Ci sono persone così povere che l'unica cosa che hanno sono i soldi.

Santa Madre Teresa di Calcutta

venerdì 27 maggio 2016

La Riforma Costituzionale: un po' di storia


Il labirinto delle riforme costituzionali

Prima di analizzare nel dettaglio la riforma costituzionale proposta dal Governo Renzi, crediamo sia importante ripassare un po’ di storia recente.

Ci limiteremo brevemente a ricordare i tentativi di riforma della Costituzione compiuti dai Governi della Repubblica, senza citare le diverse Commissioni bicamerali per le riforme costituzionali istituite dal Parlamento nel corso delle diverse Legislature.

Già dai primi anni Novanta, i Governi della Repubblica sentirono l’esigenza di studiare eventuali interventi atti a migliorare e snellire la vita democratica del Paese che iniziava ad attraversare un periodo di crisi politica, economica e sociale.

L’idea di semplificare il nostro sistema istituzionale (improntato su un bicameralismo perfetto che per forza di cose dilata quasi all’infinito i tempi per l’approvazione di una legge) per restare al passo con le nuove esigenze dei tempi, era e rimane sicuramente positiva.

Antonio Maccanico (Governo De Mita) nel 1988 fu il primo politico nominato Ministro per gli Affari regionali e i problemi Istituzionali (prima volta nella Repubblica) cui seguì Mino Martinazzoli (VII Governo Andreotti) nel 1991. Il suo ministero venne rinominato Ministero per le riforme istituzionali e per gli affari regionali.

Già da questi brevi cenni, possiamo renderci conto che sono passati più di venticinque anni da quando il mondo politico iniziò a discutere di riforme istituzionali, senza di fatto giungere ad una modifica sostanziale delle nostre procedure e dei nostri organi costituzionali.

Un primo progetto di riforma costituzionale di un certo respiro, promosso dai Governi di Centro Sinistra, fu approvato dal Parlamento e si concretizzò nel 2001 con la modifica del titolo V della parte seconda della Carta (quello riguardante gli enti locali e le competenze Stato - Regioni). Il successivo referendum costituzionale che si svolse in Italia per la prima volta, confermò le modifiche varate dal Parlamento. Tale riforma però non modificò sostanzialmente il funzionamento dei principali poteri costituzionali, Governo e Parlamento.

Un secondo tentativo, più incisivo, di modificare il funzionamento della vita istituzionale dello Stato, promosso dal Governo Berlusconi, fu invece bloccato dal referendum costituzionale del 2006 che lo bocciò. Con la riforma del 2005 si voleva, in estrema sintesi, proporre per l’Italia un modello di Repubblica federale, con un Esecutivo forte a scapito di un Parlamento che vedeva limitati i suoi poteri. Non vogliamo qui entrare nel merito di quella riforma fallita per volere del popolo italiano.

Con questo breve excursus desideriamo solo ricordarci da dove veniamo: cioè da un periodo di 25 anni durante i quali si è parlato molto su come riformare questo Paese, ma poi nei fatti si è riuscito o voluto fare ben poco.

Tra alcuni mesi avremo nuovamente la possibilità di prendere posizione su questa nuova proposta di riforma del nostro ordinamento repubblicano. Utilizziamo bene questo tempo per informarci, riflettere e quindi votare un o un No a quello che per noi sarà il giudizio finale sulla riforma costituzionale del Governo Renzi.

Ma ricordiamoci per bene una cosa: il nostro non dovrà essere un Sì o un No al Governo Renzi, ma solo a questa proposta di modifica costituzionale.

Personalizzare il voto sarebbe un grosso errore.


domenica 15 maggio 2016

Il rosicone

Rosicone


Alcune riflessioni a caldo sulla legge “Cirinnà”.

Da cattolico quale sono, dovrei passare queste ore a “rosicare” secondo quanto asseriscono i sostenitori della legge. A parte il fatto che, non capisco per quale motivo, debbano ritenersi non cattoliche le persone a favore della Cirinnà: e quindi a quale religione dovrebbero appartenere: musulmana, ebraica, induista, scintoista? Oppure sono tutte atee?

In realtà, tranquillizzo subito i nostri maître à penser, il sottoscritto è assolutamente contento che finalmente si sia fatta anche in Italia una legge che regolamenti le unioni civili.

Oggettivamente il tema era “caldo” da parecchi anni ed effettivamente, senza arrivare a toccare il punto delle convivenze omosessuali, esisteva una lacuna normativa ampia che riguardava in generale tutte le persone conviventi, anche non legate da vincoli affettivi e sessuali.

Ma il sottoscritto è assolutamente contento di questa legge per un semplice motivo: finalmente anche l’Italia ha una legge che regolamenta questo tipo di unioni e spera vivamente che da oggi in avanti il Governo e il Parlamento si preoccupino non di alcune migliaia di persone, ma di alcune decine di milioni di persone che hanno formato una famiglia (l’unica cellula fondante la vita civile dello Stato in tutto il mondo) e che faticano a portarla avanti ed a svilupparla.

