Ci sono persone così povere che l'unica cosa che hanno sono i soldi.

Santa Madre Teresa di Calcutta

domenica 30 settembre 2012

Il dado è tratto


Ormai è chiaro, siamo in campagna elettorale. In settimana Rete 4 ha mandato in onda in prima serata il primo film della serie di Don Camillo e Peppone, segnale questo inequivocabile che la tenzone elettorale è iniziata. Del resto sempre in settimana, dagli Stati Uniti il Premier Monti rilasciando tre interviste a tre reti televisive diverse, è partito col dire che non si sarebbe candidato per finire col dire che se gli italiani lo chiamassero, non farebbe mancare il suo contributo per il bene del Paese. Non è ancora chiaro in che modo gli italiani dovrebbero arruolarlo. Nei fatti, tipico linguaggio da campagna elettorale.    

Ma quale panorama politico si presenta davanti agli occhi di noi italiani?

Nel centro destra il PDL è sempre più in crisi nera e non trova ancora il bandolo della matassa: candidare Berlusconi o non candidare Berlusconi alle prossime elezioni? Posto che sarà Berlusconi a decidere cosa deciderà il PDL.  Certo all’ex Premier, che ieri ha compiuto settantasei anni, non sarà piaciuta la discesa in campo finalmente ufficializzata del Presidente della Ferrari, Luca Cordero di Montezemolo che, con la sua Fondazione Italia Futura, cercherà di occupare proprio lo spazio elettorale dei delusi del PDL.  Italia Futura poi, sostenendo apertamente il Monti Bis strizza l’occhiolino ai centristi dell’UDC di Casini e a Futuro e Libertà di Fini che si propone con il suo nuovo movimento Mille x l’Italia.  Questo è ciò che sta accadendo nel Centro Destra italiano spaventato dall’antipolitica che pervade ormai larghi strati della società civile e che trova nel movimento dei grillini un possibile sbocco elettorale. Non è un caso che Grillo abbia bollato la scelta statunitense di Monti di non escludere un suo nuovo impegno politico come un rigor montis.  Per ora la Lega Nord rimane estranea a possibili alleanze con gli ex alleati, ma non è escluso un possibile ripensamento di Maroni perché è chiaro che da soli, in elezioni politiche nazionali, la Lega non otterrebbe un gran risultato.

Spostandosi un poco a sinistra, il PD per prima cosa deve masticare e digerire il grosso boccone, che si sta rivelando di sapore agro, delle primarie, che del resto ha ideato, preparato e cucinato da solo. Quindi, una volta che gli italiani avranno chiaro quale leader e quale programma avrà il PD, speriamo che accada presto, si potranno valutare le possibili alleanze. Che sostanzialmente si possono così sintetizzare: o guardare al centro e fare una coalizione “salva Italia” con Casini, Fini e Montezemolo, tipo quella che ha governato in Germania in questi ultimi anni, con Monti premier oppure guardare a sinistra dove però si trova Di Pietro in disaccordo con la cura Monti che invece il PD ha contribuito a sostenere e dove si trova, ancora più distante politicamente, Vendola con SEL che non vuole neanche sentire parlare di Monti & co.    

Mentre tutto questo magma politico ancora bollente si sta muovendo intorno a noi, una domanda mi preme ricordare a tutti gli italiani che tra sei mesi dovranno decidere a quale gruppo politico affidare il futuro dell’Italia: ma con quale legge elettorale andremo a votare?

Perché è chiaro che se le regole del gioco non cambiano, il Parlamento sarà in mano per altri cinque anni a persone scelte e nominate non da noi, ma dai partiti politici e quindi mi risulta difficile credere che un Parlamento così eletto possa affrontare con successo una fase costituente e di vero rinnovamento della società italiana.  I tempi tecnici per modificare la legge elettorale ancora ci sono , ma i giorni stanno terminando e l’impressione è che alla fine questa legge faccia comodo ai più, al PDL che l’ha proposta e votata a suo tempo insieme alla Lega e anche al PD che l’aveva bocciata ma che ora forse la sta rivalutando.

Senza una nuova legge elettorale, temo che tutti gli sforzi che i partiti stanno facendo per proporsi con un nuovo abito “pulito” e in ordine per la competizione elettorale siano inutili. E’ bene che i nostri politici lo sappiano, questa volta gli italiani non sono disposti a fare sconti a nessuno. Se i nomi dei candidati saranno i soliti noti, vincerà l’antipolitica e l’astensionismo e questo non dobbiamo augurarcelo per nessun motivo.   

Ultimo pensierino provocatorio, ma non tanto: e se noi italiani invitassimo a candidarsi Premier in Italia un leader straniero? 



venerdì 28 settembre 2012

La congiura delle torri


Questa estate mi sono imbattuto sui banchi di una libreria ne La congiura delle torri, romanzo storico e opera prima del giovane scrittore, insegnante di professione, Francesco Fadigati.

Romanzo storico e ambientazione medievale: questo binomio da solo rischia di produrre nei più l’idea di un’opera di difficile  e lenta lettura (per usare un eufemismo). E, come spesso accade, i più si sbaglierebbero.
Viene narrata la vita di un giovane orfano, Folco dei Lamberti che dalla campagna si reca a Bergamo per tentare la sorte e cercare di diventare milite e poi, a Dio piacendo, cavaliere. 

Siamo nel anno domini 1133 e Bergamo è dilaniata da una guerra intestina tra opposte nobili famiglie bergamasche per ragioni di potere ed interessi economici (il tempo sembra essere trascorso invano per il cuore dell’uomo). Folco trova a Bergamo molto più di quello che si aspettava, scopre la sua vocazione. Trova un gruppo di amici con cui cresce e matura, sperimenta l’amore , cortese,  con Madonna Adeleita, promessa sposa ad un nobile pari grado. Incontra Belfiore, giovane donna di origini similari e misteriose e se ne innamora ma, il giuramento prestato al Capitano Mangano e insieme a lui al Vescovo Gregorio, gli impediscono di proseguire il corteggiamento.

