano fare giocare i propri figli a calcio in un ambiente accogliente, dentro un percorso di educazione con il giusto equilibrio tra competizione e divertimento, senza lo stress della prestazione e dell’eccellenza. Mettendo l’esito, il risultato, come un’ opportunità di misurarsi e non come fine ultimo. Insomma un modo di fare sport con al centro la persona e non la performance. Senza trascurare però la serietà con cui lo si fa, perché è la serietà che da dignità a quello che facciamo anche se siamo volontari. I ragazzi prendono seriamente una cosa se la prendono seriamente gli adulti anche se fanno volontariato. Questa serietà e dignità e proprio la questione dell’educazione. L’altra questione è la possibilità per tutti di starci. Il compito più arduo dei nostri allenatori non è quello di vincere le partite. Ma di fare giocare tutti divertendosi. Questo viene capito dai ragazzi se noi adulti spieghiamo le ragioni, che dobbiamo avere chiare prima noi.

D.: Perché un gruppo di genitori dedica tanta parte del proprio tempo libero per questa associazione?
R.: Vedi, come è ovvio ogni genitore vuole che il proprio figlio faccia dello sport e questo è un fatto. La preoccupazione educativa è un’emergenza che ognuno di noi sente in modo stringente e questa è una grande occasione di risposta dentro un cammino anche di amicizia tra adulti. Vi è poi l’ingrediente fondamentale che è la passione per lo sport in generale e per il calcio in particolare. Qui non c’è un isola felice e come in tutti gli ambiti ci possono essere degli eccessi magari determinati dalla passione ma il punto è che c’è chi si aiuta a correggersi. Ecco sintetizzerei cosi la cosa: ci piace il calcio, abbiamo una preoccupazione educativa per i ragazzi, e per noi, e ci divertiamo.

D.: Il mondo del calcio, quello blasonato di serie A e B non sta attraversando un periodo “fortunato” . Che messaggio trasmettete ai giovani che frequentano la scuola calcio dell’Arca e che si stanno formando sia come giovani persone che come “calciatori”?
R.: Guarda, sul nostro sito abbiamo pubblicato in modo permanente la lettera del vescovo di Livorno ripresa dal presidente nazionale del CSI. Lo abbiamo fatto per richiamare ognuno di noi ad un rischio che corriamo. La competizione non è assolutamente negativa, anzi può essere uno stimolo per fare le cose ma non è il fine ultimo. Lo scenario del mondo dello sport e del calcio è pieno di esperienze diverse, per fortuna. Ci sono società che hanno uno scopo diciamo, selettivo, hanno l’obbiettivo di “allevare” giovani promesse, e lo fanno bene non trascurando alcuni valori essenziali. Compito difficile e stimabilissimo per chi lo sa fare. Noi facciamo un’altra cosa, cerchiamo di mettere in campo la passione e la competenza di alcuni. E’ importante avere chiaro che al di là degli obbiettivi agonistici si deve garantire una adeguata competenza e per questo attraverso alcuni tecnici facciamo sedute di aggiornamento ai diversi allenatori. Anche perché il calcio è anche espressione di una bellezza che va coltivata. Il fatto di farlo per passione non deve andare a discapito della competenza. 

D.: Avete venti anni di esperienza alle spalle: come possono le pubbliche istituzioni favorire esperienze come la vostra presenti sul territorio? 
R.: Possono e in parte lo fanno, forse non abbastanza, ma comprendiamo che questo non è facile, dare maggior attenzione ad esperienze come la nostra e ve ne sono molte, non necessariamente attraverso il classico contributo economico. In una città come Milano inevitabilmente il livello di collaborazione con le Istituzioni è un po' burocratico, a differenza dei comuni piccoli dove la società di calcio è spesso una sola e quindi vista come una fondamentale ricchezza da agevolare ed aiutare. Diciamo che è più facile. Ma in una città come Milano si deve almeno tenere conto di tutti i fattori che ci sono in gioco. Ad esempio di come le famiglie fanno fatica e quindi le associazioni sportive non possono chiedere oltre un certo limite e per contro le aziende potenziali sponsor non sono più in grado di dare anche quei piccoli contributi che davano. Insomma una situazione sempre più difficile per chi vive di risorse proprie, che quindi necessita che se ne tenga conto nelle modalità che si ritengono più opportune. Il Comune prima che arrivassimo spendeva oltre 80.000 euro per un centro quasi in disuso, non illuminato e non curato. Ora è illuminato completamente a nostro carico, è mantenuto in modo più che decoroso e versiamo un canone annuo al Comune. 

