Questa sera parliamo di noi, parliamo d’Italia. Quindi
parliamo d’Europa.
La giornata di oggi, 6 settembre 2012, ci vuole veramente
poco per intuirlo, passerà alla storia come una data significativa del periodo storico
che stiamo vivendo. Dopo settimane, mesi di tentennamenti, finalmente la Banca
Centrale Europea, pur nella limitatezza degli strumenti a disposizione, ha
preso la decisione di sostenere i titoli di Stato dei Paesi sotto stress
finanziario, acquistandoli al mercato secondario senza limitazioni d’importo.
Certo con alcuni paletti. I titoli acquistati saranno quelli con scadenza a
breve termine (da uno a tre anni) in modo tale da mantenere la pressione
psicologica sull’attenzione ai conti pubblici nel medio lungo termine. Inoltre
gli Stati che beneficiano degli acquisti della BCE devono impegnarsi in
politiche economiche di risanamento e devono mantenere gli impegni presi, in
caso contrario la BCE potrà vendere i titoli acquistati facendo peggiorare
nuovamente la finanza e lo spread di quel Paese.
Attenzione, non stiamo idolatrando la BCE e il suo
principale attore, il Governatore italiano Mario Draghi. Non sfuggono le possibili
conseguenze negative di questa scelta che tuttavia, e lo si è visto subito sui
mercati, ha contribuito a togliere ossigeno alla speculazione finanziaria. In effetti, in questo momento storico, i
mercati si attendevano questa presa di posizione. Sino ad ora, in tema di
crisi, la BCE è stata l’unica istituzione europea a parlare in modo univoco e a
prendere una posizione decisa contro la speculazione. Le altre istituzioni
politiche, Commissione e Parlamento, singoli Commissari oltre ai diversi Premier
nazionali, si sono presentate divise sulle cose da fare e sulle soluzioni da
proporre per combattere la crisi. Risultato: agli occhi degli investitori
internazionali l’Europa così com’è non appare una controparte credibile
politicamente e quindi si pensa che questa debolezza possa ripercuotersi anche
in campo finanziario e che la speculazione si possa muovere indisturbata.
La mossa di Draghi ha rotto gli indugi e mandato un segnale forte
nella direzione contraria: l’Europa è unita economicamente dall’euro e
finanziariamente in grado di sostenere gli attacchi speculativi in corso. La garanzia
in questo momento non è politica, ma fornita dalla BCE. Problema risolto, crisi passata? Assolutamente
no.
Primo. La scelta di Draghi è una scelta che avrebbe dovuto
compiere la politica europea, ma così non è stato. Le conseguenze di ciò le
vedremo nei prossimi mesi, nei prossimi anni. E’ evidente che le politiche
nazionali hanno ancora la prevalenza sugli interessi europei. Secondo. I fondamentali dell’economia reale
continuano a peggiorare, a livello europeo e a livello dei singoli Stati.
Venendo a noi, in Italia la disoccupazione è tornata a livelli di fine anni ’90,
la produzione industriale è in forte calo, i consumi diminuiscono e i prezzi
delle merci invece salgono per effetto dell’aumento dei carburanti sempre più
gravati dall’aumento della pressione fiscale. Una nuova parola incomincia a far
capolino sulle pagine dei giornali, stagflazione.
Per noi italiani è chiaro che le risposte a questa
situazione non possono arrivare solo dalla BCE. Devono arrivare dalla politica,
dai nostri politici e dalle persone di buona volontà che hanno a cuore il
futuro dei nostri figli. Purtroppo lo scenario politico a cui stiamo assistendo
in queste settimane di fine estate non è dei più rassicuranti. Non si conosce ancora la data delle elezioni
politiche, che dovrebbero tenersi la prossima primavera se le Camere non
verranno sciolte anticipatamente, ma la tensione e il livello dello scontro
politico tra gli schieramenti è già così alto che veramente non comprendo come
l’Italia possa sopportare sei/otto mesi di aspri combattimenti come quelli in
corso tra i partiti. Il Premier Monti sta cercando, nei limiti del possibile,
di modificare l’impianto strutturale del nostro Paese, ma è sempre più evidente
a tutti che le resistenze che incontra sono fortissime.
Concludo con una semplice considerazione: questa sera
probabilmente Mario Draghi viene considerato dalla comunità finanziaria (a
parte quella tedesca forse) l’uomo più forte e carismatico al mondo. Tuttavia rimane
pur sempre un personaggio non scelto democraticamente dal popolo europeo,
neanche dal Parlamento europeo, ma
eletto da un ristrettissimo gruppetto di suoi pari. Ciò nonostante, il suo potere di incidere sulla vita del
popolo europeo e quindi anche sulla nostra vita è enorme. E questa sera lo è un
po’ di più.
Va bene così?
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