Ci sono persone così povere che l'unica cosa che hanno sono i soldi.

Santa Madre Teresa di Calcutta

mercoledì 30 dicembre 2015

Bruno un cucciolo da salvare



L’opera di Giuseppe Carfagno è un racconto per bambini e ragazzi che strizza l’occhio al mondo degli adulti.

E’ la storia di una famiglia di orsi bruni che vive nel Parco Naturale Adamello Brenta, che ama esplorare le montagne tra Italia, Austria e Svizzera, e dei rapporti con i loro simili e con gli esseri umani, in particolare un ragazzo, Matteo, figlio del guardaparco, che vive con la famiglia in una fattoria tra le montagne frequentate dagli orsi.

I soggetti principali sono due orsacchiotti, Bruno il protagonista e suo fratello Jay, la loro mamma Jurka e il papà orso Joze che li protegge da lontano, ma la cui presenza è assicurata nei momenti topici. Bruno e Jay hanno anche un’amica, l’orsa Alba, più grande di un anno.

I due giovani orsacchiotti affrontano nel giro di due estati tutte le esperienze che li porteranno a crescere e a diventare orsi adulti. Nel corso della prima estate Bruno e Jay incontrano una famiglia di uomini che vive nel bosco e stringono amicizia con Matteo, un bimbo di sei anni, che entra da subito in sintonia con i cuccioli. Si instaura un rapporto di amicizia soprattutto con Bruno che proseguirà per tutta la storia e che servirà a sviluppare la reciproca conoscenza dei propri modi di vivere.

Non mancano nel mondo degli orsi momenti di difficoltà, di pericolo, ma anche di gioia, di rilassatezza, di felicità. Leggendo questa favola si scopre che la vita degli orsi non è poi così differente da quella di noi esseri umani, anche se forse una differenza la si può notare. Nel mondo degli orsi si lotta per la sopravvivenza, ma senza cattiveria, senza volontà di compiere il male per il male, ma solo per difendere il proprio diritto alla vita. 

Nel mondo degli uomini invece, si lotta per la supremazia degli uni sugli altri, per veder prevalere le proprie idee (spesso pregiudizi) o per affermare il proprio ego. 

Per fortuna non tutti gli esseri umani sono uguali ed in alcuni prevale la coscienza che farà sì che nel momento del pericolo, l’orso Bruno non sarà condannato ad una brutta fine…

Un’opera quella di Carfagno, per anni docente di lettere nelle scuole superiori, che si rivolge ai giovani, ma che vuole far riflettere anche il lettore genitore di quei ragazzi e che pare sussurrare un monito: uomini, rispettate la natura perché lei vi rispetta e solo così questo mondo potrà continuare ad essere accogliente e ospitale per tutti. 

Tra le righe dell’opera sembra quasi echeggiare l’eco dei richiami di Papa Francesco scritti nella sua ultima Enciclica Laudato sì..

Un bel libro da leggere e da regalare.

Bruno un cucciolo da salvare di Giuseppe Carfagno, 2015 Edizioni il Ciliegio s.a.s.

venerdì 25 dicembre 2015

Star Wars VII

Star Wars VII, USA, 2015, Regia di J.J. Abrams 





Recensione di Alberto Bordin




Monstrum, monstri – sostantivo neutro II declinazione: portento, evento straordinario, essere prodigioso. Ci sono alcuni mostri che attendono solo di essere raccontati. Creature mitologiche esorbitanti, chiuse nelle loro grotte, di cui tutti “temiamo” – biblicamente inteso – lo sprigionarsi. Star Wars è un mostro forse senza pari.

In un passato remoto, dentro una galassia lontana, in un mondo ciclico e senza tempo, le creature più progredite si sono unite in un nuovo ordinamento galattico. E questo ordine vive nell’armonia di uno Spirito, un’energia che attraversa tutte le cose e alimenta la vita stessa: la Forza. Pochi individui sono in grado di percepire questo flusso ed entrare in comunicazione con essa, prenderne parte divenendo strumenti di opere inimmaginabili agli scettici. E di tali individui, alcuni hanno scelto una vita sacerdotale, servitori della galassia e dell’ordine cosmico, i Cavalieri Jedi. Altri invece, nella fame di potere e conoscenza, usano quella forza per la propria affermazione e conquista, piegandola al loro volere in un mondo di caos, i Sith.

