Ci sono persone così povere che l'unica cosa che hanno sono i soldi.

Santa Madre Teresa di Calcutta

sabato 20 maggio 2017

A tu per tu con Francesco Napoli

Oggi incontriamo Francesco Napoli, uomo di cultura a tutto tondo: nella sua carriera professionale è stato editor, responsabile di uffici stampa di case editrici, nonché critico letterario e autore di testi riguardanti soprattutto il mondo della poesia.
Francesco Napoli

Francesco, come ti definiresti in poche righe? 

Appartengo alla classe 1959. Scherzando dico che per la mia professione bastava la licenza elementare, infatti devo solo leggere e scrivere. Lavoro in editoria, con vari ruoli e compiti e per diversi marchi editoriali, dal 1989 e ne sono contento. Mi occupo anche di poesia contemporanea ma in chiave critica e ... basta parlare di me, non l'amo molto.

In editoria, si sente molto utilizzare il termine editor, in cosa consiste il lavoro di editor?

Scouting di autori e lettura di testi, principalmente. Poi l'editor deve saper suggerire e affiancare l'autore per la miglior resa di un testo o di un'idea narrativa.

Che rapporto si instaura tra l'editor e lo scrittore?

Di fiducia, prima di tutto, e di stima. L'occhio dell'editor deve saper interpretare e poi rendere in pagina la sensibilità del lettore, senza per questo urtare la sensibilità dello scrittore, ovviamente. Un equilibrio non sempre facile da conservare.

Quali sono le caratteristiche peculiari che un buon editor deve possedere per svolgere al meglio la sua professione?

Pazienza, e occhio capace di vedere oltre quanto c'è scritto in un testo.

Sono cambiati gli scrittori e i lettori in questi ultimi trent'anni?

Penso di sì: credo che il Mercato abbia fortemente inciso sulla qualità degli scrittori. Impossibile scrivere un romanzo all'anno solo perché il Mercato così vuole, manca il tempo di costruzione e realizzazione dell'opera. E poi si strizza troppo l'occhio all'andatura cinematografica, con trame e scritture che troppo pensano a un'eventuale riduzione cinematografica o televisiva. Ma anche il lettore è cambiato: è malamente abituato alla velocità e alla sintesi, causa internet, e all'immagine, causa televisione. Non sa più pazientare.

Le nuove tecnologie hanno influito su questa professione?

Certo, ne sono convinto. Basti solo pensare al capovolgimento della trasmissione del sapere: un tempo erano le generazioni più anziane a possedere e trasmettere alle successive la conoscenza; oggi sempre più sono gli anziani a dover chiedere ai più giovani quegli elementi della conoscenza (l'online tanto per fare un esempio) per non esser tagliati fuori.

Cosa consiglieresti ad un giovane che vuole intraprendere questa carriera?

Di scrittura? Leggere, leggere e ancora leggere. Poi, scrivere.

Ti ricordi il pensiero più bello che hai letto in un libro che stavi analizzando?

Stavo leggendo Nati due volte di Giuseppe Pontiggia, come lettore sia ben inteso e non come editor. La vitalità dietro ogni rigo e l'ironia raffinata dell'autore ricordo mi diedero una sensazione di straordinaria serenità e rilassatezza.


Ringraziamo Francesco Napoli per il tempo che ci ha dedicato e per gli interessanti spunti di riflessione che ci ha regalato.



domenica 7 maggio 2017

Alitalia docet



Era il 4 dicembre 2016 quando Renzi, dopo la vittoria dei NO al Referendum costituzionale da lui proposto, si dimise da Premier e decise di porre termine alla sua prima esperienza di Governo.

All’epoca fummo dispiaciuti per l’esito del Referendum, ma del resto fummo anche tra i primi a scrivere che personalizzare la scelta referendaria e renderla una scelta politica Renzi SI o Renzi No non avrebbe giovato all’esito della consultazione e così avvenne.

Quello fu un grave errore che il giovane Renzi, alle prese con la sua prima esperienza di Premier, commise e di cui si assunse la responsabilità.

Trascorsi cinque mesi Renzi è stato riconfermato, da consultazioni che hanno coinvolto circa due milioni di italiani, leader indiscusso e senza rivali credibili del primo partito del Centro Sinistra, mentre la situazione politica, economica e sociale del Paese è rimasta invariata.  Anzi, se consideriamo che in questi cinque mesi gli altri Paesi europei hanno avuto una crescita economica e un calo della disoccupazione, possiamo affermare che l’Italia abbia fatto un ulteriore passo indietro nella classifica generale.

Certamente non penso che in cinque mesi, se l’esito del Referendum fosse stato favorevole ai SI, la situazione in Italia si sarebbe potuta capovolgere. È un fatto però che, di tutti coloro che in campagna referendaria sostennero e votarono per il NO, dichiarando che dal giorno successivo al Referendum si sarebbe ripreso a studiare una nuova riforma costituzionale, non è rimasta l’ombra.

Anche perché la luce sull’argomento riforme è stata spenta, e chi dirige il grande circus dell’informazione ha deciso di spostare i riflettori su altri argomenti più di moda in questo momento: immigrazione clandestina, fine vita, violenza sulle donne, Brexit, guerra in Siria e sullo sfondo un Paese di nome Corea del Nord…

Per il resto della cronaca, peanuts, noccioline.

La conclusione: l’Italia rimane bloccata, cristallizzata in un sistema di norme e regole che sulla carta tutti vogliono cambiare perché obsolete e non adeguate ai tempi moderni, mentre invece nella realtà dei fatti sembra che queste norme vadano bene a molti partiti politici e a molti italiani…

E quindi non ci resta che continuare a ringraziare quel 60% di concittadini che, andando a votare NO, hanno permesso ai falsi profeti seduti fuori e dentro il Parlamento, di ottenere l’ennesima vittoria di Pirro e di lasciare l’Italia ancora una volta immobile, ferma a terra nel cammino delle riforme che a questo punto nessuno sa quando potranno riprendere il via. Del resto Alitalia docet. 

A questo punto, forse, la cosa migliore sarebbe mettersi d’accordo almeno sulle regole del gioco e andare a votare quanto prima.