Neanche Harry Potter si renderebbe disponibile a
prevedere il futuro prossimo venturo del Governo Monti, troppo forte il rischio
di fare una brutta figura. Rimane quindi solo da affidarci ai politici che non
temono le brutte figure... E se ci affidiamo alle dichiarazioni dei
politici di questi ultimi giorni l'idea che prende sempre più piede è
quella di un voto anticipato in autunno.
Se così fosse, addio alla riforma della legge elettorale,
non ci sarebbe più tempo. Questa è un'ipotesi che, sotto sotto, piacerebbe a
molti partiti, sia quelli che sostengono il Governo Monti, sia quelli che
stanno all'opposizione. Del resto l'attuale legge elettorale (la num. 270
del 21 dicembre 2005) è stata votata da
Forza Italia, Alleanza Nazionale (insieme ora nel PDL), UDC, Lega Nord, Fiamma
Tricolore e Gruppi Misti ecologisti e democratici; contrari Democratici di
Sinistra, Margherita, Italia dei Valori, Rifondazione Comunista. Come si vede,
la maggioranza che ha votato l’attuale legge elettorale è diversa da quella che
attualmente sostiene il Governo Monti e questo è un ulteriore fattore da tenere
presente per capire la difficoltà che i partiti manifestano nell’affrontare il
tema.
Però, c'è un però: questa legge non piace al Presidente
della Repubblica, ma soprattutto non piace più alla maggioranza degli italiani
che hanno già manifestato forte insofferenza agli attuali partiti e uomini
politici nelle recenti elezioni amministrative. Quale sarebbe la reazione
dei cittadini se si andasse a votare alle prossime politiche nuovamente con
l'attuale legge elettorale? Molto probabilmente si aprirebbe la strada da un
lato a Grillo e ai grillini e dall'altra all'astensionismo. Risultato: un
Parlamento incapace di affrontare la situazione attuale che rimane di una
gravità assoluta, perchè i 2.000 miliardi di euro di debito pubblico che l’Italia
ha accumulato negli ultimi venticinque anni non si riducono in un anno e
neanche in cinque anni senza una forte e decisa ripresa economica, assente per
ora dall’orizzonte. Abbiamo davanti a noi mesi, anni difficili, anni di scelte
coraggiose, quelle che abbiamo sempre rimandato in questi venticinque anni, tanto potevamo aumentare il nostro debito
pubblico, stampare BOT e CCT, il Bel Paese era di moda, il made in Italy
esportava in tutto il mondo abiti e BTP, sandali e CTZ … ebbene questo modo di
vivere, questa favola è finita per sempre. Occorre che i nostri politici se ne
rendano conto e in fretta, noi cittadini l’abbiamo già capito, basta guardare l’indice
dei consumi e dei risparmi per famiglia di questi mesi.
Il caso ILVA di Taranto è emblematico dei ritardi accumulati
dall’Italia in campo economico. Sono più di trent’anni che tutti i tarentini,
tutti i pugliesi, tutti gli italiani sanno che la zona industriale di Taranto
produce acciaio e tumori e nessuno ha fatto nulla per cambiare le cose. Come può un Paese nel 2012 uscire dalla crisi
se non è in grado di conciliare lavoro,
salute e benessere economico per migliaia di famiglie? Occorre che debba intervenire la Magistratura
per mettere in moto un meccanismo che sostanzialmente dovrebbe dipendere da
scelte amministrative, politiche ed economiche? E si
potrebbe continuare con il caso Fincantieri, con il caso Fiat ecc. ecc. tutte
tematiche impopolari, sempre rimandate per anni e mai affrontate dai vari
politici / ministri competenti (?) che
ora, in periodo di crisi vengono a galla nella loro drammaticità perché coinvolgono
centinaia di migliaia di persone che rischiano di perdere il lavoro. Queste
tematiche sembrano figlie della crisi, ma in realtà sono figlie della non
gestione, della dolosa dimenticanza di chi doveva pensare al futuro (nostro) e
invece ha pensato al futuro proprio o della propria corrente politica o del
proprio partito o semplicemente non ci ha pensato perché non era in grado di
farlo e occupava un posto da ministro a sua insaputa.
L’Italia non ha bisogno del sostegno morale dei tedeschi,
come ha dichiarato il Premier Monti in una recente intervista, l’Italia ha
urgente bisogno che noi italiani, cattolici e laici, ricominciamo seriamente in
prima persona a riappropriarci dell’ambito politico per troppo tempo delegato ai
professionisti della politica che si sono rivelati nella gestione della res
publica peggiori dei “tecnici” che ora sono al Governo. Quello che serve è un ritorno all’impegno
civile e politico di persone che abbiano qualcosa da dire sul futuro nostro e
dei nostri figli, che abbiano una visione e un ideale da proporre e da
condividere con altri e come sfondo del loro agire il Bene Comune del Paese e
non di casa propria, sia essa in Italia o a Monte Carlo.
Chi è fedele nel poco, è fedele anche nel molto; e chi è
disonesto nel poco, è disonesto anche nel molto scrive l’evangelista Luca nel
suo Vangelo. Dobbiamo incominciare da
noi stessi, dalle piccole cose che sono vicine a noi e che possiamo cambiare,
impegnandoci in prima persona. Solo così, cambiando noi, cambieremo il nostro
Bel Paese e tutti insieme usciremo dalla crisi.
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