Mi piace la teoria di Barnard, il medico di famiglia, con
cui l’autore inizia il diario di viaggio di Franco e Andrea: “ Funziona che la
vita sta tutta sotto una grande curva a campana, con al centro disturbi comuni
e ai lati stravaganze d’ogni sorta. La vita è diluita nel mezzo e troppo densa
ai lati”. Questo diario racconta la densità delle vite di Andrea, ragazzo
autistico dall’età di tre anni e di suo papà Franco il quale nel 2010 parte con
Andrea per un viaggio apparentemente senza meta che li porterà ad attraversare
i due continenti americani. Dal racconto
di quei giorni, l’autore, Fulvio Ervas ha scritto: “Se ti abbraccio non aver
paura”.
E’ un libro che mette a nudo il tuo essere lettore -
spettatore che pensi, leggendo di Andrea e Franco, per fortuna che i miei figli
non sono nati autistici. Però leggendolo, mi viene da pensare che forse mi sono
perso qualcosa. Non è il fatto che io personalmente non ho mai compiuto un
viaggio avventuroso come quello che hanno vissuto Franco e Andrea. E’ che forse
il rapporto con i miei figli non ha mai raggiunto un livello di ascolto
reciproco, di densità relazionale come quello che percepisco esserci tra Franco
e Andrea.
Certo non è facile mantenere costantemente, per tutta la
vita, questa attenzione. E’ un lavoro
sovrumano, che va oltre le forze fisiche di cui dispongono un uomo e una donna,
un padre e una madre. Nel diario papà Franco ad un certo punto lo dice
chiaramente: “Impreco, ma lo amo. Non so di cosa sia fatto questo amore. Credo
che nessun genitore possa rispondere facilmente a questa domanda”. Un figlio autistico, in questo senso, è una
grande occasione per andare all’origine di questo amore. Certo, potendo, un
genitore ne avrebbe preferita un'altra di occasione, ma qui si ritorna alla
teoria di Barnard, sulla densità ecc. ecc.
Da quando ho terminato di leggere il diario penso ad Andrea
ed a suo papà Franco come compagni di viaggio in questa vita e li vedo uniti dall’elastico
dell’amore che ogni giorno si tende al massimo, ma non si spezza mai. Come
penso spesso al mio amico Ugo e alla sua famiglia, la moglie Silvia e i suoi
due figli Riccardo di 5 e Letizia di 3 anni. Ugo da tre anni vive in compagnia
della SLA e da un anno mi parla solo muovendo le pupille sullo schermo di un
computer che poi traduce con voce metallica il suo pensiero. Tutto il resto del
corpo di Ugo è immobile su una sedia a rotelle. Si, decisamente anche la vita
di Ugo è molto densa… eppure quando vado
a trovarlo e gli chiedo come stai, mi risponde: “a parte la SLA, benissimo”!
Non si conoscono le ragioni della SLA come le cause
dell’autismo, ma del resto di quante
cose non si conoscono le ragioni eppure accadono? E’ la vita che le fa
accadere, ma non a caso. C’è sempre una ragione perché le cose accadono. Bisogna
vivere la quotidianità di ogni giorno chiedendo di avere sempre un compagno di
viaggio che ti faccia compagnia e ti aiuti a comprendere queste ragioni. Franco intuisce forse ad un certo punto del
cammino questo fattore e infatti ammette: “cercando di portare Andrea nel mio
mondo, forse sono solo riuscito a fare un piccolo passo nel suo…”
Come scrive S. Paolo nella prima Lettera ai Corinzi, Dio non
manda mai prove (tentazioni per San Paolo) che non siamo in grado di
sopportare. Non siamo mai lasciati soli, basta guardarsi intorno, basta
riprendere in mano i ricordi di Franco e Andrea. Consiglio veramente a tutti la
lettura di questo libro, dai quindici ai cent’anni, perché non è mai tardi per
leggere queste pagine e cercare d’imparare ad amare l’altro, il diverso da te,
tuo figlio.