Il bambino senza nome di Mark Kurzem racconta una storia vera: quella del padre dell'autore, scampato bambino a morte certa e "adottato" da un'unita' militare lettone filo nazista.
Siamo nei primi anni della seconda guerra mondiale in
Bielorussia.
Un bambino ebreo di 5 - 6 anni riesce a sfuggire allo
sterminio della popolazione ebrea del suo villaggio e dopo diverse peripezie
viene catturato da un plotone di soldati lettoni che inspiegabilmente gli
salvano la vita.
Solo un militare, il sergente Kulis, conosce la verità ma, pur
sapendo di trovarsi di fronte ad un bambino ebreo, lo risparmia. In breve diventa la mascotte del reggimento
che seguirà sino alla fine della guerra.
Questo bambino salvato e' il padre
dell'autore del libro.
Tutta l'opera narra il percorso di questo bambino, divenuto
poi adulto e padre di famiglia. Ad un certo punto egli sente dentro di se'
l'urgenza di fare chiarezza nei ricordi di quel bambino e di conoscere la
verita' sulle proprie origini. Inizia cosi', aiutato dal figlio, un viaggio a
ritroso nel passato remoto della propria vita.
Il racconto si sviluppa su due piani, da un lato la ricerca
storica che, con fatica, portera' il padre a ricevere le risposte a buona parte
delle domande aperte da decenni. Dall'altra, mano a mano che la ricerca avanza,
cresce e si approfondisce il rapporto padre - figlio.
Quale figlio conosce veramente suo padre? Questa e' la
domanda provocatoria che inseriamo nel salvadanaio della nostra memoria dopo
aver letto il libro.
Un'opera interessante da leggere e far leggere soprattutto
alle giovani generazioni che non hanno, per loro fortuna, avuto a che fare con
quei tempi cupi e non hanno piu', per loro sfortuna, un nonno o uno zio che
possa raccontare loro quel periodo.
Mark Kurzem, Il bambino senza nome, Edizioni Piemme - Milano
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