Non c’è storia: Star Wars non ha rivali. Non certo il combattivo fratello Star Trek, avventura di esplorazione e di dialogo con nuovi popoli per una convivenza con “l’altro”, per quanto distante e quanto diverso. E pure rispetto a Lord of the Rings (LOTR), bisogna ammetterlo, Guerre Stellari pone molte frecce al suo arco. LOTR è l’epica del potere e della corruzione dei potenti, dove l’infinitesimamente piccolo racchiude tuttavia il destino di un intero mondo. Ma Star Wars è il mondo della fede. «Se aveste fede quanto un granello di senape, potreste dire a questo gelso: “Sràdicati e vai a piantarti nel mare”, ed esso vi obbedirebbe». Star Wars è la battaglia assoluta tra bene e male dove la fiduciosa obbedienza alle forze che comandano il cosmo si scontra con la feroce volontà dell’egocentrismo umano. Sono le due dimensioni più grandi e affascinanti dell’uomo poste in lotta tra loro. Ed è a seguito di tali premesse che i film sono un’enorme delusione.

Film al plurale; perché questo nuovo episodio, il VII in cronologia di pubblicazione ma anche narrativa, non è in niente peggiore dei suoi predecessori. La storia intrattiene, i combattimenti intrigano, le battute fanno sorridere e il comparto artistico si muove bene. Ma non è nemmeno migliore. E per questo episodio è forse anche più grave.

All’uscita della prima trilogia, pubblico e critica furono divisi. Il primo film del ’77 fu una produzione di serie-b se non peggio, a bassissimo budget e con trovate produttive che rispecchiano il concetto moderno di trash. Ma la critica attaccava soprattutto la sceneggiatura accusata di superficialità e infantilismo. Eppure le folle videro il potenziale di una storia mai vista prima, intravidero quel monstrum dietro la pellicola. George Lucas ci regalò una delle più grandi avventure eroiche mai raccontate – e si vuole sottolineare l’assoluto dell’affermazione – con uno dei plot twist più celebri della storia del cinema, consolidando una trama che tremava in una scrittura imbarazzante a dir poco. Quindici anni ci sono voluti per la seconda trilogia che invece di continuare la precedente decise di anticiparla in una storia di origini. E nonostante dialoghi da mani nei capelli, nuovi personaggi insopportabili e sviluppi narrativi montati con il vinavil, il respiro, le musiche, la storia epica, continuavano a vibrare dietro gli strafalcioni di un prodotto ancora inadeguato alla sua sostanza. Fino al 15 dicembre 2015, Star Wars era un Leviatano in riposo ma insoddisfatto, attendendo di poter finalmente volare temibile in tutta la sua potenza inespressa. E in tal senso, l’episodio VII è stata un’assoluta delusione.

Il film imita in tutto l’antico predecessore “Guerre Stellari” – ribattezzato “Una nuova Speranza” – facendolo solo “più grosso”, anche nei suoi difetti. Fa specie non poter raccontare nulla della trama senza “rovinarla”, a motivo di una storia che si alimenta solo di alcuni colpi di scena e nulla più. E quali colpi di scena! Indubbiamente anche questo nuovo capitolo nasconde l’ossatura di un grande racconto, ma una scrittura sempre scialba storpia tutto nella più assoluta superficialità.

Che pena; soprattutto constatando quanto buone fossero le premesse. I primi minuti sono veramente affascinanti, soprattutto nella presentazione dei due nuovi protagonisti. Un soldato del Primo Ordine, uguale a tutti i compagni, irriconoscibili dentro le anonime armature bianche; eppure non uguale: una mano di sangue gli macchia il casco distinguendolo – genialmente – nell’apparenza, ma anche nel conflitto che lo abita, poiché lui solo porta sul volto l’orrore della guerra. E poi una giovane ragazza, una solitaria sopravvissuta di un pianeta desertico, che ripulendo un pezzo di metallo si trova a fissare una donna fare lo stesso lavoro ma le cui rughe e la stanchezza la segnano su tutto il corpo; e in un lampo la giovane vede il temibile riflesso del suo futuro, mentre i suoi occhi inseguono le navi che fuggono libere nel cielo azzurro. E poi … più nulla.

