Duemila anni fa a Betlemme è nato
un bimbo di nome Gesù.
Un piccolo popolo residente in quella regione del mondo,
il popolo ebraico, aspettava la sua venuta, annunciata per secoli da profeti e
uomini di fede, ma non lo riconobbe: Lui era, Lui è il Figlio di Dio venuto
sulla terra per condividere l’amore del Padre con gli uomini.
Un bimbo piccolo, un neonato
figlio di sua madre Maria e con un padre adottivo di nome Giuseppe. Un bimbo
piccino nato in una piccola stanza di un piccolo paese situato in una piccola
regione del mondo. Il Salvatore del mondo è venuto al mondo così.
Ma oggi, quanti sono i bimbi che
non possono venire al mondo?
In Italia dal 1978, anno di
entrata in vigore della Legge 194 sull’interruzione volontaria della
gravidanza, ad oggi, i bimbi non nati
negli ospedali sono stati oltre 6.000.000; oltre 180.000 bimbi all’anno; oltre
15.000 ogni mese; oltre 500 al giorno; oltre 40 bimbi uccisi ogni ora.
L’altra faccia della medaglia, se
così si può dire, sono le migliaia di coppie costrette a fare ricorso
all’adozione internazionale con costi monetari, tralasciando quelli non monetari,
che superano i 50.000 euro per adozione.
Perché mai non è possibile far
incontrare questi due mondi, eliminando un omicidio e inutili sofferenze per
tutte le persone coinvolte?
L’articolo 1 della Legge 194
recita:
“Lo Stato garantisce il diritto
alla procreazione cosciente e responsabile, riconosce il valore sociale della
maternità e tutela la vita umana dal suo inizio.
L'interruzione volontaria della
gravidanza, di cui alla presente legge, non è mezzo per il controllo delle
nascite.
Lo Stato, le regioni e gli enti
locali, nell'ambito delle proprie funzioni e competenze, promuovono e
sviluppano i servizi socio-sanitari, nonché altre iniziative necessarie per
evitare che l’aborto sia usato ai fini della limitazione delle nascite. “
Gli aborti clandestini in Italia
continuano ad essere praticati, inutile nascondersi dietro un dito.
Inoltre, una ragazzina di 14 anni
può, anche senza dire nulla ai propri genitori, rivolgersi ad un giudice tutelare
e farsi autorizzare un’ interruzione di gravidanza. Eppure, se non sbaglio, la
stessa ragazzina se vuole farsi praticare un piercing deve avere l’autorizzazione
del genitore!
La nostra società in questi anni ha
giustamente sviluppato una crescente sensibilità verso la tutela dell’ambiente,
l’abolizione della pena di morte, la difesa degli animali. Come si conciliano
tutte queste attenzioni con il mantenimento di una pratica abortistica rivolta
verso il cucciolo umano?
La gravidanza non è una malattia.
Qui non si sta parlando dei casi in cui portare avanti una gravidanza possa
provocare gravi danni fisici alla madre, qui si sta parlando di ri–educare i
giovani, donne e uomini, al rispetto per la vita e ad una vita di relazione –
affettività consapevole di tutti i fattori in gioco. Da questo punto di vista
noi adulti–genitori siamo i primi responsabili di fronte ai nostri giovani. Ed
è venuto il momento di prendere coscienza di ciò.
La notte di Natale, di fronte
alla capanna, di fronte al Bambino appena nato, rivolgiamo un pensiero anche ai
bambini non nati in questi anni e chiediamo a Lui di tenere loro compagnia
insieme a Maria e Giuseppe.
E' vero Lorenzo, saremmo tutti da ri-educare. Sarebbe così semplice agire nel giusto se tutti noi avessimo ben impressa, indelebilmente, nel cuore e nella mente la parola "RISPETTO"!
RispondiEliminaAuguri di Buone Feste
Serena