Tutti gli esseri umani che popolano questa terra, noi
compresi, se riflettono un secondo, quello che in ultima analisi fanno ogni
giorno, con più o meno consapevolezza, è imparare
ad amare e prepararsi a morire.
Appare evidente che la prima delle due attività è molto più
interessante e stimolante della seconda che anzi si cerca di dimenticare e di nascondere
nel fondo della coscienza: rimane comunque un passaggio obbligato per tutti, ma
passaggio per dove?
La settimana che inizia quest’oggi ci condurrà, Domenica
prossima alla Pasqua.
Pasqua significa liberazione, passare oltre. Agli Ebrei ricorda l’Angelo sterminatore che
uccise gli Egiziani e risparmiò gli Ebrei in fuga dall’Egitto. A noi cristiani
la Pasqua ricorda il passaggio da questa vita alla terra promessa, dal centuplo
quaggiù al paradiso.
Il paradiso rimane per noi cristiani la meta promessa. E’ Cristo
stesso che ci parla del paradiso ma, attenzione, ne parla solo sulla Croce, nella
desolazione del Calvario, non prima. Non esiste un passo dei Vangeli dove Gesù
parla del destino che attende l’uomo dopo la morte, il paradiso, prima del
momento in cui stava per essere crocifisso. Ci aiuta a riflettere su questo
tema l’ultimo saggio del filosofo francese Fabrice Hadjadj, Il paradiso alla
porta, pubblicato in Italia da Lindau di Torino.
Riportiamo un passo
del Vangelo di Luca 23, 32-43: Venivano condotti insieme con lui anche due
malfattori per essere giustiziati. Quando giunsero al luogo detto Cranio, là
crocifissero lui e i due malfattori, uno a destra e l’altro a sinistra. […] Uno
dei malfattori appesi alla croce lo insultava: “non sei tu il Cristo? Salva te
stesso e anche noi!” Ma l’altro lo rimproverava: “Neanche tu hai timore di Dio
e sei dannato alla stessa pena? Noi giustamente, perché riceviamo il giusto per
le nostre azioni, egli invece non ha fatto nulla di male”. E aggiunse: “Gesù
ricordati di me quando entrerai nel tuo regno”.
Gli rispose: “ In verità ti dico, oggi sarai con me nel paradiso”.
Scrive Hadjadj nel suo saggio: “così il paradiso non appare
né come una grande luce impersonale, né come un faccia a faccia privato. Si
manifesta in un incontro, nella relazione tra un Io e un Tu ben definiti,
relazione che cerca in modo esemplare di fare entrare anche il terzo in
un’intimità simile. “Gesù ricordati di me… Oggi Tu sarai con Me in paradiso”.
Tu e io, io e tu, ecco ciò che introduce al Cielo, ma a condizione che anche
gli altri vi siano chiamati (Neanche tu hai timore di Dio?) Niente paradiso senza
ricordo del Signore e attenzione verso i criminali. “(pag. 226 – 227)
Ecco quindi che per prepararsi a morire, occorre imparare ad
amare le persone e tutto quanto ci
circonda, il creato nel suo complesso.
Non è un compito semplice, non è un lavoro che si esaurisce,
prosegue sino all’ultimo respiro che il Signore ci concede, ma è l’unica strada
che abbiamo da percorrere, e questo vale per tutti gli esseri umani che
popolano questa terra, noi compresi.
Un augurio di Buona Pasqua a tutti i lettori di Aldebaran, a
quelli in cammino e a quelli che stanno cercando ancora la strada che porta al
paradiso.
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