Romanzo storico, ricco di storie, di azioni, di amore e di sangue, di lotte intestine. Insieme a Folco, che trova poco per volta la ragione per cui spendere la sua vita,  l’altro protagonista del romanzo è il Vescovo Gregorio, abate di un piccolo monastero che viene chiamato dai nobili bergamaschi delle opposte fazioni a diventare Vescovo della città credendo che fosse facilmente “gestibile” in quanto interessato più alla vita monastica e alla preghiera e meno al potere temporale. I nobili si dovranno ricredere.

Leggere il romanzo, scritto con vena poetica inaspettata per un romanzo storico è ritrovarsi immersi nella realtà medievale e vedere, respirare, ascoltare  il mondo con gli occhi di una persona di novecento anni fa. Non ci sono giudizi preconcetti sul periodo storico, piuttosto dalla narrazione traspare, emerge sempre il rapporto vero, immediato, reale tra i protagonisti che diventa rapporto con l’esperienza personale del lettore.  

Abbiamo di fronte una bella storia da leggere e da “vivere” con gli occhi di Folco dei Lamberti, giovane milite del XII secolo.  A me è piaciuta.

Dopo Alessandro D’Avenia, un altro giovane insegnante, Francesco Fadigati si presenta nel panorama italiano dei giovani scrittori con le carte in regola per lasciare il proprio segno sulla lavagna.


Francesco Fadigati, La congiura delle torri, 2011 Bolis Edizioni srl, Azzano San Paolo (BG) 






lunedì 24 settembre 2012

Translation of the post of 'September 23

Monti, Marchionne and Maastricht

The meeting yesterday between the head of government, Mario Monti, with follow-up of ministers and the heads of Fiat (Marchionne and the young President John Elkann was born in New York April 1, 1976) did not reveal anything significant substance in the future car industry in Italy, the rest of it we could expect something different. The numbers of the car market in recent months and the most important of the economic crisis are known to all of us.

What is interesting however emerged from yesterday is the idea that our industry, our capitalists of the historical moment we are living. What the young Elkann and Marchionne said Monti in substance is that Fiat has no problems in that part of the world, in countries where they exist and are given government support for the 'establishment of new production facilities in return for assumption of thousands of workers, however, are "hired", we add, by linking the work to the temporal needs of the market and production of individual countries. In other words, if the market is growing and State aid supporting both production and, even better, the question, then the Fiat invests hires labor and in this case the problems do not exist, the circle is closed. To make explicit the framework described see settlements Fiat in Brazil, in Serbia, but also the home of capitalism, the United States. This sums up the concept expressed by the top Fiat. Unfortunately, in Italy you can not implement this modus operandi because of EU laws and therefore the problems of Fiat remain and are visible to all.

Let us leave aside here the fact that, if we look at the ranking of car manufacturers in Europe, not all manufacturers in recent months have lost sales volume as he lost that Fiat has done worse than others, a sign of industrial problems peculiar to the Turin group .

The problem is that, while in Europe aid to undertakings are prohibited, following a logic of competition within the member countries of the Community, which in some respects is correct, in other countries, even very close to the European Union itself (see Serbia) these aid and there are also important from the point of view of financial and economic so much as to decide large companies, see Fiat, not to invest in Italy, but for example to 500 kilometers away finding virtually the same factors of production, more aid, more a workforce willing to work at 25% of salary than an Italian worker. But in Serbia today, the cost of living is more or less proportionate to the salary. How could make Italy competitive labor costs compared to its own worker a worker of Serbia? Anyway, it would be fair to compare?

Again, because the Fiat should continue to invest in Italy with these market conditions? In Italy, but also in Europe. The war of the spread in recent months, has also been, in fact, a trade war between large internal European countries. Those under financial pressure (Italy and Spain in particular) have seen their industrial enterprises suffer more than others because of financial downgrade. Italian and Spanish companies have been forced to pay the money most of the competitors German or French when they have turned to the financial market to borrow.

But if that is the case and the world is getting smaller and smaller and now a 'multinational enterprise may decide to install a new production plant where suits them best by finding virtually the same factors of production everywhere, it still makes sense for Europe to continue to not support their companies (or at least those that still consider themselves European and still retain, for a short time maybe some connection "emotional" with the State of origin - such as Fiat with Italy for example) calls to compete in a market one world, however, where there are no common rules and under the same conditions with respect to the world of work (and associated minimum common trade union rights) to general taxation and regulation on the legal protection of trade?

The Treaty of Maastricht was signed by twelve European countries on 7/2/1992. Today are twenty-seven member states. Europe has changed, the world has changed. Perhaps the current crisis we are experiencing is an opportunity to rethink some decisions taken at different times, the most favorable from the economic point of view, however, that today penalize us at the level of the European system and do not allow us to respond decisively to new challenges that as citizens we have to deal with. Think about it now, before it's too late.



domenica 23 settembre 2012

Monti, Marchionne e Maastricht


Dall’incontro di ieri tra il Capo del Governo Mario Monti, con seguito di Ministri, e i vertici di Fiat (Marchionne e il giovane Presidente John Elkann, nato a New York il primo aprile 1976)  non è emerso in sostanza niente di significativo sul futuro dell’industria dell’auto in Italia, ne del resto ci si poteva aspettare qualcosa di diverso. I numeri del mercato dell’auto di questi mesi e quelli più importanti della crisi economica in atto sono a conoscenza di tutti noi.

