|
Più società, meno Stato |
Nei primi anni '80 irrompeva sulla scena politica italiana il tema della c.d. "questione morale". Fu il segretario del Partito Comunista Italiano, Enrico Berlinguer, il 28 luglio 1981 a parlare di questione morale nella storica intervista a Repubblica.
Eccone alcuni stralci: "...I partiti hanno occupato lo Stato e tutte le sue istituzioni, a partire dal governo. Hanno occupato gli enti locali, gli enti di previdenza, le banche, le aziende pubbliche, gli istituti culturali, gli ospedali, le università, la Rai TV, alcuni grandi giornali. Per esempio, oggi c'è il pericolo che il maggior quotidiano italiano, il Corriere della Sera, cada in mano di questo o quel partito o di una sua corrente, ma noi impediremo che un grande organo di stampa come il Corriere faccia una così brutta fine. Insomma, tutto è già lottizzato e spartito o si vorrebbe lottizzare e spartire. E il risultato è drammatico. Tutte le "operazioni" che le diverse istituzioni e i loro attuali dirigenti sono chiamati a compiere vengono viste prevalentemente in funzione dell'interesse del partito o della corrente o del clan cui si deve la carica. Un credito bancario viene concesso se è utile a questo fine, se procura vantaggi e rapporti di clientela; un'autorizzazione amministrativa viene data, un appalto viene aggiudicato, una cattedra viene assegnata, un'attrezzatura di laboratorio viene finanziata, se i beneficiari fanno atto di fedeltà al partito che procura quei vantaggi, anche quando si tratta soltanto di riconoscimenti dovuti".
E ancora: "La questione morale non si esaurisce nel fatto che, essendoci dei ladri, dei corrotti, dei concussori in alte sfere della politica e dell'amministrazione, bisogna scovarli, bisogna denunciarli e bisogna metterli in galera. La questione morale, nell'Italia d'oggi, fa tutt'uno con l'occupazione dello stato da parte dei partiti governativi e delle loro correnti, fa tutt'uno con la guerra per bande, fa tutt'uno con la concezione della politica e con i metodi di governo di costoro, che vanno semplicemente abbandonati e superati. Ecco perché dico che la questione morale è il centro del problema italiano..."
A parlare, ricordiamolo, era colui che da mezza Italia di allora veniva visto come il diavolo che mangia i bambini… Ma nell’Italia di oggi c’è qualche uomo politico che dice ancora queste cose?
Dopo questa denuncia che, ammettiamolo almeno ora, non chiamava però in causa tutti i partiti allo stesso modo, gli italiani hanno assistito a tangentopoli, alla fine della prima repubblica, all'arrivo della seconda repubblica, all'epoca di Berlusconi, Prodi e D'Alema e poi ancora agli scandali finanziari, italiani e internazionali. Ora siamo forse arrivati alla fine della seconda repubblica e siamo all’inizio di una nuova era, liquida, reticolare, multiforme e agnostica, nella quale sembrerebbe che i partiti tradizionali non esistano più e che gli elettori esprimano, in base a circostanze differenti, risposte puramente emotive.
Risultato? L'occupazione della società da parte dei partiti? Completata. Quello che Berlinguer denunciava 33 anni fa come un sinistro presagio si è realizzato. Ormai nessun anfratto della nostra società è immune dall'influenza dei partiti. Partiti non da intendersi solamente con riferimento alle forze politiche. Partiti nel senso di parti, sodali riuniti da interessi comuni, professionisti che si sostengono a vicenda, classi sociali privilegiate che difendono ad ogni costo i loro privilegi.
Quindici anni dopo l'intervista di Berlinguer, un altro personaggio pubblico italiano, non politico, ma religioso, Don Luigi Giussani, rispondendo ad un giornalista de "La Stampa" che lo interrogava su Mani Pulite diceva: "…la situazione è grave per lo smarrimento totale di un punto di riferimento naturale oggettivo per la coscienza del popolo, per cui il popolo stesso venga spinto a ricercare le cause reali del malessere e a salvarsi così dagli idoli. Questo smarrimento comporta una inevitabile, se non progettata, distruzione dello stato di benessere, che risulta così totalmente minato nella tranquillità del suo farsi. Perché riprendere, bisogna pur riprendere!".
In realtà si è continuato ad occupare sempre di più gli spazi della società civile incuranti del bene comune che è rimasto una frase di circostanza sulla bocca di uomini politici e delle istituzioni.
Le cronache di questi giorni purtroppo sono la prova che la situazione italiana è arrivata al limite. Quando gli indagati per reati penalmente gravi sono banchieri e magistrati, ex Ministri della Repubblica, medici e avvocati, imprenditori e ingegneri e non solo capi di famiglie camorristiche e mafiose, significa che le parole di un politico, considerato da molti un povero diavolo e quelle di un uomo Servo di Dio, che ha cercato di cambiare il modo di vivere la Chiesa e quindi di vivere la realtà e la politica, erano profetiche.
Sta ai politici di oggi, visto che quelli di ieri non ci sono riusciti, trovare il modo per lasciare più spazio alla società e far fare un passo indietro alla politica, allo Stato. Solo così si potrà iniziare a risolvere la questione morale.