La vita del governo Letta dipende dai passi in avanti che si faranno in campo economico e in quello delle riforme istituzionali, in primis la riforma della legge elettorale.
In campo economico, seppur lentamente, qualcosa si sta muovendo: la sospensione dell’IMU sino a settembre, in attesa di una riforma più generale delle imposte sulla casa, è una novità insieme a quella più importante che è proprio di queste ore e che ci arriva dall’Europa e riguarda la revoca per l’Italia della procedura per deficit eccessivo. Sono piccoli passi rispetto al lavoro che il governo Letta deve affrontare per far ripartire il sistema economico italiano, ma la direzione sembra essere quella giusta.
Diverso invece il discorso sulle riforme istituzionali.
In questo campo sembra che la grande coalizione PD - PDL non abbia ancora trovato la strada per arrivare, finalmente, all’abolizione del porcellum. Le fibrillazioni di queste ore con la mozione Giachetti dimostrano quanto ancora sia impervio il percorso, minato da franchi tiratori di ambo le parti.
Uscito rinfrancato dal primo turno delle elezioni amministrative, servirebbe che il PD a questo punto facesse sentire decisamente la sua voce e ponesse come punto imprescindibile l’immediata modifica della legge elettorale.
Fino a prova contraria infatti, il porcellum fu ideato e votato dalla coalizione di Centro Destra e osteggiato da quella di Centro Sinistra, anche se poi nei fatti, sino ad ora, sembra che entrambi gli schieramenti lo abbiano accettato pensando di vincere le politiche dove è stato utilizzato, con il risultato delle ultime votazioni di febbraio che ci hanno invece consegnato un Parlamento senza una vera maggioranza in grado di governare il Paese.
Ecco perché è indispensabile modificare subito questa legge elettorale, per evitare che in caso di interruzione improvvisa del governo delle grandi intese, si torni per forza a votare con questa legge sciagurata. Un aumento dell’astensionismo, che nelle ultime elezioni amministrative ha sfiorato il 50%, sarebbe il minimo che i partiti si potrebbero aspettare in questo caso.
Occorre che venga restituito al cittadino il diritto costituzionale di scegliere la persona da eleggere in Parlamento. Solo una Camera scelta dai cittadini e non preconfezionata dalle segreterie dei partiti può finalmente, dopo anni, ridare dignità al Parlamento e alla politica vera, che è fatta da persone scelte tramite la scheda elettorale inserita in un’urna e non, tramite un click di una tastiera di un computer connesso alla rete. La rete non è per forza di cose sinonimo di democrazia, non lo è almeno quando parliamo di suffragio universale per la scelta di un deputato o di un senatore.
Papa Francesco, in occasione dell’incontro romano con i Movimenti ecclesiali, sabato 18 maggio, ha dichiarato: “La domanda che facevate voi: come si deve vivere per affrontare questa crisi che tocca l’etica pubblica, il modello di sviluppo, la politica. Siccome questa è una crisi dell’uomo, una crisi che distrugge l’uomo, è una crisi che spoglia l’uomo dell’etica. Nella vita pubblica, nella politica, se non c’è l’etica, un’etica di riferimento, tutto è possibile e tutto si può fare. E noi vediamo, quando leggiamo i giornali, come la mancanza di etica nella vita pubblica faccia tanto male all’umanità intera.”
La questione della legge elettorale si pone proprio al livello indicato da Papa Francesco: non modificarla anche questa volta sarebbe eticamente scorretto, demoralizzante per il singolo cittadino che ancora crede nell’impegno politico e provocherebbe uno scandalo, un cattivo esempio senza giustificazioni.
Meditate gente, meditate…
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