La storia segue in un terribile qualunquismo, la posta in gioco (altissima!) pare assolutamente trascurabile. E nemmeno la bella e affascinante Rey è al posto giusto. Figura poco consistente, non incarna mai pienamente il tema. Lei che dovrebbe essere il veicolo per “Il Risveglio della Forza”, non vive mai – veramente – un conflitto a riguardo. Perseguitata da un fantasma di cui non ci è data spiegazioni – e si spera che l’imbarazzante gioco di sguardi finali non sia la rivelazione della più prevedibile risoluzione al mistero – Rey non ha alcun problema morale con la forza; al contrario sembra fatta apposta per seguirla. Nessuno scetticismo, nessun volontarismo di autoaffermazione, una ragazza generosa e votata al sacrificio: cosa deve vincere, se non una vaga paura – di cui non siamo messi al corrente! – per padroneggiare finalmente la forza?

In tutto ciò, è fin troppo fragile rispetto all’antagonista, un personaggio al contrario vivamente intrigante e dilemmatico; ma tristemente spiattellato senza pudore e senza sostanza. In una scena dolentissima, che avrebbe dovuto far urlare tutta la sala, piangere i fan, lasciarci per mesi con un groppo al cuore – più di qualunque tragedia di Game of Thrones – , metà sala aveva già previsto lo sviluppo, l’altra metà si è grattata la testa in un “sentito” dispiacere. E qui risiede la vera tristezza: vedere svilupparsi davanti ai propri occhi una promessa emotiva senza pari, e poi essere spettatori del suo sfaldarsi inconsistente.

È questo il problema con Star Wars: è un’eterna promessa infranta. E il VII episodio si era fatto carico di tutta questa promessa e di 10 anni di attesa, quasi 35 per i nostri vecchi eroi. Ma con il tradimento in petto dobbiamo constatare che ha fallito.

Il Leviatano riposa ancora.

lunedì 21 dicembre 2015

Il Natale del Bambino Gesù




Tra pochi giorni è Natale. I fedeli cattolici di tutto il mondo ricorderanno per la 2015° volta la nascita del Bambino, figlio di Dio.

E’ sufficiente entrare in una chiesa e inginocchiarsi davanti a quel Bambino, nato grazie al Sì di sua Madre, una giovane donna divenuta la nostra Mamma celeste, e di Suo Padre, Creatore dell’Universo e di quel Bambino. Il significato del Natale è tutto qui. 

Certo, da un punto di vista puramente razionale, può sembrare una follia. Ma quale idea di ragione possediamo? Una ragione limitata ad accettare solo i dati provenienti dal mondo tangibile, misurabile, verificabile? Oppure un’idea di ragione aperta ad ogni possibilità offerta dalla realtà? L’amore di una mamma per il proprio figlio è misurabile con strumenti meccanici? Eppure esiste, è ragionevole che esista, anzi è un’evidenza che esiste. Ed è proprio questo amore “non misurabile” che permette al bambino di crescere e di diventare adulto. 

Ciò non di meno, riconoscere questo Avvenimento è in parte anche una Grazia. Riconoscerlo significa al fondo essere onesti con se stessi, con la propria umanità ed accettare l’evidenza che è un Altro a reggere i fili della nostra esistenza. Noi non ci siamo dati la vita, qualcun Altro ce la può togliere in qualsiasi momento.

Il fatto della morte, del morire, dello scegliere il giorno e l’ora della propria morte sono forse i concetti che più vengono combattuti e dibattuti nella società attuale, eppure è proprio da questa evidenza che il messaggio di Cristo acquista maggiore forza e chiarezza. 

Quel Bambino, nato in una mangiatoia riscaldata dal calore fisico di due animali, cresciuto e diventato adulto, dopo aver predicato sulla terra la sua buona novella, è stato ucciso, inchiodato su una croce ed è risorto dopo tre giorni. 

Il tutto documentato attraverso i Vangeli e testimoniato sino a noi dalla vita di milioni di uomini che ci hanno trasmesso il Suo messaggio.

Da qui ha avuto origine la nostra storia, la nostra civiltà, il nostro modo di pensare e di agire. Da qui dobbiamo ripartire ancora oggi per affrontare il domani.

Il 25 dicembre facciamo memoria di questo Avvenimento, di questa nascita.

  

martedì 24 novembre 2015

Vedo, prevedo, stravedo...