Penso alla crisi economica che ha lasciato uno o entrambi i genitori senza lavoro, penso alla denatalità ormai impressionante perché gli orari di lavoro (quando ancora c’è) mal si conciliano con l’attività di crescere i figli, soprattutto per le donne; penso alle famiglie numerose, sempre meno presenti, che non hanno aiuti seri dallo Stato. Penso alle scuole e a tutti i problemi legati all’educazione.

In questo senso non credo che un referendum abrogativo sulla Cirinnà sia una buona idea. C’è il rischio che a prevalere siano gli schemi ideologici, mentre invece la Cirinnà dovremmo lasciarla operare così com’è e tra dieci anni si potrà verificare quanto, nei fatti, sarà stata utilizzata dalle coppie di fatto per regolarizzarsi.

Anche perché, parliamoci chiaro, la Cirinnà qualche “paletto” importante, dal nostro punto di vista di “rosiconi” l’ha pure messo: no alle adozioni per le coppie dello stesso sesso. Una cosa invece non mi è chiara: l’assenza dell’obbligo di fedeltà. Forse che un amore omosessuale è meno fedele di un amore tra un uomo e una donna? Semmai è opportuno evitare che sentenze “artistiche o interpretative” di alcuni giudici introducano la possibilità per le coppie omosessuali di adottare figli. Questo è il vero tema per il futuro.

Io penso che il Governo Renzi, che tanto si è beato in queste ore su giornali e televisione per essere stato capace di portare sino in fondo la legge Cirinnà, sarà giudicato dai cattolici da quanto farà sui temi legati alla famiglia tradizionale.

Certo, il metodo usato da Renzi per far approvare la Cirinnà può essere criticato. Utilizzare la fiducia, obbligare i deputati e i senatori a votare un testo blindato non è mai positivo, soprattutto quando in gioco ci sono temi così sensibili, ma tant’è. Il nostro fiorentino ormai lo conosciamo.

È pur vero che senza una imposizione decisa da parte del Governo, oggi avremmo ancora il Parlamento che discute di massimi sistemi e una legge di questo tipo sarebbe ancora nel limbo. Noi italiani, per storia, siamo il popolo dei mille comuni, dei mille campanili e questo fatto in politica si è tradotto a volte in uno stallo conservativo che non ha fatto bene al progresso del Paese.

Per chiudere, bene questa legge Cirinnà, ma d’ora in avanti capitolo chiuso, guardiamo avanti ed occupiamoci dei temi caldi che riguardano le famiglie degli italiani, i figli che non nascono e la loro educazione: Renzi ci sei? Batti un colpo, coraggio!     

venerdì 22 aprile 2016

Le riforme costituzionali



Nei giorni scorsi si è concluso l'iter legislativo delle riforme costituzionali. Il prossimo mese di ottobre sarà dunque decisivo per il proseguimento o meno del Governo di Matteo Renzi. Il premier infatti ha volutamente legato la tematica del Referendum confermativo sulle modifiche costituzionali alle sorti del suo esecutivo.

Gli italiani hanno quindi circa sei mesi di tempo per meditare sulla riforma varata dal Parlamento e decidere se sostenerla o abrogarla tramite il voto referendario.

Prima di analizzare, nei post successivi, le ragioni dell'una e dell'altra parte, proponiamo ora alcune considerazioni di carattere generale su quanto abbiamo ascoltato e letto negli ultimi due anni sul tema delle riforme.

Una premessa generale per chiarire subito il campo: chi scrive non è un sostenitore del Governo Renzi, semmai uno strenuo supporter del nostro Bel Paese, delle persone che vi abitano, dei giovani che non partono per cercare lavoro altrove oppure di quelli che ritornano dopo un’esperienza lavorativa all’estero per contribuire alla rinascita della nostra Patria. Noi crediamo che quando si affrontano tematiche di così ampio respiro e di così vitale importanza per il futuro della nazione, dovrebbero essere costoro i riferimenti con cui confrontarsi: le generazioni future degli italiani.

Per poter esprimere con una ragionevole certezza il nostro voto non dovremmo focalizzarci sul binomio, Governo SI, Governo NO; Matteo SI o Matteo NO. Con l'esito del referendum non ci giochiamo il Governo di Matteo Renzi, ma probabilmente ci giocheremo un pezzo importante del futuro del nostro Paese.

