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Santa Madre Teresa di Calcutta

giovedì 3 maggio 2018

I vasi comunicanti





Sono passati due mesi dalle votazioni politiche e le possibilità che l'Italia abbia a breve un nuovo Governo sono ancora molto lontane.

In queste settimane abbiamo assistito ad un prevedibile balletto di incontri tra pseudo leader dei rispettivi partiti e coalizioni, tutti segnati da veti incrociati che non hanno permesso di arrivare ad una sintesi operativa: in altre parole non vi sono all'orizzonte accordi che lascino intravedere una soluzione allo stallo in atto.

Prevedibile perché l'esito delle votazioni era stato ampiamente anticipato da tutti i sondaggisti e i commentatori politici e si è effettivamente realizzato, senza considerare che nell'Italia di oggi, tripolare, una legge elettorale come quella licenziata dal precedente Parlamento non poteva assicurare una maggioranza tale da consentire la nascita di un Governo.

E infatti, nessuna forza politica, presentatasi in coalizione o singolarmente, ha potuto dichiararsi pienamente vincitrice della tornata elettorale, tanto che, alle Camere, nessuno ha una maggioranza consolidata per formare un nuovo Governo.

Ma anche questa inefficienza congenita della legge elettorale era ben nota a tutti i partiti prima del 4 marzo.

Preso atto di ciò, e tenuto conto delle distanze abissali presenti tra le diverse forze politiche, non si capisce come si possa ancora credere nella nascita di un Governo politico, destinato a durare un'intera Legislatura.

L’Italia, in questo, non è come la Germania. In quel Paese, i due principali partiti, i Cristiano Democratici (divisi tra CDU con 200 deputati eletti e CSU con 46 eletti) e i Socialdemocratici (con 153 deputati), con visioni del futuro per certi versi diametralmente opposte, sono riusciti dopo sei mesi di estenuanti trattative a trovare una sintesi in nome del Bene Comune e a formare un nuovo Governo con una maggioranza stabile in Parlamento.

Giusto? Sbagliato?

Ognuno può avere la propria opinione. La mia è che un Governo che nasce in questo modo merita il massimo rispetto per i leader e la classe dirigente di quei partiti che hanno rinunciato ad un pezzo del proprio programma elettorale, anche a costo di scontentare una parte dell'elettorato, per dar vita ad un programma più ampio, con lo scopo finale di far crescere comunque il proprio Paese.

Sarebbe possibile fare la stessa cosa in Italia? Certo che sarebbe possibile, se ci fossero anche nel nostro Paese le condizioni minime per attuarlo: dei veri leader politici e una vera classe dirigente… ma purtroppo entrambe le categorie non frequentano più il nostro Paese da lungo tempo… E quando si intravede una personalità che potrebbe spiccare al di sopra della mediocrità che abita la nostra politica, ecco che per il principio dei vasi comunicanti, tutti gli altri pseudo protagonisti la combattono e cercano di riportarla giù, verso il basso, verso quella “media” quella “via di mezzo” che colora di grigio le loro giornate, corrose dall'invidia e dalla ricerca continua di qualche rendita per sé e per il proprio gruppuscolo di fedelissimi.

Sarebbe questa la classe politica che dovrebbe trovare la quadra e dare un nuovo Governo al Paese?

È impensabile che in poche settimane, in Italia, si possano creare convergenze su programmi partendo da visioni sul futuro diametralmente opposte, senza considerare le acredini personali sviluppatesi negli ultimi anni tra i diversi Capi popolo.

La soluzione allora è quella di riunire attorno ad un esecutivo di scopo i principali partiti, formare un governo destinato a modificare la legge elettorale nel senso che fornisca una maggioranza certa già la sera delle elezioni, e quindi tornare immediatamente al voto. Inutile perdere altro tempo.

Poi, però, per i problemi del nostro Paese non diamo la colpa alla Germania…

1 commento:

  1. Buon senso e reale orientamento al bene comune. Il resto è quel "di più" che sta ostacolando la possibilità dare un governo al Paese. E tutti ci rendiamo conto di quanto ve ne sia bisogno... tutti?

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