D.: Ho visitato il sito internet dell’associazione, mi ha colpito la voce “Angeli Custodi” dove sono presenti tra gli altri Don Pontiggia e Don Giussani. Cosa centrano questi due sacerdoti con la vostra associazione? 
R.: Sono educatori, lo sono stati per alcuni di noi. Affermiamo che la questione educativa è centrale anche qui e da soli non si può, abbiamo bisogno di modelli educativi e nello specifico anche di una intercessione “molto in alto”. Noi tentativamente cerchiamo di seguire un percorso tracciato da alcuni maestri, questo è il metodo anche nello sport.

D.: Personalmente conosco alcuni genitori impegnati nell’associazione con diverse “funzioni” (genitori accompagnatori tuttofare, genitori dirigenti – accompagnatori delle squadre) e mi ha sempre colpito la passione e la cura che mettono in questa attività svolta in modo completamente gratuito ma comunque faticosa e impegnativa. Che origine ha questa passione che si vive nell’associazione? 
R.: In parte ho già risposto, aggiungo con insistenza che ha un' origine educativa che ti porta a rispondere ad un bisogno di molti partendo dalla risposta ad un tuo bisogno e quindi ci metti tutto ciò che puoi, chi più e chi meno, senza misurarlo ma con la stessa dignità. E poi gli adulti lo fanno gratis, anzi a volte ci mettono del loro, ma spesso quello che portano a casa, guardano questi ragazzi come stanno insieme, è forse, anzi senza forse “il centuplo”. Qui ci sono ragazzi grandi che fanno gli aiuto allenatori per le squadre dei più piccoli e poi vanno ad allenarsi con la loro squadra e molti quando smettono di giocare continuano ad allenare i più piccoli. Perché lo fanno? Ecco noi adulti lo facciamo perché guardiamo a loro e loro guardano a noi. E’ una grande responsabilità. Non tanto per non sbagliare, ci mancherebbe, vogliamo imparare dai nostri sbagli. Ecco il calcio insegna anche questo in una partita si fanno tanti errori ma non è che ci si ferma, si cade e ci si rialza, ci si fa male e si guarisce, si fanno i falli che vengono puniti, si vince e si perde, si piange e si esulta cosa è più vicino alla vita di questo?









venerdì 9 novembre 2012

Majority, morality and mathematics

On November 6, Obama was elected President of the United States. American voters have obviously chosen political continuity at a difficult time in the American economy than the "new" represented by the challenger Romney. We are not interested to open a debate on this election, there will be time to see how the re-elected President will play his second and last term.

What I would like to focus here on some of the 174 referenda that have affected American voters to vote for the new president. Among the questions approved by a majority of voters, some have focused on the liberalization of marijuana for a use specified in nicely "recreational" (in Colorado and Washington state). In Maryland, however, 52% of voters in favor of unions between persons of the same sex by legalizing same-sex marriage in Maine and Minnesota referendums were only advisory, but they were always won by the pro-legalization.

Now, the fact that the majority of voters in those states chose to legalize marijuana and marriage between persons of the same sex does not mean that these choices are to be accepted and morally automatically shared. A numerical majority, a major proportion can not eliminate the fact that a behavior is right or wrong, both for nature and the truth of both his person or harm.

Smoking a marijuana cigarette is clear that it does not kill instantly, but the continuous use of the substance as well as creating a chronic situation of detachment from reality, addictive and permanent brain damage. This is what now recognized by the scientific community. Of course, smoking cigarettes in the long run can cause lung cancer or exaggerate to drink wine or alcohol can eventually destroy the liver. However, the total damage caused by soft drugs are more and create more addictive than a cigarette or a glass of wine, even if the majority of voters of a State may think differently.

With regard to marriages between persons of the same sex, is not at issue here absolutely respect and absolute maximum that should be afforded to every human being from the moment of conception until that of his death. The fact of the matter is, I believe in the words "marriage" and "same sex". Marriage (the word comes from Latin and means parent action, an act that gives life) was born, has its reason for being, as a union between two people of different sexes are combined with the prospect of living together giving rise to an open family the possibility of creating a new life.

Blessed John Paul II in his wonderful book of notes He created man and woman who collects catechesis on human held by the Pope in the Wednesday audiences, he recalls, citing the Gospel, at the beginning of the work: "And he said, : have ye not read that the Creator from the beginning made them male and female and said, for this reason a man shall leave his father and his mother and cleaves to his wife and they become one flesh "(Mt, 19 et seq.) Besides being different in sex, male and female, is the indispensable condition for generating and welcome a new life. Two persons of the same sex will never generate a new life. That's why it is quite clear, in my opinion, that there can never be a marriage between two persons of the same sex, marriage understood as being between two people of different sexes potentially open to create a new life. Moreover, even in the animal world it seems that couples are formed to reproduce the species, according to the natural instinct, are made up of one male and one female.

