E’ noto che noi italiani non possiamo rinunciare a due cose: commentare la formazione della nazionale di calcio scelta dal Mister per partecipare ai mondiali e la composizione di un nuovo Governo (tra l’altro quest’ultimo accadimento prima dell’avvento dell’era berlusconiana era più frequente del primo).
Ci permettiamo quindi anche noi, insieme ai moltissimi che in queste ore lo stanno facendo, di esprimere il parere sul primo Governo di Enrico Letta.
Sinceramente facciamo gli auguri al neo Premier perché la situazione politico – economica non è mai stata così difficile e complicata da gestire come in queste settimane e, come se non ce ne fosse bisogno, lo dimostra anche il gesto folle e disperato dell’attentatore che questa mattina ha sparato su due carabinieri in Piazza Montecitorio. L’attentatore ha dichiarato che in realtà voleva sparare ai neo ministri che entravano nel palazzo per il loro primo Consiglio dei Ministri.
Passiamo ad analizzare la lista dei nomi che compongono questo Governo: ecco che incominciano ad apparire alcune criticità. Quasi tutti i Ministri, salvo il Vice Premier e Ministro dell’Interno Alfano, sono personaggi politici di secondo piano, se non tecnici, del proprio partito di appartenenza. Questo, per un Governo definito dal Presidente della Repubblica un Governo politico, è un segnale di debolezza, certamente non di forza.
Sui nomi scelti, posto che si è deciso di non proporre un Governo composto dai politici big di partito (oppure i big di partito non hanno voluto esporsi in questa fase), la coppia Napolitano – Letta poteva scegliere forse con più accuratezza nomi diversi per alcuni Ministeri importanti. Ministeri come quello della Salute o delle Politiche agricole, così importanti e fondamentali in questi periodi di crisi economica, meritavano maggiore attenzione e competenze tecniche che non riscontriamo presenti nei nomi scelti.
Ma tant’è, ormai la squadra è fatta e ci rendiamo conto che non deve essere stato facile per il neo Premier Letta arrivare a comporre un puzzle come quello di dare un Governo all’Italia.
A questo punto crediamo che il Governo debba da subito iniziare a porre in campo tutte quelle riforme necessarie per far sì che il nostro Paese incominci finalmente ad uscire dall’immobilismo in cui versa da vent’anni.
Le prime cose da fare sono, da un punto di vista economico, bussare agli organismi competenti europei e chiedere con forza e ottenere una modifica del patto di stabilità, per permettere alla nostra economia di riprendere a crescere e di creare nuovi posti di lavoro. Mentre, da un punto di vista politico, la prima cosa da fare è la riforma della legge elettorale, con l’introduzione della possibilità per il cittadino di esprimere la propria preferenza per il politico da eleggere. Evitare anche questa volta di portare avanti questa riforma vorrebbe dire tradire il popolo italiano ed aprire le porte, la prossima volta che si andrà a votare, ai grillini da un lato e all’astensionismo dall’altro.
Per nostro conto, concluse queste due operazioni salva Paese, potremmo chiedere anche al Presidente Napolitano di sciogliere il Parlamento e tornare alle urne, questa volta con una nuova vera legge elettorale.
Un Parlamento di eletti dal popolo e non di nominati dai partiti, come è quello attuale, sarà in grado di dare nuova linfa alla politica italiana e di traghettarla fuori dal pantano in cui si trova.
Di questo ne siamo certi.