Tra poche ore noi cristiani celebreremo la Pasqua del Signore. In questi momenti, chiamato a riflettere sul significato di questa festa, mi vengono in mente tre parole.
La prima è tradimento. Ce ne parla il Vangelo di Matteo: “Venuta la sera, si mise a mensa con i Dodici. Mentre mangiavano disse: «In verità io vi dico, uno di voi mi tradirà». Ed essi, addolorati profondamente, incominciarono ciascuno a domandargli: - Sono forse io, Signore?”.
Purtroppo il nostro cuore non riesce a non tradire. Anche l’amico più amico, il sentimento più nobile, lo sforzo più energico, alla fine devono cedere di fronte alla fatica del quotidiano. E a prendere il sopravvento sono da un lato la noia, dall’altro l’istinto.
Da soli non ce la facciamo a vincere noi stessi, la nostra debolezza: da soli l’unica esperienza veramente umana che possiamo mettere in atto è il tradimento. Non ci sono riusciti nemmeno gli Apostoli, che pure erano stati con Lui tre anni, oltre mille giorni in Sua compagnia, mattina, pomeriggio e sera: alla prima difficoltà lo hanno tradito. Lo ha tradito Giuda, lo ha tradito Pietro.
Siamo quindi stati creati per tradire?
La seconda parola che mi viene in mente è la parola misericordia.
Dio è misericordioso, amoroso, caritatevole. Dio è infinito amore e infinito perdono. E’ l’unico che può abbracciare il cuore dell’uomo improntato al tradimento e consolarlo.
Nella storia del mondo, sino ad oggi, solo un essere umano che ha calpestato questa terra si è dichiarato Figlio di Dio. Questa persona si chiama Gesù di Nazareth ed è venuta al mondo per prendere su di sé il tradimento del nostro cuore e redimerlo, riscattarlo, purificarlo, donarci un cuore nuovo capace di amare veramente.
Ma che prove abbiamo di ciò?
La terza parola che mi viene in mente è la parola resurrezione.
La Pasqua che andremo a celebrare tra poche ore è una Pasqua di resurrezione. Perché quell’uomo di nome Gesù, morto crocifisso dal tradimento dei suoi concittadini, dei suoi confratelli, dei suoi amici, rinchiuso in un sepolcro, dopo tre giorni è resuscitato.
Gesù, l’unico giusto al mondo che non ha mai tradito il suo destino umano, è passato dalla condizione cui tutti noi tendiamo, la morte, e l’ha vinta tornando in vita. Solo seguendo la sua via, il nostro cuore può imparare a rimanere fedele a sé stesso, al proprio desiderio di felicità, di solito infranto dall’inevitabile tradimento.
Anche oggi, immersi come siamo in un mondo fatto principalmente di immagini, quante volte al giorno siamo testimoni del nostro e dell’altrui tradimento? Quando poi il tradimento ultimo, la morte, colpisce i più indifesi, i più piccoli tra di noi, a volte il nostro cuore non riesce a sopportare la fatica ed arriva anche a ribellarsi a Dio. Ci chiediamo le ragioni di tutto questo male, di questo dolore. Ma non troviamo una risposta.
Ebbene, non sempre esiste una risposta al male del mondo. Non esiste una persona al mondo, neanche il Papa, che sappia dare una spiegazione razionale al dolore di una mamma che vede morire il proprio bambino, magari affogato in mare mentre stava cercando di portarlo in una terra accogliente (l’Europa) lasciandosi alle spalle anni di guerre e carestie. Nessuno può giustificare il dolore derivante dalla perdita di una persona che esce di casa per recarsi al lavoro e rimane vittima di un attentato in una stazione della metropolitana.
Solo la misericordia di Cristo è capace di abbracciare questo dolore e farsi sua compagnia. Occorre però che il cuore dell’uomo si renda disponibile a questo abbraccio misericordioso, che metta in gioco la propria libertà e dica il suo sì.
Questa è l’unica condizione per evitare di essere solo burattini nelle mani di un Altro.
Buona Pasqua a tutti.