Danilo Zappa è Private Banker presso uno dei più importanti Gruppi Bancari a livello nazionale.
Dal 2009 dedica il suo tempo libero alla sua grande passione, il calcio, allenando la squadra “Open” della SAMZ (Parrocchia di Sant’Antonio Maria Zaccaria di Milano).
D.: Danilo, come nasce la passione per il calcio e quella di allenare i giovani?
R.: Sono nato il 25/10/1954 e la passione per il calcio ha visto la luce la mattina del 26/10/1954. Da sempre ho giocato a calcio appena possibile. Cortili,strade o campi veri non faceva differenza,ho sempre mangiato "pan e balùn" come diceva la mia povera nonna. Una passionaccia che mi ha dato anche la soddisfazione di vincere un Campionato Italiano di categoria UISP nel 1981/82 e di arrivare secondo perdendo ai rigori l'anno dopo. La squadra era quella della Bracco e...giravano anche dei bei soldini!
Bei tempi!
Il ruolo di allenatore è nato il 10/11/1989 quando mia moglie ha dato alla luce Davide e si è temprato e consolidato il 25/11/1993 quando è nato Stefano.
Oh Signore,due maschi quindi solo calcio! Parole della Sig.ra Zappa...
In effetti allenare la SAMZ è scaturito da una richiesta specifica dei ragazzi.
Giocavano insieme all'oratorio a 9-10 anni (sono tutti '88 e '89) poi si sono dispersi nelle varie squadrette di quartiere.
Quattro anni fa (ormai quasi cinque) a giugno mi arriva la richiesta esplicita:"Vuoi fare ancora il nostro allenatore? Sei l'unico che ha dimostrato di capirci qualcosa riguardo questo gioco".
Troppo buoni e tanto cari. Ho accettato.
Abbiamo cominciato un po' in sordina ma,anno dopo anno,abbiamo sempre migliorato la posizione finale in classifica senza mai perdere di vista i valori essenziali di gruppo e amicizia.
Con me giocano tutti a prescindere dal valore tecnico. La più grossa soddisfazione che abbiamo avuto, condivisa con Don Martino,è quella che la mia squadra ha fatto da "locomotore trainante" per lo sviluppo del calcio alla Samz da dove era letteralmente sparito per 10 anni prima che ricominciassi io con i miei ragazzi.
Da allora,anno dopo anno,le squadre sono sempre aumentate di numero e con l'avvento del nuovo campo in sintetico (giugno 2012) abbiamo toccato l'attuale record di 6 squadre ufficiali.
Open,Top-Junior,Juniores,Under 13,Under 11 e Under 10.
Finalmente la Samz, da quest'anno,ha riaperto le porte alle "piccole leve",alle giovanissime generazioni.
D - In questi anni cosa ti ha più colpito nei ragazzi che vengono ad allenarsi e sognano di diventare magari dei campioni?
R.: Da noi nessuno arriva a giocare a calcio per diventare un campione. Se lo fosse, tecnicamente e volitivamente, non sarebbe qui... A noi interessa il messaggio che riusciamo a dare alla nostra comunità anche attraverso lo sport. Il nostro è un tipo di sport strano,altamente alternativo che cerca di far sentire il singolo parte integrante del gruppo,della squadra di appartenenza a prescindere dalle qualità calcistiche possedute.
Anche a costo di non vincere per portare avanti questa idea. Per esempio,seguendo questa traccia,ai miei allenamenti mancano sempre in media tre/quattro ragazzi su 18 per motivi di lavoro o di studio,non per mancanza di voglia o per delusione sportiva. E gestire 18 unità quando la partita ti permette di schierare 7 giocatori più 5 rincalzi alla volta non è proprio semplicissimo. Eppure non abbiamo mai avuto uno screzio o un litigio pesante. Qualche discussione si,ci mancherebbe,non siamo certo tutti uguali e io sono...abbastanza vulcanico. Se poi penso di aver ragione e sono condiviso e supportato da altri, apriti cielo!
D. Danilo, raccontaci come è stata l'esperienza di giocare all'interno del carcere di san Vittore e come è nata l'occasione ?
R.: Quest'anno abbiamo anche avuto la "doppia opportunità" di giocare all'interno di S. Vittore. Doppia perché loro,ovviamente,non possono andare in trasferta...
Abbiamo avuto questa occasione e l'abbiamo accettata (molte altre squadre si sono rifiutate di giocare in carcere) nonostante le grosse difficoltà morali e burocratiche da superare. L'abbiamo fatto soprattutto perché pensavamo di poter regalare un paio d'ore di felicità a ragazzi che,sebbene abbiano sbagliato,restano sempre ragazzi con le loro paure e con le loro poche certezze.
E' stata una sensazione strana,diversa,anche di timore all'inizio. Poi però,parlando e incontrando il gruppo dei ragazzi carcerati,ci siamo resi conto di quanto siano fortunati i miei ragazzi che hanno tutti una famiglia alle spalle. Una famiglia con la "F" maiuscola a prescindere dal reddito di ciascun padre e di ciascuna madre,una famiglia sempre "presente".
D.: Danilo, tu sei padre di due ragazzi ormai già adulti, come genitore / educatore vuoi lasciare un pensiero ai ragazzi che ancora devono scegliere la propria strada e stanno vivendo in questi tempi così difficili soprattutto per i giovani ?
R.: Torno un attimo sul ruolo di allenatore che deve essere prima di tutto quello di educatore.
Senza strafare o stravolgere il proprio carattere,basta avere un minimo di moderazione nel linguaggio,nei gesti e nelle reazioni durante le partite.
Ti assicuro che spesso gli altri allenatori non sono e non la pensano così.
A volte vorresti strangolare un arbitro o un avversario per decisioni insulse o falli cattivi e gratuiti,ma poi deve sempre prevalere il buon senso,l'educazione ed il senso civico.
Come "allenatore dei grandi" godi sempre di un certo carisma agli occhi dei giocatori più giovani ed a quelli dei bambini che ti vedono e ti "sentono" all'opera. Devi essere prima di tutto un esempio per tutti.
Ai ragazzi che potranno o vorranno leggere questa mia piccola intervista,suggerisco e soprattutto auguro,di vivere l'esperienza sportiva propria allo stesso modo di come la stanno vivendo i miei ragazzi,i miei giocatori.
Uniti,educati e amici in qualunque caso.
I "miei ragazzi" sanno di essere un po' anche "miei figli" e quindi possono contare su di me anche al di fuori del perimetro del campo di calcio.
Grazie Danilo.
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