Il termine Ferragosto deriva dal latino Feriae
Augusti = riposo di Agosto e fu coniato nel 18 a.c. quando Cesare Augusto, il
primo imperatore romano, istituì un intero mese di feste come dono personale al
popolo romano: Agosto, dal suo nome. L’anno civile per i romani iniziava
a marzo e le feste di Augusto furono chiamare feriae Augusti per
festeggiare la fine dei principali lavori agricoli.
Nell’occasione, i lavoratori porgevano auguri ai padroni delle terre, ottenendo in cambio una mancia.
La ricorrenza si collega anche con i Consualia, il periodo di festa e riposo che nell’antica Roma si dedicava al dio Conso, protettore dell’agricoltura. In seguito, sulla festività romana i cristiani collocarono la festa in onore di Maria, la madre di Gesù. Questa festa è tra le più antiche del mondo cristiano. Si celebra almeno da 1500 anni e se ne ha memoria fin dal secolo V in Oriente e dal secolo VII in Occidente. È la festa del trionfo di Maria che la liturgia ci presenta con le parole dell’Apocalisse: “Un segno grandioso apparve nel cielo: una donna vestita di sole, con la luna sotto i suoi piedi e sul suo capo una corona di dodici stelle”
Nell’occasione, i lavoratori porgevano auguri ai padroni delle terre, ottenendo in cambio una mancia.
La ricorrenza si collega anche con i Consualia, il periodo di festa e riposo che nell’antica Roma si dedicava al dio Conso, protettore dell’agricoltura. In seguito, sulla festività romana i cristiani collocarono la festa in onore di Maria, la madre di Gesù. Questa festa è tra le più antiche del mondo cristiano. Si celebra almeno da 1500 anni e se ne ha memoria fin dal secolo V in Oriente e dal secolo VII in Occidente. È la festa del trionfo di Maria che la liturgia ci presenta con le parole dell’Apocalisse: “Un segno grandioso apparve nel cielo: una donna vestita di sole, con la luna sotto i suoi piedi e sul suo capo una corona di dodici stelle”
E dopo il Ferragosto che
auguriamo di trascorrere il più serenamente possibile, invitiamo gli amici
lettori a recarsi per qualche giorno a Rimini per visitare il Meeting per l’Amicizia tra i popoli che
lì si tiene dal 19 al 25 agosto. E’ una settimana intensa, ricca di incontri
culturali e di mostre da vivere in compagnia di se stessi o degli amici, dipende
dai gusti. Di seguito riportiamo una breve introduzione al tema del Meeting
ripreso dal sito internet istituzionale:
“La frase che dà il
titolo alla XXXIII edizione del Meeting è tratta dal primo capitolo de Il
senso religioso di don Giussani: «La natura dell’uomo è rapporto con
l’infinito».
Nell’esperienza quotidiana, infatti, l’uomo si scopre costituito da esigenze (di verità, di giustizia, di felicità e amore) che non sono appagate da risposte parziali. Come Benedetto XVI ha ricordato recentemente, in occasione del viaggio apostolico in Messico e nella Repubblica di Cuba: «L’uomo ha bisogno dell’infinito».
Il Meeting intende documentare l’esperienza di tale rapporto imprescindibile attraverso incontri, mostre e spettacoli.
Tante sono oggi le problematiche che il titolo del Meeting vuole illuminare: dal tema del diritto in tutte le sue varie accezioni alle questioni poste dalla ricerca scientifica, fino alla sfida del cambiamento imposta dalla crisi alla vita della gente e delle nazioni.
Se l’uomo è rapporto con l’infinito, solo tale rapporto può fondare adeguatamente i diritti di ogni persona e di ogni popolo, ponendo i termini di una organizzazione sociale e civile libera e dignitosa. Così come ogni indagine scientifica sull’uomo, sulla sua struttura biologica e neurologica, non potrà prescindere dal riconoscimento di un rapporto ultimo e misterioso da cui l’uomo è definito e che lo rende “indisponibile” a qualunque manipolazione.
La questione del rapporto con l’infinito è questione antropologica, definisce appunto l’uomo in quanto tale, ne individua la natura religiosa come tensione continua verso un “oltre” che sottende ogni movimento umano.
Proprio tale natura, unità profonda di cuore e ragione - come ancora Benedetto XVI affermava nel viaggio messicano -, essendo comune a tutti gli uomini, consente l’esperienza dell’incontro tra persone di fede e cultura diverse, come anche quest’anno il Meeting desidera documentare.
Solo l’esperienza vissuta di tale rapporto, infatti, crea uomini certi della propria identità e liberi nel riconoscere quella altrui, capaci di costruire insieme e di prendere iniziativa nella cultura, nell’economia e nella politica per un bene comune.
C’è un’attesa che vorremmo condividere con tutti coloro che già stanno collaborando alla realizzazione del Meeting e con tutti coloro che vi parteciperanno: che possa essere per ciascuno l’occasione per incontrare persone ed esperienze capaci di risuscitare il desiderio e la consapevolezza del proprio rapporto con l’infinito.”
Nell’esperienza quotidiana, infatti, l’uomo si scopre costituito da esigenze (di verità, di giustizia, di felicità e amore) che non sono appagate da risposte parziali. Come Benedetto XVI ha ricordato recentemente, in occasione del viaggio apostolico in Messico e nella Repubblica di Cuba: «L’uomo ha bisogno dell’infinito».
Il Meeting intende documentare l’esperienza di tale rapporto imprescindibile attraverso incontri, mostre e spettacoli.
Tante sono oggi le problematiche che il titolo del Meeting vuole illuminare: dal tema del diritto in tutte le sue varie accezioni alle questioni poste dalla ricerca scientifica, fino alla sfida del cambiamento imposta dalla crisi alla vita della gente e delle nazioni.
Se l’uomo è rapporto con l’infinito, solo tale rapporto può fondare adeguatamente i diritti di ogni persona e di ogni popolo, ponendo i termini di una organizzazione sociale e civile libera e dignitosa. Così come ogni indagine scientifica sull’uomo, sulla sua struttura biologica e neurologica, non potrà prescindere dal riconoscimento di un rapporto ultimo e misterioso da cui l’uomo è definito e che lo rende “indisponibile” a qualunque manipolazione.
La questione del rapporto con l’infinito è questione antropologica, definisce appunto l’uomo in quanto tale, ne individua la natura religiosa come tensione continua verso un “oltre” che sottende ogni movimento umano.
Proprio tale natura, unità profonda di cuore e ragione - come ancora Benedetto XVI affermava nel viaggio messicano -, essendo comune a tutti gli uomini, consente l’esperienza dell’incontro tra persone di fede e cultura diverse, come anche quest’anno il Meeting desidera documentare.
Solo l’esperienza vissuta di tale rapporto, infatti, crea uomini certi della propria identità e liberi nel riconoscere quella altrui, capaci di costruire insieme e di prendere iniziativa nella cultura, nell’economia e nella politica per un bene comune.
C’è un’attesa che vorremmo condividere con tutti coloro che già stanno collaborando alla realizzazione del Meeting e con tutti coloro che vi parteciperanno: che possa essere per ciascuno l’occasione per incontrare persone ed esperienze capaci di risuscitare il desiderio e la consapevolezza del proprio rapporto con l’infinito.”
Vi aspetto al Meeting, non resterete delusi!
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