Quello che di interessante è invece emerso dall’incontro di ieri è la concezione che i nostri industriali, i nostri capitalisti hanno del momento storico che stiamo vivendo. Quello che Marchionne e il giovane Elkann hanno detto a Monti in sostanza è che la Fiat non ha problemi in quella parte del mondo, in quei Paesi dove esistono e vengono somministrati aiuti statali per l’ insediamento di nuovi impianti produttivi in cambio dell’assunzione di migliaia di lavoratori che però vengono “assunti”, aggiungiamo noi, subordinando il lavoro alle necessità temporali e produttive del mercato del singolo Paese. In altre parole: se il mercato cresce e gli aiuti di Stato sostengono sia la produzione sia, ancora meglio, la domanda, allora la Fiat investe, assume lavoratori e in questo caso i problemi non esistono, il cerchio si chiude. Per rendere esplicito il quadro descritto si vedano gli insediamenti Fiat in Brasile, in Serbia, ma anche nella patria del capitalismo, gli Stati Uniti.  Questo in sintesi il concetto espresso dai vertici Fiat. Purtroppo in Italia non è più possibile attuare questo modus operandi per via delle leggi comunitarie e quindi i problemi di Fiat rimangono e sono sotto gli occhi di tutti.

Tralasciamo qui il fatto che, se analizziamo la classifica dei produttori di auto in Europa, non tutte le case produttrici in questi mesi hanno perso volumi di vendite come li ha persi Fiat che ha fatto peggio degli altri, segno di problematiche industriali peculiari del gruppo torinese.

Il problema è che, mentre in Europa gli aiuti alle imprese sono vietati, seguendo una logica di concorrenza interna ai Paesi membri della Comunità che per certi aspetti è corretta, negli altri Paesi, anche molto vicini all’Unione Europea stessa (vedi Serbia) questi aiuti esistono e sono anche importanti dal punto di vista finanziario ed economico tanto da far decidere grandi imprese, vedi Fiat, a non investire in Italia, ma per esempio a 500 Km di distanza trovando praticamente gli stessi fattori della produzione, più gli aiuti, più una forza lavoro disposta a lavorare al 25% di stipendio rispetto un operaio italiano. Ma in Serbia oggi il costo della vita è più o meno proporzionato a quello stipendio.  Come potrebbe l’Italia rendere competitivo il costo del lavoro di un proprio operaio rispetto ad un operaio serbo? E comunque sarebbe giusto il confronto?

Ancora: perché la Fiat dovrebbe continuare ad investire in Italia con queste condizioni di mercato? In Italia, ma anche in Europa. La guerra dello spread di questi ultimi mesi, è stata anche, di fatto, una guerra commerciale interna tra le grandi imprese dei Paesi europei. Quelli sotto pressione finanziaria (Italia e Spagna in primis) hanno visto le proprie aziende industriali soffrire più delle altre a causa del downgrade finanziario. Le aziende italiane e spagnole sono state costrette a pagare il denaro più delle concorrenti tedesche o francesi quando si sono rivolte al mercato finanziario per chiedere prestiti.

Ma se la situazione è questa e il mondo è sempre più piccolo e ormai un’ impresa multinazionale può decidere di installare un nuovo impianto produttivo dove più gli conviene trovando praticamente gli stessi fattori della produzione ovunque, ha ancora senso per l’Europa continuare a non sostenere le  proprie imprese (o almeno quelle che si considerano ancora europee e mantengono tuttora, per poco tempo forse un qualche legame “affettivo”  con lo Stato d’origine – come la Fiat con l’Italia per esempio)  chiamate a confrontarsi in un mercato unico mondiale dove però non esistono regole comuni e condizioni identiche riguardo al mondo del lavoro (con annessi diritti minimi sindacali comuni) alla fiscalità generale e alla normativa sulla tutela giuridica del commercio?

Il Trattato di Maastricht è stato firmato da dodici Paesi europei il 7/2/1992. Oggi i Paesi membri sono ventisette. L’Europa è cambiata, il mondo è cambiato. Forse la crisi attuale che stiamo vivendo è l’occasione per ripensare ad alcune decisioni prese in momenti diversi, più favorevoli dal punto di vista economico, che oggi però ci penalizzano a livello di sistema Europa e non ci permettono di rispondere con decisione alle nuove sfide che come cittadini europei ci troviamo a dover affrontare.  Pensiamoci ora, prima che sia troppo tardi. 




martedì 18 settembre 2012

Translation of the post of 'September 17

Sergio, Susanna e Gilbert Keith Chesterton


This time they won both: Sergio Marchionne and Susanna Camusso.


The first had tried, perhaps prompted by the Family (Agnelli), trying to keep the car production in Italy. The project Factory Italy had enjoyed, had charm, Marchionne knew how to present in public and in the end, out of conviction or convenience, most had believed. Had believed politicians raised by not having to deal with a problem from the economic and social implications scary. We had believed the unions except FIOM, that in order to keep their jobs, they had decided that some acquired rights could be challenged. We had believed the Italians believe that after all he had done FIAT Italy's history and would continue to do so.
Perhaps the least convinced it was just Marchionne. While the rest of the words spoken in favor Factory Italy increased, concrete actions and investments were all in the other direction, overseas to support the production of the other car maker in the group, the Chrysler. It is no coincidence that in the States, Marchionne is seen as the savior of his country (automotive) while in Italy has become the scapegoat for not yet know what, however it is all his fault.

Susanna Camusso also won his battle, she was the only one who understood (or guessed) the "bluff" Marchionne. Projects for Factory Italy have never existed and no one else has ever seen. Bonanni and Angeletti did not understand how things really were, and they trusted the word of A.D. Fiat. When the market has crossed the highway to the recession, the game is over. Marchionne at this point could not wait any longer and had to come out, the project is over, the market has changed course, the future of Fiat in Italy must be reconsidered.

It 'clear that we are talking about two Pyrrhic victories. In this story you are writing these days, in recent weeks, there are no winners. However it turns out, to lose their jobs will be thousands of workers and employees and their families, to lose a bit of confidence and hope in the future for us all. Because one thing is certain: if Fiat decides a strong reduction of its presence in Italy the consequences for our country would not be painless.