La politica italiana sta attraversando uno dei suoi periodi bulimici. Il motivo? Le prossime tornate elettorali che nel 2016 potrebbero disegnare uno scenario diverso del panorama politico. Analizziamo le diverse proposte in campo.

Il partito del Premier. Renzi quest’anno ha sicuramente consolidato la propria leadership come Capo del Governo, sia internamente che all’estero. Ciò è dovuto in parte anche alla mancanza di concorrenti, come più volte denunciato. Resta il fatto che i provvedimenti concreti portati avanti dal Governo con forza e decisione in campo economico ed istituzionale lo hanno fatto apparire come l’uomo del fare in contrapposizione all’immobilismo vissuto dal nostro Paese nel precedente ventennio. All’interno del suo partito di origine invece, se è vero che Renzi è riuscito ad emarginare una parte della minoranza che lo fronteggiava, fino a farla uscire dal partito stesso, non è ancora stato capace di costituire una squadra vincente e di imporla nei posti di responsabilità degli Enti amministrativi territoriali più importanti (Regioni e Comuni). Ma non solo, dopo il caso Paita in Liguria e Moretti in Veneto, dopo il problema De Luca in Campania, all’orizzonte si stanno profilando grossi nuvoloni per le prossime amministrative a Milano, Roma e Napoli.

L’altra parte della medaglia. Nel cosiddetto centro destra sembra che si faccia a posta a copiare le divisioni interne di cui sino ad ora solo il PD poteva vantarsi di possedere. I leader, veri o sedicenti, ormai non si contano più: Alfano, Fitto, Meloni, Salvini, Passera, Della Valle e l’intramontabile Berlusconi. Alcuni, gli innovatori, desiderosi di scimmiottare la sinistra fino in fondo, inseguono la consacrazione delle primarie, altri, i nostalgici del ventennio, invece restano ancora legati all’investitura sacerdotale fornita dall’ex Cavaliere. E poi Tizio che non parla con Caio, ma solo con Sempronio ecc. ecc. Veramente un bell’esempio di unità che viene proposto al popolo, nell'interesse del quale tutte le forze in campo dichiarano di agire. 

Infine il terzo polo attrattivo delle prossime sfide elettorali: il Movimento 5 Stelle. Ormai dopo due anni di presenza in Parlamento e con l’esperienza del sindaco di Parma avviata, i rappresentanti del Movimento hanno preso le misure della politica praticata e non solo parlata, e si sono fatti conoscere anche dagli elettori. Risultati: probabilmente inferiori alle aspettative. In questi mesi di presenza nelle massime istituzioni ci si aspettava di più da un così numeroso gruppo di deputati e senatori. Essi hanno dimostrato di non scegliere quasi mai la via del compromesso (contribuendo a portare a casa comunque un risultato) ma di perseguire unicamente il proprio obiettivo di programma (e quindi quasi sempre ottenendo risultati concreti pari a zero). Così facendo, sino a quando questa forza politica non otterrà il 51% dei seggi, risulterà del tutto inutile come presenza in Parlamento. Un vero peccato perché alcune istanze dei 5 Stelle potevano contribuire a cambiare la vita politica italiana.

Tiriamo le conclusioni. Che 2016 potremo aspettarci con queste premesse e con sullo sfondo un anno ad altissima tensione per quanto riguarda la sicurezza interna ed internazionale? La sfera di cristallo non ci dice nulla, questo è ovvio. E’ molto probabile, stante la situazione ancora instabile politicamente, e non solo, del nostro Paese, che si arriverà a fine 2016 con l’attuale Governo ancora in carica.

Come scrive Chesterton, il pensatore preferito dal nostro Premier, il mondo non morirà mai di fame per la mancanza di meraviglie, quanto per la mancanza di meraviglia. Beh, almeno da questo punto di vista siamo certi che anche nel 2016 l’Italia ce la farà a sbarcare il lunario!

domenica 15 novembre 2015

Parigi come Baghdad



Con l’attentato di Parigi, il secondo quest’anno, di venerdì 13 novembre, diventa evidente che il sedicente Stato islamico ha deciso di portare gli attacchi terroristici nel cuore delle capitali europee che partecipano in Siria alla spedizione anti Isis. 

Parigi come Beirut, Kabul, Gaza, Baghdad, Islamabad, Londra, New York, Boston e si potrebbe continuare, purtroppo. 

