Italiani e greci, una faccia una razza recitava il ladruncolo Aziz in “Mediterraneo” di Gabriele Salvatores.
A sentir paragonare la situazione di crisi economica che sta attraversando la nostra amata Italia a quella che ha investito la Grecia, i nostri politici nazionali, di destra, di centro e di sinistra, si arrabbiano, si gonfiano il petto e gridano a squarciagola un sonoro NO! L’Italia non è paragonabile alla Grecia. Ne siamo proprio sicuri? Prendiamo ad esempio l’ambito socio assistenziale sanitario che interessa, trasversalmente, un po’ tutta la fascia medio bassa della popolazione, quello che una volta si diceva il ceto medio. Quello benestante è come sempre un caso a parte.
In Grecia è cosa ormai nota, a seguito dei tagli del Governo alla spesa sanitaria, un terzo dei greci è privo di qualsiasi copertura sanitaria. Anche i farmacisti, che vantano crediti non rimborsati verso lo Stato per oltre un miliardo e trecento milioni di euro, rifiutano di dispensare gratuitamente i farmaci rimborsabili. E in Italia? Certamente non siamo a questo punto, ma anche da noi i tagli alla sanità e all’assistenza sociale incominciano a farsi sentire.
E allora può capitare che la Regione Lombardia, la regione d’Italia con il PIL più alto delle altre Regioni e con una struttura sanitaria e assistenziale che eroga prestazioni e servizi di alto livello riconosciuti da tutti, approvi la Delibera num. 740 del 27/09/2013 in materia di nuove regole e misure di sostegno per le persone con disabilità gravi e gravissime tra cui sono fatte rientrare anche le persone affette da SLA e da altre malattie del motoneurone. (http://www.handylex.org/regioni/lombardia/norme/r270913.shtml).
Questa Delibera della Regione Lombardia a sua volta recepisce le norme presenti nel Decreto interministeriale del 20/03/2013 firmato in zona cesarini dai Ministri ormai politicamente “scaduti” del Governo Monti che nei fatti, riduce per il 2013, di euro 631.662.000 gli stanziamenti per il Fondo per le non autosufficienze. ( http://www.lavoro.gov.it/Strumenti/normativa/Pages/default.aspx )
E allora, a seguito di questo taglio cospicuo dallo Stato alle Regioni, peraltro rivolto verso cittadini già fortemente svantaggiati nella propria vita quotidiana, come decide di muoversi la Regione Lombardia?
La Regione Lombardia decide di modificare il precedente piano di intervento e sostegno ai soggetti con SLA. Tali soggetti prima erano suddivisi in quattro scaglioni, per livello di disabilità e per fasce di reddito, e percepivano un contributo variabile da 500 a 2.500 euro a secondo della gravità della disabilità e del reddito percepito. Dal mese di ottobre 2013, anche se molti beneficiari sono stati informati con lettera raccomandata ricevuta solo a novembre, i livelli di disabilità sono soltanto due, i gravi e i gravissimi e i contributi sono “a pioggia” di 800 e di 1.000 euro. Tutti gli altri malati non hanno più diritto ad alcun tipo di contributo.
Peccato che questi fondi servono alle famiglie per mantenere in casa la persona disabile e cercare di fargli avere una vita la più normale possibile. Cosa costerebbe allo Stato gestire in RSA (residenze assistite) queste persone. Le stime dicono circa 400 euro al giorno per persona di sola sistemazione alberghiera.
Infine c’è un aspetto non secondario da considerare. Le strutture capaci di accogliere e gestire malati di SLA ad uno stadio grave o gravissimo della malattia sono pochissime in Lombardia, non parliamo dell’ Italia nel suo complesso.
Se prima un nucleo familiare di un malato gravissimo di SLA, parliamo sempre della Regione Lombardia, poteva arrivare a percepire 2.500 euro al mese (teniamo conto che un malato gravissimo di SLA deve avere almeno due persone che ruotano in casa per fornirgli assistenza h. 24) ora al massimo ne potrà ricevere 1.000 euro. E questo cosa potrebbe comportare? Potrebbe comportare che un malato che non voglia pesare economicamente sulle spalle della sua famiglia ben sapendo che questa non è in grado di sostenere le spese per la gestione della sua gravissima disabilità (parliamo di persone sottoposte a tracheotomia e ad alimentazione tramite sondino gastrico) decida di non farsi operare e di lasciarsi morire.
Non stiamo parlando di casi rari, ormai purtroppo queste malattie, come la SLA, si stanno diffondendo tra la popolazione e non si possono più considerare malattie rare.
Ci rendiamo conto che la Regione Lombardia è costretta a fare i conti con gli stanziamenti statali che ogni anno sono sempre inferiori, però forse un più attento esame della situazione riguardante l’assistenza a questi malati gravemente disabili, e mi riferisco in particolar modo ai malati di SLA, potrebbe portare ad una migliore ridistribuzione delle risorse disponibili.
Resta a monte il fatto che tagliare fondi importanti, ma risibili se paragonati al bilancio dello Stato, a cittadini già fortemente segnati a causa della malattia che li ha colpiti, non per colpa loro, è un’operazione di vigliaccheria sociale che nessun partito politico, di destra, di centro o di sinistra, dovrebbe avere il coraggio di approvare.
Italiani e greci, una faccia una razza?