And this is just the tip of the iceberg. At the moment there is no industry in Italy that is going through a period of deep crisis and restructuring. And 'these days the news of the deterioration of our position in the international ranking of the most industrialized countries, from fifth to eighth place. What to do at this point? First, a new industrial policy, one that has not been made ​​in Italy for decades. New industrial policy mean new politicians. There are many alternatives, it is necessary that we all roll up our sleeves and, each for their own competence and responsibility, we start to think about a new form of society, a new way of living together, new standards and styles life (affecting the world of work, pensions, schools, health to name just a few main themes) with his eyes turned especially to the younger generation, the most at risk with the current system.

The example in this regard would have to come from above, from the ruling classes, by our politicians who first had to deal with thinking and bring the long-awaited change. Unfortunately, their policy is the great absent at this time, and indeed the show offering himself our political class does not bode well for the coming months will be very challenging for our country.

Twenty-five years after the fall of the Berlin Wall, it seems that the capitalist and consumerist lifestyle that saw a totem in the market, is in deep crisis. But the heart of man desires happiness, today as yesterday, and continues to look for it. From this void to be filled, that there is, I am sure, now, the possibility for each of us of the change.

Wrote GK Chesterton in My Faith: "Conversion is the beginning of an active intellectual life, fruitful, enlightened and even adventurous."

Let's get in the game for the first and maybe we can even change the minds Marchionne.

lunedì 17 settembre 2012

Sergio, Susanna e Gilbert Keith Chesterton


Questa volta hanno vinto entrambi: Sergio Marchionne e Susanna Camusso.

Il primo ci aveva provato, forse anche spinto dalla Famiglia, a cercare di mantenere la produzione di autoveicoli in Italia. Il progetto Fabbrica Italia era piaciuto, aveva fascino, Marchionne sapeva come presentarlo in pubblico e alla fine, per convinzione o per convenienza, i più ci avevano creduto. Ci avevano creduto i politici, sollevati dal non dover affrontare un problema dai risvolti economici e sociali spaventosi. Ci avevano creduto i sindacati, tranne la FIOM, che pur di mantenere il posto di lavoro, avevano deciso che alcuni diritti acquisiti potevano essere messi in discussione. Ci avevano creduto gli italiani, convinti che la FIAT dopo tutto aveva fatto la storia d’Italia e avrebbe continuato a farla.
Forse il meno convinto era proprio Marchionne. Del resto mentre le parole spese a favore di Fabbrica Italia aumentavano, le azioni concrete e gli investimenti andavano tutte in altra direzione, oltreoceano, a sostenere la produzione dell’altra casa automobilistica del gruppo, la Chrysler.   Non è un caso che negli States, Marchionne sia visto come il salvatore della patria (automobilistica) mentre in Italia è diventato il capro espiatorio di non si sa ancora bene che cosa, comunque sia è tutta colpa sua.

Anche Susanna Camusso ha vinto la sua battaglia: è stata l’unica che aveva capito (o indovinato) il “bluff” di Marchionne. I progetti per Fabbrica Italia non sono mai esistiti e del resto nessuno li ha mai visti. Bonanni e Angeletti non hanno compreso come stavano realmente le cose e si sono fidati della parola dell’A.D. Fiat.  Quando il mercato dell’auto ha incrociato l’autostrada della recessione, il gioco è terminato. Marchionne a questo punto non poteva più attendere ed è dovuto venire allo scoperto, il progetto è superato, il mercato ha cambiato rotta, il futuro di Fiat in Italia va ripensato.  

E’ chiaro che stiamo parlando di due vittorie di Pirro. In questa storia che si sta scrivendo in questi giorni, in queste settimane, non ci sono vincitori. Comunque andrà a finire, a perdere il lavoro saranno migliaia di operai e impiegati con le loro famiglie, a perdere un pezzetto di fiducia e di speranza nel futuro saremo tutti noi. Perché una cosa è certa: se la Fiat decidesse una forte riduzione della sua presenza in Italia le ripercussioni per il nostro Paese non sarebbero indolori.    

E questa è solo la punta dell’iceberg. Al momento non esiste settore industriale in Italia che non stia attraversando un periodo di profonda crisi e ristrutturazione. E’ di questi giorni la notizia del peggioramento della nostra posizione nella classifica internazionale dei Paesi maggiormente industrializzati, dal quinto all’ottavo posto.   Cosa fare giunti a questo punto?  Per prima cosa una nuova politica industriale, quella che non è stata più realizzata in Italia da decenni. Nuova politica industriale significa però nuovi politici. Non ci sono molte alternative, occorre che tutti noi ci rimbocchiamo le maniche e, ciascuno per la propria competenza e la propria responsabilità, ricominciamo a pensare ad una nuova forma di società, ad un nuovo modo di vivere insieme, a nuovi standard e stili di vita (che riguardano mondo del lavoro, pensioni, scuola, sanità solo per citare alcuni temi principali)  con lo sguardo soprattutto rivolto alle nuove generazioni, le più a rischio con l’attuale sistema.

L’esempio in questo senso sarebbe dovuto venire dall’alto, dalle classi dirigenti, dai nostri politici che per primi avrebbero dovuto occuparsi di pensare e proporre il cambiamento tanto atteso. Purtroppo, proprio la politica è la grande assente in questo momento e anzi lo spettacolo che offre di sé la nostra classe politica non lascia ben sperare per i prossimi mesi che saranno molto impegnativi per il nostro Paese.

Passati venticinque anni dalla caduta del muro di Berlino, sembra che anche lo stile di vita capitalista e consumista che vedeva nel mercato un totem, sia in profonda crisi. Ma il cuore dell’uomo desidera la felicità, oggi come ieri, e continua a cercarla.  Da questo vuoto da colmare, che esiste, mi viene la certezza, adesso, della possibilità per ognuno di noi del cambiamento.

Scriveva Gilbert Keith Chesterton in La mia fede: “La conversione è l'inizio di una vita intellettuale attiva, fruttuosa, illuminata e addirittura avventurosa”.