Quello che i terroristi hanno voluto colpire questa volta è lo stile di vita del nostro mondo occidentale, non simboli religiosi, ma quelli laici di un normale venerdì sera: la partita di calcio allo stadio, un concerto rock, una serata al bistrot con gli amici. 

Una sera qualsiasi, una location tranquilla, non a rischio, secondo un normale ragionamento che non attribuisce particolare valore simbolico ad un locale dove si ascolta musica dal vivo ed ecco che di colpo un terrorista si fa esplodere e un altro fa strage di giovani impugnando un kalashnikov. 

Ormai non c’è luogo in Europa che possa dirsi al sicuro dal pericolo del terrorismo islamico.

Gesti non umani li ha definiti Papa Francesco. Uccidere, massacrare gente inerme senza una ragione non è umano, questo è evidente a tutti, ma non è a ben vedere neanche animale, perché gli animali uccidono altri animali per una ragione, o per fame o per difesa.

Come si reagisce a questa situazione che provoca angoscia e lascia dentro ciascuno di noi un senso di rabbia e impotenza? Con la legge dell’occhio per occhio, dente per dente? O ci sono altre vie?

Sicuramente nell’immediato occorre una mobilitazione unitaria di tutte le Nazioni civili, possibilmente sotto l’egida dell’Onu, contro l’Isis che porti il più velocemente possibile alla sua sconfitta militare. In questo caso, l’azione sarà più efficace politicamente quante più nazioni “islamiche” parteciperanno alla coalizione.

Ma il passo successivo a nostro giudizio dovrà prevedere una forte azione politica e culturale per cercare da un lato di porre fine, non con le bombe ma con le parole scritte sotto forma di trattati e accordi, ai molteplici conflitti che da troppo tempo affliggono il Medio Oriente, iniziando da quello israeliano palestinese.

Finché un bimbo israeliano avrà negli occhi l’orrore delle esplosioni dei razzi di Hezbollah sulla sua città e un bambino di Gaza crescerà con la visione dei carri armati israeliani che sparano a suo fratello più grande o a suo padre, non ci potrà essere pace in quella regione.

Occorre che i leader delle nazioni più influenti del mondo escogitino il modo di convincere i leader di quei popoli a trovare il modo di vivere insieme in pace in Palestina. Solo così potranno nascere e crescere giovani generazioni che non avranno negli occhi e nei cuori immagini di guerra, di dolore e di rabbia con l’inevitabile certezza che crescendo quei sentimenti si trasformino in desiderio di vendetta.

Ormai è chiaro che non ci sono alternative: con l’uso della forza non si è ottenuto quanto auspicato, da nessuna delle parti in causa. La democrazia, il rispetto dei diritti umani, i temi tanto cari al mondo occidentale, non si possono imporre con la forza e l’uso delle armi ai popoli, ma attraverso un lavoro che deve essere di tipo politico e culturale, fermo restando che questi medesimi valori devono essere accettati consapevolmente dalle popolazioni per far sì che portino in quelle società un reale cambiamento e diano frutti. E’ un processo lento, un lavoro continuo che va sostenuto da tutti gli uomini di buona volontà, di qualsiasi fede essi siano, ognuno può e deve fare la sua parte nel proprio quotidiano senza dimenticare però che l’esito rimane incerto.

Necessita quindi cambiare strategia per raggiungere l’unico vero risultato che conta: riportare la pace in Medio Oriente. D’altra parte come scrisse il grande scienziato Albert Einstein, follia è fare sempre la stessa cosa e aspettare risultati diversi.

Il mondo di oggi ha quanto mai bisogno di nuovi leader, che non siano necessariamente giovani di età (di esempio la figura di Papa Francesco che si impone a tutti per la sua autorità morale associata ad una personale ed umana autorevolezza), ma giovani di idee e desiderosi di impegnarsi per un reale cambiamento di mentalità e di approccio al problema medio orientale. 

Solo così vedremo la luce in fondo al tunnel che il mondo intero sta percorrendo. Perché una cosa è certa: non sappiamo se questa che stiamo vivendo sia la terza guerra mondiale, ma sicuramente è una guerra globale che interessa tutte le Nazioni ed è una guerra tra due visioni differenti del mondo che devono trovare il modo di convivere in pace implementando la reciproca conoscenza e il reciproco rispetto.