La politica si fa con i numeri. Questa sera, per commentare i risultati delle elezioni amministrative italiane di questo maggio 2012 ( V anno di crisi) userò una sola percentuale: il 60% degli aventi diritto al voto non si sono recati alle urne. Significa che sei italiani su dieci hanno ritenuto di non avere una motivazione valida per esprimere il proprio voto in elezioni amministrative, dove di solito è più forte l’interesse e il legame che unisce il cittadino al proprio territorio. Proviamo ad immaginare quale sarà l’affluenza alle urne per le elezioni politiche in prospettiva tra un anno? A meno che… a meno che i leaders dei partiti politici non aprano gli occhi in zona cesarini e in questi pochi mesi che mancano alla prossima campagna elettorale non facciano tre cose.
Primo: cambiare la legge elettorale e permettere ai cittadini di scegliere con la preferenza il proprio candidato, il quale sarebbe auspicabile non abbia alcun tipo di pendenze in corso con la giustizia (qui si fa appello al senso dello Stato dei partiti politici).
Secondo: ridurre il numero dei parlamentari da eleggere ampliando l’estensione territoriale dei collegi elettorali. E’ una riforma costituzionale che abbiamo visto questo Parlamento riesce a fare benissimo se vuole (vedasi inserimento del pareggio di bilancio nella Carta Costituzionale votato in aprile).
Terzo: dalle prossime elezioni politiche ridurre il rimborso elettorale, collegandolo sia alle spese effettivamente sostenute dai partiti e sia in misura proporzionale al numero dei voti ottenuti, fissando però un tetto massimo ai rimborsi. Il resto è auto finanziamento non a carico delle casse pubbliche. Le spese poi dovranno essere verificate da un organismo al di sopra di ogni sospetto (es. la Corte dei Conti).
Chiedere di più, visti i tempi stretti, a questo Parlamento di “prescelti”, francamente sarebbe irrealistico. Ma tant’è, se i nostri rappresentanti riuscissero almeno a portare a termine queste tre piccole grandi riforme, forse potrebbero recuperare il legame con gli elettori che sono stati a guardare in questa tornata elettorale. Il leader PDL Alfano ha dichiarato che gli italiani aspettano una nuova offerta politica: verissimo. Allora perché non provare ad offrirla loro portando avanti queste tre riforme, finchè c’è il tempo per parlarne e discuterne con gli altri leaders politici? Perché una cosa è certa: se ciò non venisse fatto, tutti i partiti sarebbero travolti dal voto politico, sia che si voti in autunno sia che si voti la prossima primavera. E allora forse si aprirebbero scenari del tutto imprevedibili…
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