Mettiamoci in gioco per primi e forse riusciremo anche a far cambiare idea a Marchionne.




venerdì 14 settembre 2012

Translation of the post of 'September 13

The origins of the Commission,  Mario Monti and the human race

The foreign policy of the United States of America after World War II had as its central element of the reconstruction of Europe (initially only the West) and Japan giving them the role of future trade partners and a bulwark against the spread of "communism". It was with the aim of rebuilding these areas, the United States looked favorably (allowed) the formation of regional organizations such as the European Community for Coal and Steel Community, the European Free Trade Association, the European Common Market to get up the birth of the European Union.

In the mid-sixties, it became clear that the most dynamic sectors and "forward-looking" of U.S. capitalism, Western European and Japanese were increasingly intertwined and had an increasingly international flavor. The old dream of a world community of the capitalists of the capital seemed close to realization, at least for a small community banks and transnational corporations.

This trend was immediately noticed by American and world bankers, the first of David Rockefeller. Rockefeller claimed in those years that the interests of mankind are better served in economic terms where the forces of the free market have the ability to transcend national boundaries. Were proponents of this economic policy open, international, leads the game in the United States. For example, from 1947 to 1967 six consecutive GATT lowered tariffs on the import USA in Europe and Japan. Of course the United States has always been divided between a protectionist soul  who looked more to the internal market and asked the Administration to shift the application of duties on exports of Europe and Japan to the U.S. and a internationalist soul.  In the 60's the U.S. domestic market was growing and therefore the internationalists had the upper hand, but at some point something broke.

In the early 70's there was the first global economic crisis of the postwar period. In August 1971, President Nixon launched the New Economic Policy. The financial world as it had been until then, he was never the same. Nixon wiped with a sponge the Bretton Woods agreement of 1944 declaring the non-convertibility of the dollar into gold. This measure would devalue the U.S. dollar and, therefore, promote U.S. exports in the European and Japanese markets during the sixties were very grown up. Also were applied to unilateral duties on imports into the United States, those who were violating the GATT just ended. If this policy was supported by the protectionist side of American capitalists, was seen as a smokescreen by internationalists who believed that this policy ultimately damaged USA. In fact, the divisions between the industrial capitalist countries were a threat to those players corporations (financial, commercial companies, banks) whose interests were closely related to free trade and free investment with flexible mechanisms of circulation of money.

Was to "support" these ideas that David Rockefeller in 1973, with some "friends", created an organization that would serve to protect the interests of supranational: the Trilateral Commission. Next year this organization, which still exists, will turn forty. The members and closest advisers who have been part of the Commission since its inception (July 1973) to date include representatives of banks, multinational corporations, news organizations and international organizations. And 'possible to connect to the corporate website of the Commission (http://www.trilateral.org/) to get an idea of the activity that carries on this organization and the people who currently belong to it. To date, the Italians present are 18, including John Elkann, Chairman of Fiat SpA, Maurizio Sella, President of Gruppo Banca Sella, Marco Tronchetti Provera, Franco Venturini, columnist for the Corriere della Sera, Enrico Letta, Member of Parliament and Deputy Chairman of the Democratic Party , just to name a few. November 16, 2011 Mario Monti resigned from the Commission after being chosen by President Napolitano to succeed Berlusconi at the head of the Italian government.

In July 2013, the Trilateral Commission, will celebrate its first forty years of life and action at the highest levels of financial power, international economic and political. And the way things have gone so far, it seems that the action taken has been effective. The interconnectedness of the modern world, in all sectors, it is perhaps gone beyond the imagination of the first members of the Trilateral Commission. But the interests of mankind, as they are called Rockefeller, today, are protected more and better than forty years ago?

giovedì 13 settembre 2012

Le origini della Commissione, Mario Monti e il genere umano


La politica estera degli Stati Uniti d’America dal secondo dopoguerra ha avuto come cardine principale la ricostruzione dell’Europa (inizialmente solo quella Occidentale) e del Giappone attribuendo loro il ruolo di futuri partners commerciali e baluardo contro l’espansione del “comunismo”. Proprio con il fine di ricostruire queste aree gli Stati Uniti hanno visto favorevolmente (hanno permesso) la formazione di organizzazioni regionali come la Comunità Europea per il Carbone e l’Acciaio, l’Associazione Europea di Libero Scambio, il Mercato Comune Europeo per arrivare sino alla nascita dell’Unione Europea.

A metà degli anni sessanta divenne evidente che i settori più dinamici e “lungimiranti” del capitalismo statunitense, europeo occidentale e giapponese erano sempre più intrecciati tra di loro ed avevano sempre più una connotazione internazionale. Il vecchio sogno dei capitalisti di una comunità mondiale del capitale sembrava prossimo a realizzarsi, almeno per una piccola comunità di banche e di imprese transnazionali.

Questa dinamica, questa tendenza, venne infatti subito notata dai banchieri d’affari statunitensi e mondiali, primo tra tutti David Rockefeller.  Rockefeller sostenne in quegli anni che gli interessi del genere umano vengono meglio serviti in termini economici laddove le forze del mercato libero hanno la possibilità di trascendere i confini nazionali.  Furono i fautori di questa politica economica aperta, internazionale, a condurre il gioco negli Stati Uniti. Per esempio dal 1947 al 1967 sei consecutivi negoziati GATT abbassarono le tariffe sull’import USA in Europa e Giappone. Certo gli Stati Uniti sono sempre stati divisi tra un’anima internazionalista ed una protezionista che guardava più al mercato interno e chiedeva all’Amministrazione di turno l’applicazione di dazi sulle esportazioni dell’Europa e del Giappone verso gli  USA. Negli anni 60 il mercato interno USA cresceva e dunque gli internazionalisti avevano la meglio, ma ad un certo punto qualcosa si ruppe. 