Pertanto cari concittadini, informiamoci da fonti diverse e riflettiamo su quello che leggeremo: al termine di questo lavoro saremo pronti per andare a votare secondo quello che ci detterà la nostra coscienza. Non lasciamoci tirare dentro il gioco di essere pro o contro il Governo. Perché, in questa storia, l’unico pericolo che dobbiamo assolutamente cercare di evitare, è quello di cadere nella demagogia, cioè nel lasciarci ammaliare dalla retorica dei capi bastoni vicini unicamente alle proprie fazioni politiche ed elettorali e distanti dal bene comune. 

Per tutti i sei mesi che ci separano dal referendum, sentirete o leggerete pochissime volte riflessioni come queste: ragionate con la vostra testa.

E' il bene comune del nostro Paese la stella polare che ci dovrà guidare mentre esprimeremo il giudizio finale su quanto proposto dal Parlamento. Da parte nostra, l'impegno che prendiamo è quello di analizzare nelle prossime settimane le ragioni del si e quelle del no e di cercare di proporre una sintesi che si riveli, a distanza di tempo, la più eticamente corretta.

Che poi Matteo Renzi, in base al voto espresso dagli italiani, opti per le dimissioni o decida di continuare il suo servizio alla nazione, francamente non ce ne importa nulla.

sabato 26 marzo 2016

Tradimento Misericordia e Resurrezione



Tra poche ore noi cristiani celebreremo la Pasqua del Signore. In questi momenti, chiamato a riflettere sul significato di questa festa, mi vengono in mente tre parole.

La prima è tradimento. Ce ne parla il Vangelo di Matteo: “Venuta la sera, si mise a mensa con i Dodici. Mentre mangiavano disse: «In verità io vi dico, uno di voi mi tradirà». Ed essi, addolorati profondamente, incominciarono ciascuno a domandargli: - Sono forse io, Signore?”.

Purtroppo il nostro cuore non riesce a non tradire. Anche l’amico più amico, il sentimento più nobile, lo sforzo più energico, alla fine devono cedere di fronte alla fatica del quotidiano. E a prendere il sopravvento sono da un lato la noia, dall’altro l’istinto.

Da soli non ce la facciamo a vincere noi stessi, la nostra debolezza: da soli l’unica esperienza veramente umana che possiamo mettere in atto è il tradimento. Non ci sono riusciti nemmeno gli Apostoli, che pure erano stati con Lui tre anni, oltre mille giorni in Sua compagnia, mattina, pomeriggio e sera: alla prima difficoltà lo hanno tradito. Lo ha tradito Giuda, lo ha tradito Pietro.

Siamo quindi stati creati per tradire?

La seconda parola che mi viene in mente è la parola misericordia.

Dio è misericordioso, amoroso, caritatevole. Dio è infinito amore e infinito perdono. E’ l’unico che può abbracciare il cuore dell’uomo improntato al tradimento e consolarlo.

Nella storia del mondo, sino ad oggi, solo un essere umano che ha calpestato questa terra si è dichiarato Figlio di Dio. Questa persona si chiama Gesù di Nazareth ed è venuta al mondo per prendere su di sé il tradimento del nostro cuore e redimerlo, riscattarlo, purificarlo, donarci un cuore nuovo capace di amare veramente.

Ma che prove abbiamo di ciò?

La terza parola che mi viene in mente è la parola resurrezione.

La Pasqua che andremo a celebrare tra poche ore è una Pasqua di resurrezione. Perché quell’uomo di nome Gesù, morto crocifisso dal tradimento dei suoi concittadini, dei suoi confratelli, dei suoi amici, rinchiuso in un sepolcro, dopo tre giorni è resuscitato.

Gesù, l’unico giusto al mondo che non ha mai tradito il suo destino umano, è passato dalla condizione cui tutti noi tendiamo, la morte, e l’ha vinta tornando in vita. Solo seguendo la sua via, il nostro cuore può imparare a rimanere fedele a sé stesso, al proprio desiderio di felicità, di solito infranto dall’inevitabile tradimento.

Anche oggi, immersi come siamo in un mondo fatto principalmente di immagini, quante volte al giorno siamo testimoni del nostro e dell’altrui tradimento? Quando poi il tradimento ultimo, la morte, colpisce i più indifesi, i più piccoli tra di noi, a volte il nostro cuore non riesce a sopportare la fatica ed arriva anche a ribellarsi a Dio. Ci chiediamo le ragioni di tutto questo male, di questo dolore. Ma non troviamo una risposta.

Ebbene, non sempre esiste una risposta al male del mondo. Non esiste una persona al mondo, neanche il Papa, che sappia dare una spiegazione razionale al dolore di una mamma che vede morire il proprio bambino, magari affogato in mare mentre stava cercando di portarlo in una terra accogliente (l’Europa) lasciandosi alle spalle anni di guerre e carestie. Nessuno può giustificare il dolore derivante dalla perdita di una persona che esce di casa per recarsi al lavoro e rimane vittima di un attentato in una stazione della metropolitana.

