Il 6 novembre Obama è stato rieletto Presidente degli Stati
Uniti. Gli elettori americani hanno
evidentemente scelto la continuità politica in un momento difficile dell’economia
americana rispetto alla “novità” rappresentata dallo sfidante Romney. Non ci interessa aprire una riflessione su queste
elezioni, ci sarà tempo per vedere come il Presidente rieletto interpreterà il
suo secondo ed ultimo mandato.
Vorrei invece qui porre l’attenzione su alcuni dei 174
referendum che hanno interessato gli elettori americani chiamati ad eleggere il
nuovo Presidente. Tra i quesiti approvati dalla maggioranza dei votanti, alcuni
hanno riguardato la liberalizzazione della marijuana per un uso definito simpaticamente “ricreativo” (in
Colorado e nello Stato di Washington). Nel Maryland invece il 52% dei votanti
si è espresso a favore delle unioni tra persone dello stesso sesso legalizzando
il matrimonio omosessuale, nel Maine e
nel Minnesota i referendum erano solo
consultivi, ma sono stati vinti sempre dai favorevoli alla legalizzazione.
Ora, il fatto che la maggioranza dei votanti di quegli Stati
abbia scelto di legalizzare il consumo della marijuana e il matrimonio tra
persone dello stesso sesso non significa che tali scelte siano automaticamente da
accettarsi e moralmente condivisibili . Una maggioranza numerica, una
percentuale maggioritaria non può eliminare il fatto che un comportamento sia giusto
o sbagliato, sia a favore della natura e della verità della persona o sia a suo
nocumento.
Fumare una sigaretta di marijuana è evidente che non uccide
all’istante, ma l’uso continuo della sostanza oltre a creare una situazione cronica
di distacco dalla realtà, provoca dipendenza e danni cerebrali permanenti.
Questo è quanto ormai accertato dalla comunità scientifica. Certo, anche fumare
le sigarette alla lunga può provocare il cancro ai polmoni oppure esagerare nel
bere vino o alcolici alla fine può distruggere il fegato. Tuttavia i danni complessivi
provocati dalle droghe leggere sono maggiori e creano più dipendenza di una
sigaretta o di un bicchiere di vino, anche se la maggioranza dei votanti di uno
Stato la può pensare diversamente.
Per quanto riguarda i matrimoni tra persone dello stesso
sesso, non è qui in discussione assolutamente il rispetto massimo e assoluto
che deve essere riconosciuto ad ogni essere umano, dal momento del suo
concepimento sino a quello della sua morte. Il nocciolo della questione sta, a mio
giudizio nelle parole “matrimonio” e “stesso sesso”. Il matrimonio (la parola deriva dal latino e
significa azione genitrice, atto che da la vita) nasce, ha la sua ragione d’essere,
come unione tra due persone di sesso diverso che si uniscono con la prospettiva
di vivere insieme originando una famiglia aperta alla possibilità della
creazione di una nuova vita.
Il Beato Giovanni Paolo II nel suo bellissimo libro di
appunti Uomo e donna lo creò che
raccoglie le catechesi sull’amore umano tenute dal Papa nelle udienze del
mercoledì, ricorda, citando il Vangelo,
proprio all’inizio dell’opera: “Ed egli rispose: non avete letto che il
Creatore da principio li creò maschio e femmina e disse: per questo l’uomo
lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due saranno una carne
sola?” (Mt, 19 e ss.) E poi l’essere diversi nel sesso, maschio e femmina, è la
condizione indispensabile per generare e accogliere una nuova vita. Due persone dello stesso sesso non potranno
mai generare una nuova vita. Ecco perché è del tutto evidente, a mio parere,
che non potrà mai esistere un matrimonio tra due persone dello stesso sesso,
matrimonio inteso come quello tra due persone di sesso diverso potenzialmente
aperti a generare una nuova vita. Del resto anche nel mondo animale mi sembra
che le coppie che si formano per riprodurre la specie, secondo l’istinto naturale,
siano formate da un maschio e da una femmina.
Ciò non significa che due persone dello stesso sesso non possano
liberamente scegliere di condividere e trascorrere la vita insieme, sotto lo
stesso tetto. Ma questa unione, con
qualsiasi nome si voglia definire, non è certamente un’unione matrimoniale,
anche se cento referendum in cento Stati diversi dovessero dare la maggioranza
a chi afferma il contrario.
La matematica, in questo caso, è solo l’opinione
della maggioranza.
Nessun commento:
Posta un commento