All’inizio degli anni 70 ci fu la prima crisi economica mondiale del dopoguerra.  Nell’agosto del 1971 il presidente Nixon varò la Nuova Politica Economica.  Il mondo finanziario così com’era stato sino ad allora, non fu più lo stesso. Nixon cancellò con un colpo di spugna gli accordi di Bretton Woods del 1944 proclamando la non convertibilità in oro del dollaro. Questa misura voleva svalutare la moneta statunitense e favorire di conseguenza le esportazioni USA nei mercati europei e giapponesi che negli anni sessanta erano molto cresciuti. Inoltre vennero applicati dazi unilaterali sulle importazioni negli Stati Uniti, violando quelli che erano gli accordi GATT appena conclusi. Se questa politica era sostenuta dal versante protezionista dei capitalisti americani, era vista come il fumo negli occhi dagli internazionalisti che ritenevano che questa politica danneggiasse in ultima analisi il Paese.  In effetti le divisioni tra le nazioni capitalistiche industriali costituivano una minaccia per quei player multinazionali (finanziari, società commerciali, banche) i cui interessi erano strettamente connessi al libero scambio e ai liberi investimenti con meccanismi flessibili di circolazione della moneta.

Fu per “sostenere” queste idee che nel 1973 David Rockefeller, con alcuni “amici”, creò un’organizzazione che doveva servire a salvaguardare gli interessi sovranazionali: la Commissione Trilaterale.  Il prossimo anno questo organismo, che esiste tutt’ora, compirà quarant’anni. I membri e i consiglieri più stretti che hanno fatto parte della Commissione a partire dalla sua fondazione (luglio 1973) fino ad oggi comprendono i rappresentati di banche, società multinazionali, società di informazione e organizzazioni internazionali. E’ possibile collegarsi al sito istituzionale della Commissione (http://www.trilateral.org/) per farsi un’idea dell’attività che porta avanti questa organizzazione e delle persone che attualmente ne fanno parte. Ad oggi gli italiani presenti risultano 18, tra cui John Elkann, Presidente di Fiat spa, Maurizio Sella, Presidente del Gruppo Banca Sella, Marco Tronchetti Provera, Franco Venturini, editorialista del Corriere della Sera, Enrico Letta, deputato e Vice Presidente del Partito Democratico , solo per citarne alcuni. Il 16 novembre 2011 Mario Monti si dimise dalla Commissione dopo essere stato scelto dal Presidente Napolitano quale successore di Berlusconi alla guida del Governo italiano.  

Nel luglio 2013 la Commissione Trilaterale festeggerà i suoi primi quarant’anni di vita e di azione ai massimi livelli del potere finanziario, economico e politico internazionale. E per come sono andate le cose sino ad ora, sembra proprio che l’azione svolta sia stata efficace. L’interconnessione del mondo contemporaneo, in tutti i settori, è forse andata oltre l’immaginazione dei primi membri della Trilaterale.  Ma gli interessi del genere umano, come li definiva Rockefeller, oggi, sono tutelati più e meglio di quarant’anni fa?




sabato 8 settembre 2012

Translation of the post of 'September 6

Okay?

Tonight we talk about us, let's talk about Italy. So let's talk about Europe.

The day of today, September 6, 2012, it takes very little to guess, will go down in history as a significant date in the historical period in which we live. After weeks, months of hesitation, finally the European Central Bank, despite the limitations of the tools available, took the decision to support the government bonds of countries under financial stress, buying them in the secondary market without limitation amount. Of course with some stakes. The securities purchased will be those with a maturity of short-term (one to three years) in order to maintain the psychological pressure on attention to public finances in the medium to long term. In addition, the Member States eligible for purchases of the ECB should engage in economic policies of rehabilitation and should keep their commitments, otherwise the ECB may sell the securities purchased by the finance deteriorate again and the spread of that country.

Please note, we are not worshiping the ECB and its main actor, the Italian Governor Mario Draghi. Do not escape the possible negative consequences of this choice, however, and he was seen immediately on the markets, has helped to remove oxygen from financial speculation. In fact, at this historical moment, the markets were expecting this position. Up to now, in terms of the crisis, the ECB was the only European institution to speak unambiguously and to take a firm stand against speculation. Other political institutions, the Commission and Parliament, as well as several individual Commissioners Premier national currencies occurred on things to do and to propose solutions to combat the crisis. Result: in the eyes of international investors Europe as it does not appear a credible political party and then you think that this weakness may affect also in finance and speculation can move undisturbed.

The move by Dragons broke the plunge and sent a strong signal in the opposite direction: Europe is united economically euro and financially able to support the speculative attacks in progress. The guarantee in this moment is not political, but provided by the ECB. Problem solved, the crisis passed? Absolutely not.

First. The choice of Dragons is a choice that would make European policy, but this did not happen. The consequences of what we will see in the coming months, in the coming years. It 'clear that national policies still have primacy over European interests. Second. The fundamentals of the real economy continues to deteriorate, at European level and at the level of individual states. Coming to us, in Italy unemployment is back to levels of the late '90s, industrial production is falling sharply, consumption decreases and commodity prices rise instead to the effect of fuel increasingly burdened by increased pressure tax. A new word begins to peep on the pages of newspapers, stagflation.

For us Italians it is clear that the answers to this situation cannot only come from the ECB. Must come from politics, our politicians and people of good will who have at heart the future of our children. Unfortunately, the political landscape we are seeing in these weeks of the end of summer is not the most reassuring. Not yet know the date of the elections, which should take place next spring if the houses will not be dissolved in advance, but the tension and the level of political confrontation between the sides is already so high that I really do not understand how Italy can withstand six / eight months of bitter fighting as those taking place between the parties. The Premier Monti is looking for, as far as possible, to modify the structural system of our country, but it is increasingly obvious to everyone that the resistance he encounters are awesome.

I conclude with a simple consideration: tonight probably Mario Draghi is regarded by the financial community (apart from Germany perhaps) the strongest man in the world and charismatic. However, there still remains a character not chosen democratically by the people of Europe, not the European Parliament, but elected by a very small group of his peers. Nevertheless, its power to affect the lives of the people of Europe and therefore also on our lives is enormous. And tonight it is a bit 'more.

Okay?

giovedì 6 settembre 2012

Va bene così?


Questa sera parliamo di noi, parliamo d’Italia. Quindi parliamo d’Europa.

