Caravaggio, La vocazione di San Matteo |
Ci sono parole al giorno d’oggi il cui significato risulta di difficile comprensione o forse, meglio, non si comprendono più in quanto vengono percepite come legate ad un tempo passato, superato dagli avvenimenti, dalla storia, dal tempo appunto; risultano in sostanza fuori moda.
Una di queste parole è la parola certezza.
Mentre anche solo un secolo fa la parola certezza appariva come fonte positiva, costitutiva dell’agire umano (se non eri certo di qualcosa, come potevi muoverti?) oggi la stessa viene vista come fonte di chiusura, di immobilismo. La certezza viene vista come un minerale, un fossile. Una persona certa non si mette in discussione, non dialoga, rimane immobile. La certezza fa paura, è fuori moda.
Le ideologie del XX secolo hanno prodotto la distruzione della libertà individuale e di quella collettiva di interi popoli.
Quindi oggi l’uomo certo ci appare irrigidito nel suo orgoglio e nella sua intolleranza, come un uomo morto.
E’ vero, viviamo nell’epoca delle incertezze. Questa è una certezza!
Siamo nell’epoca del relativismo. Ma la certezza è inevitabile, l’abbiamo appena letto. Senza un minimo di certezza, non possiamo vivere. Non possiamo alzarci alla mattina e fare un passo. Quando parliamo di certezza dal punto di vista esistenziale, la parola certezza non va associata ad un minerale, statico, ma piuttosto alla possibilità del movimento, ad un cammino.
Quello che blocca il cammino, la vita, non è la certezza, ma il dubbio. Un uomo che dubiti della solidità di un ponte non lo attraverserà mai, starà fermo a guardarlo. I teorici dello scetticismo, sono sempre conformisti nella vita pratica. Non cambiano nulla. E’ solo la certezza che mette in movimento.
Ma chi ci garantisce che la certezza non riproduca i disastri prodotti dal nazismo e dal comunismo nel XX secolo? La vera certezza non può fondarsi su un sentimento interiore, soggettivo o collettivo che sia. Perché dopo un po’, il sentimento muterebbe e non sarebbe più certo, ma diventerebbe incerto.
Il nostro tempo, il tempo moderno, è il tempo del crollo del progressismo, della morte dell’umanesimo. Se fino a pochi decenni fa si affermava Dio è morto, oggi possiamo affermare l’Uomo è morto. La parola moderno significa recente, dei nostri giorni.
La rottura del legame con il passato, con la tradizione di un tempo, ha ridotto il tempo moderno al culto del recente, alla moda. La moda che va continuamente fuori moda. Nella moda non c’è veramente nulla di nuovo. La moda è il culto di ciò che sarà antiquato e fuori moda tra dodici mesi.
Chi di noi possiede oggi un iPhone6 è di moda, tra dodici mesi, quando uscirà l’iPhone7, sarà fuori moda.
Ma c’è ancora qualcosa, esiste oggi un’inevitabile certezza moderna cui l’uomo del nostro tempo e quello di domani potranno guardare e abbracciare per vivere e che non andrà fuori moda?
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