Alla fine dell'arcobaleno |
Questo scrive in nota al romanzo l’autrice.
Alla fine dell’arcobaleno, che ho avuto la fortuna di leggere in anteprima, rappresenta una felice conferma del talento letterario di Silvia Molinari. Scritto sei anni dopo London Lies che ci ha fatto conoscere e amare la brillante Emma Woodhouse, Alla fine dell’arcobaleno non vuole essere un sequel del primo riuscitissimo romanzo, anche se la famiglia “allargata” di Emma rimane la protagonista di quest’ultima opera.
La storia è ambientata alla Rainbow Farm, la fattoria che Emma e Matthew hanno acquistato nel nord del Devon: la cugina di Emma, Melissa ha deciso di festeggiare lì il suo matrimonio. Tuttavia, i Renner, parenti americani di Detroit, cercano ogni modo per non partecipare all’evento, arrivando a chiedere a Lisbeth Madsen, la migliore amica della secondogenita Lizzie, di presentarsi al suo posto. Lisbeth, apprezzata ginecologa del Boston Medical Center, in Inghilterra per un master all’Università di Bristol, si trova così a dover trascorrere una settimana alla Rainbow Farm, obbligata a spacciarsi per la cugina americana che i parenti inglesi non vedono da anni. Il seguito di questo incipit ve lo facciamo solo immaginare.
In Alla fine dell’arcobaleno il lettore ritrova tutti i temi letterari cari all’autrice: l’amore per l’Inghilterra, il suo humor, i suoi costumi, la sua cucina, la sua campagna e la semplicità della gente che la abita. In più caratterizzano l’opera i riferimenti letterari alle autrici inglesi predilette dalla scrittrice: Jane Austen e le sorelle Brontë. La scrittura è diretta, pulita, efficace nel tratteggiare le situazioni umoristiche quanto nell’affrontare le scene drammatiche.
Alla fine dell’arcobaleno è un romanzo fortemente caratterizzato dalle passioni dell’autrice e ci porta pagina dopo pagina dentro il mondo dei famigerati Woodhouse e più avanziamo nella loro conoscenza, più incredibilmente ci rendiamo conto che la loro vita assomiglia alla nostra. Perché, come viene citato nel romanzo, quando non ci capita più niente di inaspettato vuol dire che siamo morti. Ma il romanzo di Silvia Molinari è anche un ruscello di primavera che raccoglie l’acqua delle nostre lacrime e i raggi di sole dei nostri pensieri e li convoglia nel grande mare della vita: è un libro pieno di passioni, di rifiuti, di amori, di fraintendimenti, di apparenti sconfitte e incerte vittorie, di cattiveria e di bellezza, di sogni e di speranze.
Non si può vivere senza fidarsi di nessuno. Perché significherebbe non fidarsi neppure di sé stessi afferma sfrontata la protagonista Lisbeth al suo interlocutore. E quindi, per terminare questa recensione, anch’io vi suggerisco di leggere Alla fine dell’arcobaleno: un libro da tenere sul comodino e da rileggere in quei momenti della vita in cui vorremmo avere vicino un amico che non c’è.
Silvia Molinari, Alla fine dell'arcobaleno, Amazon Media Eu, 2019
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