La giornata di oggi, 6 settembre 2012, ci vuole veramente poco per intuirlo, passerà alla storia come una data significativa del periodo storico che stiamo vivendo. Dopo settimane, mesi di tentennamenti, finalmente la Banca Centrale Europea, pur nella limitatezza degli strumenti a disposizione, ha preso la decisione di sostenere i titoli di Stato dei Paesi sotto stress finanziario, acquistandoli al mercato secondario senza limitazioni d’importo. Certo con alcuni paletti. I titoli acquistati saranno quelli con scadenza a breve termine (da uno a tre anni) in modo tale da mantenere la pressione psicologica sull’attenzione ai conti pubblici nel medio lungo termine. Inoltre gli Stati che beneficiano degli acquisti della BCE devono impegnarsi in politiche economiche di risanamento e devono mantenere gli impegni presi, in caso contrario la BCE potrà vendere i titoli acquistati facendo peggiorare nuovamente la finanza e lo spread di quel Paese.  

Attenzione, non stiamo idolatrando la BCE e il suo principale attore, il Governatore italiano Mario Draghi. Non sfuggono le possibili conseguenze negative di questa scelta che tuttavia, e lo si è visto subito sui mercati, ha contribuito a togliere ossigeno alla speculazione finanziaria.  In effetti, in questo momento storico, i mercati si attendevano questa presa di posizione. Sino ad ora, in tema di crisi, la BCE è stata l’unica istituzione europea a parlare in modo univoco e a prendere una posizione decisa contro la speculazione. Le altre istituzioni politiche, Commissione e Parlamento, singoli Commissari oltre ai diversi Premier nazionali, si sono presentate divise sulle cose da fare e sulle soluzioni da proporre per combattere la crisi. Risultato: agli occhi degli investitori internazionali l’Europa così com’è non appare una controparte credibile politicamente e quindi si pensa che questa debolezza possa ripercuotersi anche in campo finanziario e che la speculazione si possa muovere indisturbata.

La mossa di Draghi ha rotto gli indugi e mandato un segnale forte nella direzione contraria: l’Europa è unita economicamente dall’euro e finanziariamente in grado di sostenere gli attacchi speculativi in corso. La garanzia in questo momento non è politica, ma fornita dalla BCE.  Problema risolto, crisi passata? Assolutamente no.

Primo. La scelta di Draghi è una scelta che avrebbe dovuto compiere la politica europea, ma così non è stato. Le conseguenze di ciò le vedremo nei prossimi mesi, nei prossimi anni. E’ evidente che le politiche nazionali hanno ancora la prevalenza sugli interessi europei.  Secondo. I fondamentali dell’economia reale continuano a peggiorare, a livello europeo e a livello dei singoli Stati. Venendo a noi, in Italia la disoccupazione è tornata a livelli di fine anni ’90, la produzione industriale è in forte calo, i consumi diminuiscono e i prezzi delle merci invece salgono per effetto dell’aumento dei carburanti sempre più gravati dall’aumento della pressione fiscale. Una nuova parola incomincia a far capolino sulle pagine dei giornali, stagflazione.

Per noi italiani è chiaro che le risposte a questa situazione non possono arrivare solo dalla BCE. Devono arrivare dalla politica, dai nostri politici e dalle persone di buona volontà che hanno a cuore il futuro dei nostri figli. Purtroppo lo scenario politico a cui stiamo assistendo in queste settimane di fine estate non è dei più rassicuranti.  Non si conosce ancora la data delle elezioni politiche, che dovrebbero tenersi la prossima primavera se le Camere non verranno sciolte anticipatamente, ma la tensione e il livello dello scontro politico tra gli schieramenti è già così alto che veramente non comprendo come l’Italia possa sopportare sei/otto mesi di aspri combattimenti come quelli in corso tra i partiti. Il Premier Monti sta cercando, nei limiti del possibile, di modificare l’impianto strutturale del nostro Paese, ma è sempre più evidente a tutti che le resistenze che incontra sono fortissime.

Concludo con una semplice considerazione: questa sera probabilmente Mario Draghi viene considerato dalla comunità finanziaria (a parte quella tedesca forse) l’uomo più forte e carismatico al mondo. Tuttavia rimane pur sempre un personaggio non scelto democraticamente dal popolo europeo, neanche dal Parlamento europeo,  ma eletto da un ristrettissimo gruppetto di suoi pari. Ciò nonostante, il suo potere di incidere sulla vita del popolo europeo e quindi anche sulla nostra vita è enorme. E questa sera lo è un po’ di più.

Va bene così?     



martedì 4 settembre 2012

Translation of the post of 'September 2

The week at the meeting in Rimini


This year the Meeting of Rimini did not disappoint. Hundreds of thousands of people in Rimini, August 19 to 25 were able to follow the hundreds of opportunities for meetings, presentations, exhibitions and cultural and sporting events that followed one another without a break during the day.
Certainly no one can follow all the meeting, many meetings and events are held at the same time, we must choose.
Personally I prefer to watch matches at the Meeting with the characters they are asked to deal with the issue of the moment. This year the title of the meeting was: "The nature of man is relationship with the infinite."

Monday, August 20th I attended all 'meeting with Shodo Habukawa, Abbot of Muryoko Temple (Buddhist temple on Mount Koya in Japan) and Don Stefano Alberto, professor of theology at the Catholic University of Milan who spoke Homo religiosus. The religious sense is what unites all people and expresses the consciousness of the original dependence on the Mystery that created them.

Tuesday, 21 have followed with particular attention to the relationship of Don Javier Prades Lopez, Rector of the University of San Damaso Madrid with the title theme of the Meeting. Report a clarity and at the same time such a theological depth that is really worth listen on YouTube (it is published on the channel of the Meeting of Rimini).

Wednesday was the turn of Italian astronaut Paolo Nespoli, presented by astrophysical  Marco Bersanelli, who gave a very interesting report and told us about his experience of life on how to become an astronaut and six-month stay in space.

