Anche quest’anno si è concluso l’esame di maturità per gli studenti italiani. D’accordo, da alcuni anni si chiama Esame di Stato, ma la morale è sempre quella: un ciclo di studi e di vita si chiude e se ne apre uno nuovo: per alcuni lavorativo, per altri l’inizio di un nuovo ciclo di studi, più specialistico, universitario.
Quello della scelta dell’università è un problema che attanaglia il cuore e la mente di molti giovani in queste settimane. Per chi non ha la fortuna di avere le idee chiare ed ha già deciso che cosa farà da grande (lavoro permettendo) si aprono sentieri ampi come autostrade che portano in direzioni opposte.
Purtroppo, stante il perdurare della crisi economica che non accenna a concludersi, una scelta di vita a diciotto / diciannove anni è ancora più complicata soprattutto per chi decide di continuare gli studi.
Mi iscrivo oggi a medicina, ma tra dieci anni chi mi dice se ci sarà bisogno di medici oppure i laureati in medicina saranno in soprannumero rispetto ai posti disponibili? Mi iscrivo a ingegneria meccanica, ma tra cinque anni ci sarà un’azienda italiana che avrà bisogno di un nuovo ingegnere da inserire nel proprio organico?
Questo ragionamento, cari maturati del 2014, è sbagliato! Non bisogna pensare al lavoro di domani, perché tanto oggi nessuno è in grado nemmeno di prevedere come andrà l’economia italiana da qui a Natale, figuriamoci immaginare come sarà il mondo del lavoro e delle professioni tra cinque o dieci anni!
Che la vostra scelta universitaria sia una scelta dettata dalla passione per quella materia in particolare che avete scoperto negli anni delle scuole superiori. Sono l’amore e la passione che muovono il mondo, anche quello del lavoro! Se vi siete appassionati alla storia, studiatela senza pensare all’occupazione di domani. Se non troverete lavoro come storico in Italia, lo troverete in un altro Paese del mondo.
Perché questa, cari ragazzi, è l’unica certezza che voi avete mentre pensate al vostro futuro: voi siete una generazione che avrà come confine il mondo intero. Il vostro lavoro futuro, la vostra vita personale potrà svolgersi in Italia come in Europa o in qualsiasi altra parte del mondo.
Questo fatto può essere visto da alcuni come il frutto della crisi che ha investito fortemente la nostra economia e quindi come un aspetto negativo, come un ritorno ai secoli scorsi quando gli italiani erano costretti ad emigrare per trovare un lavoro.
Ma se ci pensiamo bene non è così: gli italiani che emigravano nell’Ottocento erano poveri contadini o figli dei primi operai che volevano tentare la sorte e cercare fortuna nel nuovo mondo. Erano quasi tutti analfabeti e senza istruzione, i lavori che andavano a svolgere nei Paesi stranieri erano inizialmente umili e non certamente prestigiosi.
Voi giovani italiani del 2014, che tra cinque anni deciderete di accettare una proposta di lavoro all’estero, sarete brillanti laureati, parlerete almeno la lingua inglese come l’italiano e andrete a svolgere professioni autorevoli.
Quindi, giovani maturati, impegnatevi nello studio scegliendo una facoltà che gratifichi il vostro desiderio di conoscere la materia che più amate e studiate le lingue straniere, indispensabili per essere cittadini del mondo e vedrete che il futuro, nonostante tutto, vi sorriderà.
In bocca al lupo!
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