Solo la misericordia di Cristo è capace di abbracciare questo dolore e farsi sua compagnia. Occorre però che il cuore dell’uomo si renda disponibile a questo abbraccio misericordioso, che metta in gioco la propria libertà e dica il suo sì.

Questa è l’unica condizione per evitare di essere solo burattini nelle mani di un Altro.

Buona Pasqua a tutti.  

martedì 9 febbraio 2016

Renzi e il Festival di Sanremo...





Premessa: non siamo mai stati teneri con Berlusconi e i suoi governi. All’esperienza politica del Centro Destra italiano degli ultimi vent’anni addebitiamo il tradimento di quella rivoluzione liberale che avrebbe dovuto rimodernare il Paese, ma che nei fatti non si è vista.

Questo mancato rinnovamento ha comportato per l’Italia, rimasta fanalino di coda della UE, dopo quattro anni di crisi economica mondiale e l’uscita di scena pilotata dell’ultimo governo Berlusconi nel 2011, di dover subire i draconiani tentativi di salvataggio del proprio sistema economico, tutt’altro che riusciti, per motivi diversi, dei Governi Monti e Letta.

Fu per questo che gli italiani nel 2014 accolsero il giovane premier Renzi con entusiasmo e gli aprirono un mandato di credito quasi illimitato. Certo, forse non tutti i proclami del nuovo leader vennero accolti seriamente, con convinzione profonda, come quando all’inizio egli si presentò, promettendo di attuare nel Bel Paese una riforma al mese. Quella affermazione, agli occhi ormai senza più lacrime degli italiani, sembrò una boutade piuttosto che una to do list, un programma da attuare. Ma la fiducia rimase, anche perché alternative all’orizzonte non se ne vedevano… 

Poi finalmente arrivarono i primi tentativi concreti di cambiare il Paese, a partire dalla riforma costituzionale e dalla legge elettorale, tutt’ora non approvate, ma in dirittura d’arrivo. Seguirono la riforma del lavoro, della pubblica amministrazione, quella fiscale. Altre riforme invece si arenarono quasi subito. Come quella relativa alla riduzione dei costi della macchina amministrativa, la c.d. spending review, sbandierata nei primi mesi, letteralmente evaporata dopo la vendita delle prime dieci auto blu.

Ma tant’è. Il credito degli italiani a Renzi era tale e l’economia mondiale in ripresa, che il 2014 e l’inizio del 2015 passarono con il vento in poppa. Il grande successo del PD alle Europee del 2014 e l’indubbio successo di Expo nel 2015, di cui il Premier non mancò di evidenziarne la riuscita come fosse stata opera del suo Governo, contribuirono a rendere la leadership renziana sempre più convinta di avere l’appoggio della maggioranza degli italiani.

Ed è proprio da questa convinzione di aver in pugno il Paese, che hanno inizio i problemi attuali del governo Renzi. Alcune riforme attese da tempo, come quella del Jobs Act, nel corso del 2015 non hanno dimostrato di portare gli esiti sperati, cioè una riduzione della disoccupazione. Quella del sistema bancario, impostata nel 2015, sino ad ora non ha contribuito a creare quel clima di fiducia dei mercati nei confronti del nostro sistema economico, del nostro Sistema Paese, che rimane osservato speciale.

Di più, in Europa Renzi ha cercato di monetizzare troppo presto il pacchetto delle riforme interne, alcune ancora in corso, altre solo abbozzate (i famosi compiti a casa), chiedendo alla Commissione alcuni punti di flessibilità in più per la nostra spesa pubblica in un momento storico dove purtroppo la crescita economica vista nel biennio 2014/2015, peraltro debole, si sta fermando.

E arriviamo agli ultimi mesi, trascorsi con il dibattito politico interno focalizzato sulla riforma costituzionale e sulla legge per la parità dei diritti per le coppie omosessuali, mentre i pensieri degli italiani andavano da tutt’altra parte. Un tentativo per distogliere la mente dalla gravità della situazione economica?

Diciamo la verità: se al posto di Renzi ci fosse stato Berlusconi e la Borsa di Milano avesse perso dall’inizio dell’anno ad oggi quasi il 25% del suo valore di capitalizzazione, il leader di Centro Destra sarebbe stato oggetto di una potente campagna denigratoria e costretto alle dimissioni, come accadde nel 2011.

Con Renzi invece, come si sta comportando l’establishment che conta in Italia? Per ora tace, cercando appunto di distrarre l’opinione pubblica portandola ad occuparsi di grandi tematiche, di massimi sistemi che coinvolgono emotivamente le persone e le allontanano dagli argomenti spigolosi.

Fino a quando potrà durare il giochetto?

Perché una cosa è certa: in politica si guadagna il consenso e il potere con le promesse di un mondo migliore, ma si perde potere e consenso quando la borsa della spesa rimane vuota.

Ma da stasera ricomincia il Festival di Sanremo...