L'Adorazione dei Magi di Paolo Veronese |
Da alcuni anni sempre più spesso ci imbattiamo nel termine
influencer. Il Corriere della Sera di oggi, domenica 3 febbraio, vi dedica
addirittura una pagina intera, la numero 19, a firma di Candida Morvillo.
Ma chi
è un influencer e, soprattutto, di cosa si occupa?
Il termine si trova di solito abbinato alla parola marketing
(influencer marketing) e viene utilizzato nel mondo dei social network
(Facebook, YouTube, Instagram ecc.).
Si può definire un influencer un utente di questi social
(quindi una qualsiasi persona che abbia aperto un proprio profilo utente su uno
di questi social) che pubblichi tramite di essi, foto, video o altri generi di
contenuti (qualche frase o commento, possibilmente di senso compiuto). Il quid
in più che deve possedere un influencer, rispetto ad un comune utente, consiste
però nella sua capacità di “influenzare” altri utenti (definiti in gergo social
i propri follower – seguaci).
Questo è il vero “potere” che definisce e detiene un
influencer: condizionare le scelte dei propri seguaci. A fare cosa? Beh, qui
entra in gioco l’altra parola abbinata a influencer: marketing. Le definizioni
di marketing sono molteplici, ma tutte hanno a che fare con la parola vendita.
Allora possiamo dire in estrema sintesi che l’influencer ha il potere (o si
presume che abbia, o ritiene di avere, a seconda dei casi) di orientare i
consumi dei suoi seguaci.
Rimane però ancora un aspetto da valutare, per comprendere
appieno il ruolo dell’influencer. Per essere veramente tale, l’utente influencer
deve essere ritenuto dai suoi seguaci “affidabile” e “credibile”. E come si
diventa affidabili o credibili nel mondo dei social? Dipende dal numero di seguaci
che si riesce a tenere legati al proprio profilo: per darvi un’idea, alcuni
influencer italiani hanno 16 milioni di follower (Chiara Ferragni) e 11,5
milioni (Gianluca Vacchi). Più seguaci, più credibilità, più affidabilità, più
guadagno.
Eh sì, perché i maggiori influencer, anche solo per
pubblicare una foto, un commento, un video di alcuni minuti dove compaiono con
qualche oggetto o con qualche vestito addosso, ricevono un mucchio di soldi.
Quanto vale il lavoro sui social? I prezzi di mercato possono oscillare tra un
minimo e un massimo, e dipende da quale influencer lo pubblica e su quale
canale. Un post su YouTube può andare da 10.000 a 250.000 euro; un post su
Facebook da 5.000 a 150.000 euro; un post su Instagram da 5.000 a 100.000 euro.
I prezzi chiaramente si riferiscono a top influencer con milioni di seguaci in
giro per il mondo, ma comunque rende l’idea del giro d’affari che
potenzialmente si può generare con i canali social.
Di cosa si occupano gli influencer? Gli argomenti sono
certamente di spessore e per tutti i gusti: in rete si trovano travel
influencer che si occupano di viaggi, fashion influencer che sviluppano, seguono
e anticipano la moda, poi vi sono i fitness influencer che possono spaziare dal
campo degli integratori alimentari all’abbigliamento sportivo. Infine, i food
influencer vi permettono di conoscere i piatti più caratteristici di tutto il
mondo. Da poco si sta sviluppando una nuova categoria di influencer, i book
influencer: persone che postano su Instagram una foto con una copertina, oppure
un video dove presentano o commentano un libro e si auto definiscono influencer
culturali.
Personalmente, ho avuto la fortuna di vivere la mia gioventù in un tempo in
cui avevo come influencer culturale la “terza pagina” del Corriere e le persone
che mi hanno “influenzato” si chiamavano Afeltra, Biagi, Fallaci, Montanelli,
Pasolini, Pivano solo per citarne alcuni e in ordine alfabetico.
Intendiamoci, non ho nulla contro le persone che, sfruttando
la tecnologia ora disponibile, i social media, pensano di essersi inventate
questo lavoro. Mi domando solo: ma i milioni di follower che seguono attraverso
i social quello che pubblicano giornalmente questi influencer che cosa cercano
in questi contatti? Perché ogni giorno si collegano a questo o quel social per
vedere la foto o il video postato da tizia o caio? Qual è il desiderio che li
tiene collegati: è semplice curiosità o c’è dell’altro?
Nel paragrafo precedente ho scritto “pensano di essersi
inventate un lavoro”, perché recentemente sono stato al Museo Diocesano di
Milano e ho avuto la fortuna di ammirare il capolavoro del pittore Paolo
Veronese, l’Adorazione dei Magi, “traslocato” in quella sede per le festività
natalizie, per gentile concessione della Chiesa di Santa Corona a Vicenza, dove
di solito è collocato.
Veronese dipinge l’opera nel 1573, quando ha 45 anni. È nel
pieno della sua attività artistica, è affermato e riconosciuto affidabile e credibile
come pittore. Riceve da un importante e ricco signore della sua città, Vicenza,
una somma per dipingere un’opera che dovrà rendergli onore e garantire fama nel
tempo.
E il genio di Paolo Veronese ci propone l’Adorazione dei
Magi dove i mantelli indossati dai tre maghi raffigurano le stoffe preziose, prodotte dal ricco committente dell’opera, che trova posto anche lui
nella parte sinistra del dipinto. La finezza della pennellata del pittore rende alla
perfezione la qualità e il colore delle stoffe tessute e vendute in tutte le
corti d’Europa dal committente che si assicura in questo modo la massima forma di pubblicità consentita alla sua epoca.
Paolo Veronese si può quindi definire un
influencer ante litteram.
Passati i secoli, e perso il valore delle informazioni di
marketing sull’attività tessile e commerciale del committente del quadro, cosa ci resta? Per fortuna, ci rimane l’opera straordinaria di Paolo Veronese; anche se non tutti conoscono la storia del dipinto, non importa poi molto: per l'Adorazione dei magi ci sarà sempre un posto nei libri di storia dell’arte.
Ma tra cinquecento anni, che cosa verrà ricordato degli
influencer dei primi anni del XXI secolo?
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