Ci sono persone così povere che l'unica cosa che hanno sono i soldi.

Santa Madre Teresa di Calcutta

mercoledì 19 aprile 2017

In ogni caso niente paura




In ogni caso niente paura è l'opera prima di Cristiano Guarneri.

È uno di quei romanzi che ti prende da subito per la chiarezza espositiva della sua prosa e la storia accattivante di un gruppo di adolescenti di alcuni decenni fa, che abitano nella "bassa", la zona di pianura padana a sud di Milano, a ridosso del grande fiume: Riccardo detto Zeus, Gianni il belloccio intraprendente, Annibale detto totem e Carlo, il narratore.

Ma ecco che, come spesso accade, mentre il gruppo di amici anno dopo anno cresce e modifica i propri interessi, passando dalle guerre tra bande alle schermaglie amorose, uno di loro, Carlo, viene in contatto con Giacomo e suo padre Rino e da quel momento il suo modo di vedere la vita non sarà più lo stesso.

Giacomo è un coetaneo del gruppo di ragazzi, ed è nato con metà cervello e suo padre, rimasto vedovo, sino a quell'incontro lo... "sopporta", senza mai aver avuto il coraggio di sentirsi bisognoso, di chiedere aiuto, soprattutto dopo la morte della moglie, investita da un'auto.

Sarà dal rapporto con Carlo e il suo gruppo di amici, con suo figlio e il sacerdote del paese che Rino uscirà come trasformato nella sua umanità, e in grado di vedere Giacomo con occhi diversi.

“Ho smesso di darmi certe risposte” disse Rino a Don Flavio.
Credo che lei abbia smesso di farsi le domande giuste” gli rispose il sacerdote.

È dal rapporto umano tra di loro che Rino, Giacomo, i ragazzi e Don Flavio troveranno il senso, la ragione, il significato vero della propria esistenza.

La capacità dell'autore in questa sua prima opera, ottimamente riuscita, è stata quella di trattare un tema così delicato e per certi versi drammatico, con lo spirito giusto, riuscendo a conciliare il ritmo narrativo di un romanzo di formazione con quello più intenso e realistico di una storia vera...


Cristiano Guarneri, In ogni caso niente paura, Piccola Casa Editrice, 2015

venerdì 14 aprile 2017

Un uomo di nome Gesù

Beato Angelico - Noli me tangere - Firenze (1438 - 1440)

Anche quest'anno siamo arrivati all'inizio del triduo pasquale: i tre giorni più importanti dell'anno liturgico, per un cristiano. Perché c'è solo un fatto più straordinario dell'incarnazione del Figlio di Dio fattosi uomo grazie al Sì di una donna; ed è la Sua morte in croce e la Sua resurrezione dal mondo delle tenebre.

Nessuno infatti, a memoria d'uomo, è mai morto e risorto dopo tre giorni: solo un uomo nella storia del mondo è tornato in vita dal regno dei morti e quell'uomo di nome si chiamava Gesù.  

Stiamo parlando di un fatto storico, realmente accaduto e documentato da fonti diverse: poi spetta alla libertà del cuore dell'uomo se attribuire a questo fatto un valore religioso o annoverarlo tra i misteri irrisolti dell'umanità, un cold case come la scomparsa dei dinosauri: perché scomparvero?

Gesù, chi era costui?

Certo il mondo del 2017 non è più il mondo dei tempi in cui visse Gesù. Tuttavia, nella sostanza, il cuore dell’uomo è rimasto il medesimo: esso cerca, anela, desidera raggiungere la felicità, ma oggi come allora, da solo non vi riesce. Questa esperienza l’hanno provata da subito anche i Suoi discepoli, con Lui vicino. L’ha vissuta Pietro, la sera del tradimento prima del canto del gallo, come aveva previsto il Maestro. Senza avere come riferimento quell'uomo di nome Gesù, l'agire umano nei migliori dei casi rimane sterile, o addirittura provoca dolore e sofferenza.

Ne è testimonianza, in questi tempi di crisi, la realtà contemporanea, anche se la nostra memoria di esseri umani è per definizione limitata, e non credo che il XXI secolo appena iniziato sarà ricordato per essere stato molto diverso dai secoli che lo hanno preceduto. Forse, l'unica novità risiede nel fatto che oggi l'uomo ha in mano l'arma che può autodistruggerlo. Tutte le guerre si fanno in nome della felicità, del desiderio di costruire un Paradiso in terra; ma come diceva Claudel: “Quando l’uomo prova a immaginare il Paradiso in terra, il risultato è un molto rispettabile Inferno” come la storia del XX secolo ci ha insegnato.

Del resto la Terza Guerra mondiale, che viene combattuta oggi a pezzi, come ci ricorda Papa Francesco è davanti ai nostri occhi, ogni giorno. E allora come suonano vere più che mai le parole di questo Papa, successore del Figlio dell’Uomo di nome Gesù, che in più occasioni del suo pontificato ha tuonato contro coloro che operano nel traffico d’armi definendoli “maledetti”.

Forse allora, ciò che fa il Paradiso non è il cambiamento di un luogo, ma il cambiamento di un cuore. Dopo duemila anni pare proprio che il nostro cuore abbia ancora bisogno di essere cambiato da un uomo di nome Gesù.