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Santa Madre Teresa di Calcutta

sabato 23 maggio 2015

Fuga dal Campo 14

L’ultimo gulag.

Così si potrebbe sotto titolare il libro Fuga dal Campo 14, resoconto dei primi ventitré anni di vita di Shin Dong- hyuk raccontati dal giornalista Blaine Harden.

Chi è Shin? Shin è un uomo, nato nel 1982 in Corea del Nord, all’interno del Campo 14. Per circa venti anni ha vissuto una non vita da recluso in pochi chilometri quadrati.

La sua colpa? Quella di avere due genitori anch’essi reclusi nel Campo 14 perché figli a loro volta di nemici del popolo coreano. Di fatto: schiavi umani utilizzati a costo zero per mandare avanti la sgangherata produzione industriale e agricola della Corea del Nord.

Il Campo 14, visibile sulla cartina geografica della Corea del Nord grazie al semplice Google Maps, è uno dei Campi di rieducazione presenti in quello Stato, dove persone come Shin, da decenni, nascono, vivono e muoiono (intorno ai quarant’anni) senza aver mai saputo e conosciuto l’esistenza di altra parte del mondo.

Shin, destinato anch’esso a seguire le vite degli altri abitanti del Campo 14, per fortuna o per destino, grazie ad una serie di circostanze favorevoli, il 2 gennaio 2005 riuscì a fuggire dal Campo 14. 

Onestamente non ci sentiamo qui di riassumere, anche se brevemente, quello che Shin, anni dopo, ritrovata la serenità e persa l’angoscia atavica di morire di fame che lo aveva accompagnato dalla nascita, ha raccontato al giornalista Harden. Quello che troverete scritto nel libro non è per palati fini, ma è la cruda realtà vissuta da Shin fino alla sua fuga. Pochissimi sono riusciti a fuggire da un Campo di lavoro nord coreano e a restare vivi: Shin è uno di questi. 

L’importanza di questo libro è duplice: da un lato ci fa rendere conto come, ancora adesso mentre stiamo scrivendo queste righe, vi siano persone in Nord Corea che vivono la non vita vissuta da Shin nel Campo 14. Dall’altro ci ricorda che non bisogna mai dimenticare di cosa è capace il cuore dell’uomo quando perde di vista il rapporto con l’Infinito e cerca di imporre ad altri uomini la propria ideologia con la forza. Negli ultimi cento anni di storia purtroppo lo abbiamo sperimentato più volte, dallo sterminio degli Ebrei e delle minoranze etniche nella seconda Guerra mondiale da parte dei nazisti alla deportazione in Siberia di milioni di russi da parte di Stalin. 

Vengono in mente le parole di un’altra persona che ha molto sofferto nella sua vita di dissidente, Vàclav Havel: “Oggi più che mai, la nascita di un modello economico e politico migliore deve prendere le mosse da un più profondo cambiamento esistenziale e morale della società: non è qualcosa che basta concepire e lanciare come il modello di una nuova automobile; se non si tratta solo di una nuova variante del vecchio marasma, è qualcosa che si può configurare solo come espressione di una vita che cambia. Non è detto quindi che con l’introduzione di un sistema migliore sia garantita automaticamente un vita migliore, al contrario: solo con una vita migliore si può costruire anche un sistema migliore.” (cit. da Il Potere dei senza potere).

In Corea del Nord esistono ancora oggi gli ultimi gulag, facciamo in modo che queste realtà vengano sempre più conosciute. Solo così possiamo sperare che cadano presto i fili spinati che li circondano e che gli ideatori e i fiancheggiatori di queste barbare creazioni siano assicurati da subito alla giustizia terrena.

Oggi Shin vive tra gli Stati Uniti e la Corea del Sud e si dedica a far conoscere, soprattutto ai giovani studenti, le atrocità del Governo della Corea del Nord, da uomo libero.

Blaine Harden, Fuga dal Campo 14, Codice Edizioni - 2012

  




2 commenti:

  1. Da leggere, da condividere, perchè ormai troppo abituati a voltarci dall'altra parte all'incontro con certe brutture..
    Grazie Lorenzo..Un felice w/e!

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  2. Ciao, anche io ho finito da poco questo libro e ne sono rimasta spiazzata benchè più o meno conoscessi già la situazione politica della Corea del Nord.
    E' ingiusto che la grande problematica della Corea sia circondata dal silenzio e non mi spiego come il mondo possa ignorarla visti i numeri e le evidenti prove dell'esistenza di quanto il governo di Pyongyang si ostina a negare.
    Un applauso sincero a Harden per aver reso la lettura snella e non pensante come invece si ritrova in molti libri che parlano di altri campi di concentramento. Snella, si, ma non per questo meno incisiva.
    Se ti interessa leggere la recensione che ho postato sul mio blog ti lascio il link: Raggy - Recensione de Fuga dal Campo 14.
    Scusa per l'eventuale spam indesiderato.

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