Ancora una manciata di giorni e poi anche il 2013 sarà consegnato alla storia.
Non che sarà ricordato come un anno strepitoso, questo 2013, almeno dagli italiani. La crisi economica non ha mollato la presa, anzi. La disoccupazione è aumentata, le aziende, piccole, medie e grandi fanno fatica a mantenere la competitività sui mercati, vessate da costi interni al nostro sistema Paese che ne impediscono la concorrenza con le altre aziende europee e mondiali.
Politicamente, archiviato il governo dei tecnici che ha deluso la maggioranza degli italiani, il 2013 ci ha proposto un governo di larghe intese, di unità nazionale si sarebbe detto una volta, per affrontare uniti le grandi sfide che ci attendono. E poi l’uscita dalla scena politica di Berlusconi e l’ultimo atto del “Porcellum” che di fatto obbligherà finalmente il Parlamento, non delegittimato di diritto, ma sicuramente da un punto di vista politico, a por mano alla riforma della legge elettorale.
Eppure qualcosa di positivo questo 2013 lo lascerà nella politica italiana.
Primo: il movimento dei 5 stelle si è messo finalmente a nudo: entrando con numeri importanti nel Palazzo, ha rivelato tutta la sua debolezza e tutti i suoi limiti. Da forza che poteva essere propulsiva per un cambiamento reale della politica italiana, si è dimostrato essere ancora un movimento di persone politicamente immature, tradendo il desiderio di novità che aveva indotto gli italiani a votarlo.
Secondo: l’uscita dalla scena politica di Berlusconi ha portato nel centro destra italiano uno stravolgimento di alleanze e la nascita di formazioni politiche che potrebbero portare nel 2014, in occasione delle elezioni politiche per il Parlamento europeo, ad un inedito e vasto fronte anti euro.
Proprio il tema dell’euro è, a nostro giudizio, il nodo fondamentale da affrontare e da studiare per avere le idee chiare sulle politiche da attuare nei prossimi anni per uscire dalla crisi, in Italia, ma anche nel resto d’Europa. Senza timori reverenziali verso nessuno. Certamente questa non è l’Europa che moltissimi italiani avevano in mente trenta, venti e anche solo dieci anni fa. E del resto la situazione politica non è fluida solo in Italia, se è vero che anche nella grande Germania, dove si è votato per il rinnovo del Bundestag il 22 settembre, ad oggi la Cancelliera Merkel, esponente del partito di maggioranza relativa, non è stata ancora in grado di formare un Governo. Sintomo che la situazione politica non è difficile solo in Italia e gli interessi in gioco sono molteplici e divergenti un po’ ovunque.
Una considerazione la possiamo svolgere sull’azione del Presidente Napolitano, costretto suo malgrado dall’incapacità del Parlamento di trovargli un successore, ad un secondo mandato presidenziale. Se da un lato ha cercato di colmare, con il suo agire, le deficienze attuali della classe politica, dall’altro con l’esperienza del Governo Monti prima e del Governo Letta poi, non ha convinto fino in fondo gli italiani sulle scelte effettuate. Ad uscirne ridimensionata è stata proprio la figura del Presidente della Repubblica e difficile sarà per Napolitano recuperare quella credibilità di cui godeva presso gli italiani ad inizio anno.
E infine Matteo Renzi, classe 1975, il nuovo politico che avanza, il sindaco di Firenze che finalmente ha conquistato a suon di preferenze, la segreteria del Partito Democratico. Saprà mantenere le promesse fatte in campagna elettorale (quella interna al PD) senza spaccare il partito? Lo scopriremo nel corso del 2014.
Per ora assistiamo ad un auspicato rinnovamento anagrafico di una parte della classe politica italiana: oltre a Renzi infatti anche la Lega Nord ha eletto il suo nuovo segretario, Matteo Salvini , classe 1973 e il Nuovo Centro Destra, che non ha aderito a Forza Italia, ha come suo leader Angelino Alfano, classe 1970.
A questo punto speriamo che il 2014 sia veramente un anno di svolta per la politica italiana e che i nuovi attori siano all’altezza delle aspettative. Lo meritiamo noi, lo merita l’Italia.
Matteo Renzi |
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