This does not mean that two people of the same sex can not freely choose to share and spend their lives together, under one roof. But this union, by whatever name it may be defined, is certainly not a marriage bed, even if a hundred referendum in a hundred different States should give the majority to those who say the opposite.

Mathematics, in this case, it is only the opinion of the majority.


giovedì 8 novembre 2012

La maggioranza, la morale e la matematica


Il 6 novembre Obama è stato rieletto Presidente degli Stati Uniti.  Gli elettori americani hanno evidentemente scelto la continuità politica in un momento difficile dell’economia americana rispetto alla “novità” rappresentata dallo sfidante Romney.  Non ci interessa aprire una riflessione su queste elezioni, ci sarà tempo per vedere come il Presidente rieletto interpreterà il suo secondo ed ultimo mandato.

Vorrei invece qui porre l’attenzione su alcuni dei 174 referendum che hanno interessato gli elettori americani chiamati ad eleggere il nuovo Presidente. Tra i quesiti approvati dalla maggioranza dei votanti, alcuni hanno riguardato la liberalizzazione della marijuana per un uso  definito simpaticamente “ricreativo” (in Colorado e nello Stato di Washington). Nel Maryland invece il 52% dei votanti si è espresso a favore delle unioni tra persone dello stesso sesso legalizzando il matrimonio omosessuale, nel  Maine e nel  Minnesota i referendum erano solo consultivi, ma sono stati vinti sempre dai favorevoli alla legalizzazione.

Ora, il fatto che la maggioranza dei votanti di quegli Stati abbia scelto di legalizzare il consumo della marijuana e il matrimonio tra persone dello stesso sesso non significa che tali scelte siano automaticamente da accettarsi e moralmente condivisibili . Una maggioranza numerica, una percentuale maggioritaria non può eliminare il fatto che un comportamento sia giusto o sbagliato, sia a favore della natura e della verità della persona o sia a suo nocumento.

Fumare una sigaretta di marijuana è evidente che non uccide all’istante, ma l’uso continuo della sostanza oltre a creare una situazione cronica di distacco dalla realtà, provoca dipendenza e danni cerebrali permanenti. Questo è quanto ormai accertato dalla comunità scientifica. Certo, anche fumare le sigarette alla lunga può provocare il cancro ai polmoni oppure esagerare nel bere vino o alcolici alla fine può distruggere il fegato. Tuttavia i danni complessivi provocati dalle droghe leggere sono maggiori e creano più dipendenza di una sigaretta o di un bicchiere di vino, anche se la maggioranza dei votanti di uno Stato la può pensare diversamente.

Per quanto riguarda i matrimoni tra persone dello stesso sesso, non è qui in discussione assolutamente il rispetto massimo e assoluto che deve essere riconosciuto ad ogni essere umano, dal momento del suo concepimento sino a quello della sua morte.  Il nocciolo della questione sta, a mio giudizio nelle parole “matrimonio” e “stesso sesso”.  Il matrimonio (la parola deriva dal latino e significa azione genitrice, atto che da la vita)  nasce, ha la sua ragione d’essere, come unione tra due persone di sesso diverso che si uniscono con la prospettiva di vivere insieme originando una famiglia aperta alla possibilità della creazione di una nuova vita.

Il Beato Giovanni Paolo II nel suo bellissimo libro di appunti Uomo e donna lo creò che raccoglie le catechesi sull’amore umano tenute dal Papa nelle udienze del mercoledì,  ricorda, citando il Vangelo, proprio all’inizio dell’opera: “Ed egli rispose: non avete letto che il Creatore da principio li creò maschio e femmina e disse: per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due saranno una carne sola?” (Mt, 19 e ss.) E poi l’essere diversi nel sesso, maschio e femmina, è la condizione indispensabile per generare e accogliere una nuova vita.  Due persone dello stesso sesso non potranno mai generare una nuova vita. Ecco perché è del tutto evidente, a mio parere, che non potrà mai esistere un matrimonio tra due persone dello stesso sesso, matrimonio inteso come quello tra due persone di sesso diverso potenzialmente aperti a generare una nuova vita. Del resto anche nel mondo animale mi sembra che le coppie che si formano per riprodurre la specie, secondo l’istinto naturale, siano formate da un maschio e da una femmina.

Ciò non significa che due persone dello stesso sesso non possano liberamente scegliere di condividere e trascorrere la vita insieme, sotto lo stesso tetto.  Ma questa unione, con qualsiasi nome si voglia definire, non è certamente un’unione matrimoniale, anche se cento referendum in cento Stati diversi dovessero dare la maggioranza a chi afferma il contrario.

La matematica, in questo caso, è solo l’opinione della maggioranza.