Thursday, August 23 moved all present the testimony of the Palestinian doctor Izzeldin Abuelaish who came to tell us his story began in a land difficult for a child, the Gaza Strip. Of this meeting I wrote in the previous post where I reviewed the book written by Abuelaish. Also on Thursday, I heard another meeting Wael Farouq, Vice President of the Cairo Meeting and lecturer at the Institute of Arabic Language at the American University of Cairo and Mary Ann Glendon, Learned Hand Professor of Law at Harvard University to speak of desire and politics.

Friday, August 24 came for the first time at the Meeting of the UN General Assembly President, Nassir Abdulaziz Al Nasser, along with the Italian Foreign Minister, and S. Eminence Cardinal Jean Louis Tauran, President of the Pontifical Council for Interreligious Dialogue. The three entertained the audience on the theme: international political and religious freedom, particularly relevant in light of continuing attacks that almost every day there are still today in the world at the expense of Catholics in Africa and parts of Asia.

Finally, Saturday, Aug. 25 closing of the meeting "my" meeting was with Sergio Bertolucci, Director for Research and Computing at CERN in Geneva and Lucio Rossi, High Luminosity LHC Project Leader at CERN in Geneva who told us about the latest developments physics made ​​at CERN in Geneva and in particular, we have talked about the Higgs boson.

Perhaps some readers, remembering the week of the meeting as it was presented by national newspapers, after reading this post, he finds himself disoriented. Have not been mentioned Mario Monti and Corrado Passera, Corrado Cini and Antonio Tajani, Roberto Formigoni and Maurizio Lupi, Tiziano Treu and Enrico Letta, Raffaele Bonanni and Maria Elsa Fornero, all guests present at the Meeting this year and whose actions have received wide media coverage. Simply, as I said at the beginning, at the Meeting must choose. And my choice was that I told you.


domenica 2 settembre 2012

La settimana del Meeting


Anche quest’anno il Meeting di Rimini non ha deluso. Centinaia di migliaia le persone che a Rimini, dal 19 al 25 agosto hanno potuto seguire le centinaia di occasioni di incontri, presentazioni, mostre ed eventi culturali e sportivi che si susseguivano senza sosta durante l’arco della giornata.
Certamente nessuno può seguire tutto il Meeting, molti incontri ed eventi si svolgono in contemporanea, bisogna scegliere.
Personalmente al Meeting preferisco seguire gli incontri con i personaggi che vengono invitati a rapportarsi con il tema del momento. Quest’anno il titolo del Meeting era: “La natura dell’uomo è rapporto con l’infinito”.

Lunedì 20 agosto ho assistito all’ incontro con Shodo Habukawa, Abate del Muryoko Temple (tempio buddista sul monte Koya in Giappone) e Don Stefano Alberto, docente di Teologia all’Università Cattolica di Milano che hanno parlato dell’Homo Religiosus. Il senso religioso è ciò che unisce tutti gli uomini ed esprime la coscienza di originale dipendenza dal Mistero che li ha generati.

Martedì 21 ho seguito con particolare attenzione la relazione di Don Javier Prades Lopez, Rettore dell’Università San Damaso di Madrid avente a tema il titolo del Meeting. Relazione di una chiarezza espositiva e contemporaneamente di una tale profondità teologica che vale veramente la pena riascoltare su YouTube (si trova pubblicata sul canale del Meeting di Rimini).

Mercoledì è stata la volta dell’astronauta italiano Paolo Nespoli, presentato dall’astrofisico Marco Bersanelli, che ha tenuto una interessantissima relazione e ci ha raccontato la sua esperienza di vita su come si diventa astronauta e sui sei mesi di permanenza nello spazio.

Giovedì 23 agosto ha commosso tutti i presenti la testimonianza del medico palestinese Izzeldin Abuelaish che è venuto a raccontarci la sua storia iniziata in una terra difficile per un bambino, la striscia di Gaza. Di questo incontro ho scritto già nel precedente post dove ho recensito il libro scritto da Abuelaish.  Sempre giovedì ho ascoltato in un altro incontro Wael Farouq, Vice Presidente del Cairo Meeting e docente presso l’Istituto di Lingua Araba all’Università americana del Cairo e Mary Ann Glendon, Learned Hand Professor of Law alla Harvard University parlare di desiderio e politica.

Venerdì 24 agosto è venuto per la prima volta al Meeting il Presidente dell’Assemblea Generale dell’Onu, Nassir Abdulaziz Al Nasser, insieme al Ministro degli Esteri italiano e a S. Em. Cardinale Jean Louis Tauran, Presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso. I tre hanno intrattenuto la platea sul tema: politica internazionale e libertà religiosa, particolarmente di attualità tenuto conto dei continui attacchi che quasi ogni giorno avvengono ancora oggi nel mondo a danno dei cattolici in Africa e in alcune regioni dell’Asia.

Infine Sabato 25 agosto l’incontro di chiusura del “mio” Meeting è stato con Sergio Bertolucci, Director for Research and Computing al Cern di Ginevra e con Lucio Rossi, High Luminosity LHC Project Leader al Cern di Ginevra che ci hanno raccontato gli ultimi sviluppi della fisica compiuti al Cern di Ginevra e in particolare ci hanno parlato del bosone di Higgs.

Probabilmente qualche lettore, ripensando alla settimana del Meeting così come è stata presentata dai quotidiani nazionali, dopo aver letto questo post, si ritrova disorientato. Non sono stati citati Mario Monti e Corrado Passera, Corrado Cini e Antonio Tajani, Roberto Formigoni e Maurizio Lupi, Tiziano Treu e Enrico Letta, Raffaele Bonanni ed Elsa Maria Fornero, tutti ospiti presenti al Meeting di quest’anno e i cui interventi hanno ricevuto ampia risonanza mediatica. Semplicemente, come dicevo all’inizio, al Meeting bisogna scegliere. E la mia scelta è stata quella che vi ho raccontato.